In occasione del150esimo anniversario della nascita si desidera ricordare il celebre soprano Rosa Storchio (in arte Rosina, Venezia, 19 gennaio 1872-Roma, 24 luglio 1945) per l'importante contributo dato all’affermazione del dramma musicale moderno sulle scene italiane e per aver conseguito anche nel mondo intero grandi e clamorosi successi dimostrando di possedere lo spirito vero dell'artista. Leoncavallo, Puccini, Giordano e Mascagni le attestarono ripetutamente la loro stima affettuosa e costante riconoscendole una singolare intelligenza interpretativa e una voce intonatissima, calda e omogenea in tutta la gamma. I critici apprezzarono in lei anche la disinvoltura e l'eleganza con cui si muoveva in teatro, dove, come documentano le numerose fotografie e il ricordo della scrittrice amica Ada Negri, sapeva rivelare uno sguardo intenso e profondo. Era in grado di dare infatti il giusto valore espressivo ad ogni accento, ad ogni parola, ad ogni gesto anche apparentemente insignificante.
Era rimasto particolarmente colpito dal suo talento e dal suo fascino Giacomo Puccini, che l'aveva seguita scupolosamente fin dalle prime tappe della carriera apprezzando la quale raffinata e soavissima Manon (Massenet), graziosa Mimì (Leoncavallo) e grande specialista della Mignon di Thomas.
Ad esempio, fin dal 12 febbraio 1886 Puccini rivelò a Luigi Illica, riferendosi alla prima edizione romana di Bohème tenuta al Teatro Argentina:“Abbiamo trovato nella Storchio una Musetta numero uno!” (E. Gara, a c., Carteggi pucciniani, Milano, Ricordi, 1958, pp. 140-143, nn.156-157), giudizio confermato ad Alfredo Casella il 13 febbraio 1896riguardo le prove de La Bohème: “Ne abbiamo protestate 3! la quarta andrà benissimo- è la Storchio!” (G.Biagi Ravenni, D. Schickling, a c., G. Puccini. Epistolario, Firenze, Olschki, 2015, vol. I, n. 670). L'incondizionata ammirazione di Puccini si manifestò anche quando il 3 (aprile) 1902, dopo averla ascoltata alla Scala nell’Euryanthe di Weber, pensò a lei come l'interprete ideale diCio Cio San (Lettera, ca 4804, datata 3.1902, in Archivio Museo della Scala e Gara cit., n. 27, p. 220).
Gentile Signorina
lasci che le dica 1000 volte brava! Ier sera (l'avevo di già pensato) mi sono convinto che solo Ella potrà farmi la creazione di Butterfly che sto scrivendo. E col pensiero a Lei seguito con maggior entusiasmo nel mio lavoro!
Tanti saluti cordialissimi
dal suo aff e devoto
Giacomo Puccini
Prima di giungere alla composizione di questa opera, il compositore lucchese aveva già mirabilmente tratteggiato i profondi sentimenti delle donne innamorate delineando le peripezie di Manon, di Mimì, di Tosca eanche nella presentazione della sfortunata Cio Cio San riuscirà adesprimere la sua inquieta sensibilità e la sua raffinata grande arte musicale.
La prima assoluta si tenne alla Scala il 17 febbraio 1904, ma, come si evince dalle righe precedenti, la Storchio era stata designata interprete di Cio-Cio-San fin dal 1902, quando era all’apice della carriera. Durante le prove Puccini confidò il 24 gennaio 1904 a Luigi Illica che soltanto Rosina si era rivelata - ottimissima - e pochi giorni dopo gli riconfermò che “la Storchio era proprio quella che ci voleva” (Madama Butterfly, fonti e documenti della genesi, a c. di A. Groos e V. Bernardoni, G. Biagi Ravenni, D. Schickling,Lucca, Centro studi G. Puccini, M. Pacini Fazzi 2005, pp. 411- 12). Il Maestro intensificò la corrispondenza con il soprano veneziano in vista della prima assoluta di Madama Butterfly; avendo appreso che era ammalata, nel febbraio 1904 (non è indicato il giorno!), le scrisse infatti per chiederle premurosamente notizie sulla sua salute (Lettera, ca 4807, Archivio Museo della Scala ed E. Gara cit., n. 347, p. 255 ).
