L’Opera di Lione, si sa, è il secondo centro lirico per importanza in Francia dopo Parigi, dotata di un teatro moderno, di piccole dimensioni, che fa della programmazione innovativa una sua peculiarità.
In linea con questo suo tratto distintivo, il Festival lirico di quest’anno Vies et destins, che si tiene come di consuetudine da metà marzo agli inizi di aprile, ha presentato al suo pubblico una vera rarità, l’Enchanteresse di di Pëtr Il'ič Čajkovskij, al suo debutto sulle scene francesi a più di centotrent’anni dalla sua composizione e Didon et Énée, remebered, un’interessante sperimentazione che vede affiancarsi alla musica di Purcell delle variazioni in stile jazz.
Anche sul piano registico non ci si fa mancare nulla, dalla lettura onirica che dell’Enchanteresse dà il regista ucraino Andriy Zholdak, già al centro dell’attenzione di molta stampa mondiale, al teatro quasi sperimentale proposto da David Marton per la messa in scena di Didon et Énée, remebered.
Un ambiente gradevole quello di Lione in cui la città sembra partecipare con entusiasmo all’attività del proprio teatro e a quella del suo direttore Serge Dorny. Un viaggio interessante dunque in terra d’oltralpe ove ancora si osa sperimentare, innovare e cercare di rendere il mondo della lirica un corpo vivo e in crescita.
a cura di Simone Manfredini