Gentilissima Rosina Storchio - Teatro Scala -
Carissima Signorina
E così come va? È guarita? Io sono sempre a letto e penso alla mia Butterfly personificata in lei, gentilissima donnina - come vanno le prove? Gradirei vederla - se può in qualche ora passi da me - gliene sarò gratissimo.
Tutti i saluti
Aff.mo GPuccini
Via Verdi 4
Il giorno della prima dell’opera alla Scala (interpreti: Giuseppina Giaconia; Giovanni Zenatello, Giuseppe De Luca, Gaetano Pini Corsi, direttore Cleofonte Campanini), il celebre compositore sollecitamente le indirizzò di nuovo una lettera, firmata anche dai librettisti Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, per dichiararle che, per far vincere la sua Butterfly,confidava nell’arte profonda e squisita di Rosina (Archivio Museo Teatrale alla Scala, senza data, ca 4807 e Gara cit., n. 348, p. 256).
A Rosina Storchio
Via Cesare Beccaria 3
Milano
Cara Butterfly
Noi saremo costretti a farvi morire in scena, ma voi coll'arte profonda e squisita farete vincere l'opera nostra.
Giacomo Puccini
Giuseppe Giacosa
L. Illica
La stessa sera dellaprima la deliziosa artistaricevette un biglietto firmato soltanto da Puccini, che desiderava inviarle parole di buon augurio (lettera del 17 febbraio 1904, Archivio Museo Teatrale alla Scala, ca 4806 ed E. Gara cit., n. 349, p. 256):
Cara Rosina
É inutile il mio augurio! É così vera, delicata, impressionante la sua grande arte che certo il pubblico ne sarà soggiogato! E io, spero, per mezzo suo correre alla vittoria! A stasera dunque con animo sicuro con tanto affetto, carissima,
tutto suo
Giacomo Puccini
17 febbraio 1904
Dopo la caduta disastrosa di questa opera la Storchio, anche se aveva saputo impersonare con particolare grazia e talento la piccola Cio cio san, si sentì molto umiliata e volle allora congedarsi per qualche tempo dal personaggio della geisha; a nulla valsero l’affetto e la stima a lei testimoniate dallo stesso compositore e dall’editore Ricordi, che aveva pubblicato in “Musica e musicisti” del marzo 1904 venti pose fotografiche della cantante nei panni di Cio-Cio-San. Neppure la consolarono i giudizi lusinghieri della critica; ad esempio, Achille Tedeschi su “L’Illustrazione italiana” l'aveva definita somma attrice e cantante in ogni sfumatura. Rosina tornerà ad interpretare Butterfly soltanto nel luglio del 1904, a Buenos Aires, dove ritornerà ogni estate sino al 1906.
Temendo che “l’appassionata piccina” lo volesse lasciare, il 22 febbraio 1904 il celebre Maestro le aveva riscritto sollecitamente lodandone “l’intelligenza così fine e delicata” (G. Adami, a c., Giacomo Puccini. Epistolario, Mondadori, Milano 1928, p. 154 e Archivio Museo Teatrale alla Scala, ca 5477 e E. Gara cit., n. 353, p. 261):
A Rosina Storchio, Via Cesare Beccaria, 3 Milano
Mia cara Rosina
Eccovi la fotografia che vi dovevo. Scusate se non ve la mandai subito - non ne avevo più.
E così, la mia Butterfly la appassionata piccina, mi vuole lasciare? Mi sembra che andandovene, voi vi portiate via la parte migliore la più poetica del mio lavoro o per meglio esprimermi: penso che Butterfly senza Rosina Storchio diventi una cosa senza anima! Che peccato! Dopo tanta ansia, dopo tanto tesoro della vostra intelligenza così fine e delicata riceverne un compenso di brutalità! che vergogna, anche, ma confido che sarà presto cancellata questa orribile impressione dal nostro animo ed è perciò che mi stringo a voi fiducioso nell'avvenire.
Tutto vostro
GPuccini
P.S. Alla buona Suzuki un affettuoso saluto-quando la vedrete Milano 22.2.904
Il 25 marzo 1904 il compositore lucchese augurò di cuore a Rosina che la sua importante tournée in Argentina avesse un felicissimo esito, come si evince da queste parole piene di speranza (lettera 4808, Biblioteca L. Simoni, Museo Teatrale alla Scala, Milano ed E. Gara cit., p. 269. n. 368). Puccini è infatti fermamente convinto che “la sua Butterfly è viva e vera e presto risorgerà”, come confiderà il 27 febbraio al suo amico Don Pietro Panichelli.
Amata Rosina,
parto domani. volevo venire a salutarvi ma non ho potuto. Vi mando un milione di auguri per l'America. Dio voglia che vi troviate bene e ritorniate piena di gloria e di quattrini. Inutile vi dica che sono felice che Butterfly si faccia in America per voi e ho fede che avremo una rivincita.
Affettuosi saluti, dunque e a rivederci al ritorno vostro
GPuccini
Il 4 maggio 1904,come è confermato dal timbro postale, oltre che dall’indirizzo Buenos Aires, anche se il maestro scrive distrattamente 1905, Puccini indirizza a Rosina una missiva da Torre del Lago per essere documentato sulle prove che il soprano sta tenendo all'Opera di Buenos Aires in preparazione della stagione teatrale (G. Adami, a c., Giacomo Puccini. Epistolario cit., p. 99, ca 4805a e b, Biblioteca L. Simoni, Museo Teatrale alla Scala e Gara cit., p.273).
A Rosina Storchio Teatro dell'Opera Buenos Aires
Cara Rosina parto oggi di qui per Brescia! Che Dio me la mandi buona. Io penso tanto a voi ! vi rivedo sempre nei graziosi atteggiamenti sotto le vesti di Butterfly! e riodo la dolce vocina che tanto arriva all'anima! Forse a quest'ora sarete alle prove costì! come vorrei esservi vicino.
E come vanno le…. vostre cose? - Scrivetemi un rigo a Milano dandomi notizie vostre.
affettuosi saluti e tutto quello che di buono posso desiderarvi
vostro aff
GPuccini
Nel frattempo il celebre compositore lucchese, che aveva apportato all'opera Madama Butterfly accurate modifiche per renderla più agile ed equilibrata, conseguirà una splendida rivincita al Teatro Grande di Brescia il 28 maggio 1904, come figura nella “Sentinella bresciana” del 29 maggio: “Puccini non poteva desiderare più splendida rivincita”. Riguardo l'interprete di Cio cio san egli aveva confidato al signor Giulio Ricordi che, assistendo alle prove, non gli era sfuggito che il soprano Salomea Krusceniski, pur essendo “ottima nella voce, certo ha meno espressione della Storchietta” (Lettera senza data in G. Adami, a c., Giacomo Puccini. Epistolario, Mondadori, Milano 1928, p.156).
A Buenos Aires il 2 luglio 1904 ebbe invero luogo la prima rappresentazione argentina di Madama Butterfly al Teatro de L'Opera dove Rosina, diretta dal grande Toscanini ed affiancata da Annetta Torretta, Edoardo Garbin, Pasquale Amato, Augusto Nannetti e Remo Ercolani, conseguì un notevole caldo successo, come riportarono i giornali del tempo. Le liete previsioni di Puccini sul successo della Butterfly a Buenos Aires si erano così avverate, come si deduce dalla lettera indirizzatagli il 4 luglio 1904 da Tito II Ricordi, che riporta alcune recensioni tratte dai giornali locali (Archivio Storico Ricordi, lettera inviata da Milano, n. 385).Il 29 luglio il celebre compositore lucchese da Torre del Lago confermò la bella notizia a Pietro Sormani, che si trovava a Montevideo: “E la nostra brava Storchio sento che s'è fatta tanto onore. Quanto n'ho piacere per lei. Salutamela” (Gara cit., lettera n. 390, p. 280).
Invitato dal giornale locale “La Prensa”, Puccini partirà per l'Argentina il 1° giugno 1905, in compagnia della moglie Elvira, con la nave Savoia e il 23 giugno raggiungerà Buenos Aires dove sarà accolto festosamente dal popolo e, in particolare, dagli immigrati italiani; il giorno successivo, precisamente il 24 giugno, informa Giulio Ricordi del suo arrivo e di come è stato magnificamente accolto ovunque, anche in teatro, come si evince anche dall'articolo pubblicato il 26 giugno 1905 da “La Patria degli Italiani”: “Non è facile descrivere le feste che Buenos Aires più colta, più bella, più signorile, tutta convenuta nella smagliante sala dell'Opera fece ieri sera al Maestro italiano del suo cuore, a Giacomo Puccini”. Inoltre, il maestro confida a Giulio Ricordi che il Festival pucciniano, che si sta tenendo al Teatro dell'Opera,va “benone” e, nonostante la Storchio sia stata ammalata di bronchite, “ha cantato 3 Butterfly con grande esito” (G. Pintorno, Puccini: 276 lettere inedite, Nuove Edizioni, Milano, 1974, n. 110, p. 121). Tra i viaggi compiuti da Puccini, quello in Argentina riveste un'importanza particolare sia per la durata del soggiorno, dal 23 giugno all'8 agosto, sia per il carattere di Festival che il Teatro de la Opera aveva voluto dare alla stagione e pure per il lauto compenso che gli assegnò “La Prensa”. Egli si fermerà a Buenos Aires per quarantasette giorni ed assisterà all'esecuzione di cinque delle sue dodici opere, precisamente: Edgar, Manon Lescaut, La bohème, Tosca e Madama Butterfly con i migliori cast di quel tempo e sotto la direzione del maestro Leopoldo Mugnone.
Il 18 luglio 1905 Puccini invitò Rosina a raggiungerlo per “parlare un po' tranquillamente”probabilmente in previsione della rappresentazione di Madama Butterfly proprio quella sera al Teatrode la Ópera (Archivio Museo Teatrale alla Scala, lettera n. 4811, senza luogo e E. Gara cit., p. 296, n. 425).
Cara Rosina
mi date proprio un dispiacere. Il tragitto è così corto dall'albergo vostro a qui!
Venite fatemi questa grazia. Sarò così contento di avervi vicina e di parlare un po' tranquillamente insieme. Vi aspetto dunque - senza etichetta venite come state per casa.
vostro aff Puccini
Il 19 luglio 1905, dopo la rappresentazione di Madama Butterfly, la stampa definì la Storchio una protagonista ideale perché “con la sua grande suggestiva arte interpretativa incantò l'uditorio”.
Puccini, pochi giorni prima della sua partenza da Buenos Aires, il 4 agosto scrisse una lettera a Rosina perchè desiderava stare un poco in sua compagnia (Archivio Museo Teatrale alla Scala, ca 4812, 4813 b, senza luogo).
4. ag: 905
Cara Rosina vorreste favorirci domattina alle 12 a colazione. Io sono vicino alla partenza e desidererei stare un po' insieme. Venite dandomi il piacere della vostra presenza.
affettuoso saluto
da GPuccini
Una riconferma della stima di Puccini nei confronti di Rosina si evince anche da una missiva indirizzatele alcuni anni dopo, il19 gennaio 1910, per complimentarsi del clamoroso successo conseguito alla Scala in Sonnambula (su carta intestata Via Verdi, 4, Milano, in Biblioteca L. Simoni, Museo Teatrale alla Scala, senza luogo, ca 4813 a e b).
Sig. Rosina Storchio, Via Gioberti, 2 Milano
Cara Rosina
Brava, brava! Godo del vostro grande successo
aff saluti
Gpuccini 19.1.10
Poche le incisioni effettuate tra il 1904 e il 1905 dalla Storchio, che, avendo scelto un repertorio piuttosto vasto e ben distinti registri stilistici, si preservò dall’identificazione assoluta con una sola tipologia vocale e ancor più con un solo personaggio, nonostante la fama della sua Butterfly.
Nel dicembre 1923, con alcune recite di Butterfly al Liceu di Barcellona, Rosina diede l'addio alle scene, a soli 51 anni, ma non rimpianse gli splendori della vita teatrale; si ritirò in poche stanze a Milano dove si dedicò talora all'insegnamento e a compiere opere di misericordia, passando molte ore in raccolta solitudine. Nel silenzio della preghiera finalmente riuscì a raggiungere la serenità e la pace cui il suo cuore ambiva e “la sua voce, sempre di un timbro e di un'intensità che va dritto al cuore” (Ada Negri, Di giorno in giorno, Milano 1932) si udiva soltanto in chiesa in occasione di qualche cerimonia solenne e religiosa, come per le celebrazioni del settimo centenario della nascita di S. Francesco ad Assisi nell’ottobre 1926.
Roberta Paganelli