L’impero russo rappresentò per lungo tempo una sorta di pianeta alieno, ma divenne magneticamente attraente per i grandi cantanti occidentali, i quali a decine affrontarono anche più volte il viaggio, all’epoca molto disagiato, pur di esibirsi sul palcoscenico dei teatri di San Pietroburgo e di Mosca.Il mitico tenore Angelo Masini (Forlì 1844-ivi 1926), uno degli ultimi grandi rappresentanti della scuola romantica, era divenuto un'autentica celebrità proprio in Russia dove si era esibito per molti anni conseguendo successi strepitosi. Nella stagione 1876-77 egli era stato infatti scritturato per cantare al Teatro Imperiale di San Pietroburgo, dove grande era l’amore per l’arte lirica italiana; fu confermato fino al 1881-’82 per sei anni consecutivi. Ritornò poi a cantare in Russia dal 1888 sino al 1905 (con un’assenza limitata solo al 1894 e al 1904) preferendo esibirsi in questa terra lontana dove era idolatrato ed accolto con infiniti onori e splendidi doni da parte del pubblico e dello stesso Zar. Alcuni di questi regalidi inestimabile valoresono visibili presso la sala Masini del “Museo Romagnolo del Teatro” di Forlì.
Ancora oggi studiosi e melomani si chiedono se esistano incisioni del mio celebre concittadino, motivati dalla curiosità di ascoltare quella voce paradisiaca, decantata a lungo e, non a torto, da critici e biografi per la mirabile bellezza e dolcezza del timbro e la morbidezza dell’emissione, che gli fece conquistare la denominazione di "tenore angelico", "usignolo del mondo", "tenore paradisiaco".
Recuperare notizie innovative ed inedite, però, non si è rivelato per nulla facile proprio perché si è dovuto prendere atto della segretezza dei russi; il mistero e l'impenetrabilità di quanto accadeva e continua ad accadere, anche se in misura minore, nel loro sterminato territorio, son cose divenute proverbiali. Basta leggere il libro Viaggio di un poeta in Russia di Vincenzo Cardarelli, ma anche vedere il capolavoro cinematografico Il compagno don Camillo per avere un'idea assai vicina al vero. Più raro però fu il fenomeno inverso; basta ricordare che in Russia era attivo uno dei più grandi tenori di tutti i tempi, Ivan Kozlovsky(1900-1993), probabilmente ultimo depositario di un'eco degli stili vocali di Marconi, Stagno, Masini: ebbene, di lui, in Europa, non si conosceva nemmeno il nome.
Diversamente da quanto si pensasse, pare invece che Angelo Masini abbia registrato la sua voce su cilindri di cera proprio a S. Pietroburgo, come si evince dalla documentazione fatta tradurre dal cirillico; infatti le sue incisioni erano ascoltate alla radio anche da una grande attrice russa, Vera Arkad’evna Michurina-Samojlova (1866-1948), discendente della famosa ed importante famiglia di attrici Samojlovy, che per cinquant’anni interpretò parti così importanti da essere riconosciuta nel 1939 artista nazionale e da vincere un Premio di Stato nel 1943. Racconta invero nelle sue “Memorie” (Polveka na scene Aleksandrinskogo teatra, L. Gos. Akad. Teatr dramy, 1935):
Quando vado a casa stanca e desidero riposare prima di uno spettacolo, mi stendo e accendo la radio. Il canto e la musica alla radio mi trasmettono la giusta dose di concentrazione e relax. A questo riguardo mi aiutano molto le incisioni al grammofono di Sobinov, della Nezhdanova, di Masini, di Battistini.
Si ritiene che, dovendo per la sua attività professionale tenere sempre esercitata la memoria, non poteva essere incorsa in errore. Il fatto che Masini abbia inciso cilindri e non dischi piatti circolari non fa difficoltà, in quanto già all'epoca dei 78 giri furono messe a punto tecniche per il riversamento dei cilindri in dischi piatti a 78 giri, come si fece, ad esempio, per i cilindri Mapleson. A suffragare queste notizie sorprendenti c'è un frammento del Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945, scritto dallo studioso Antonio Mambelli (Forlì 1890-ivi 1976), la cui testimonianza probabilmente risale allo stesso Masini: «Pur avendo cantato per il fonografo, al fine di compiacere il maestro Rubinstein (il celebre pianista e compositore Antonio Rubinstein, 1829-1894, NdR), i dischi a cilindro non avevano da essere riprodotti mai, ma conservati presso il Conservatorio di Pietroburgo, ove dovrebbero tuttora trovarsi». La si reputa un'informazione affidabile, perchè Mambelli si rivelò non solo uno straordinario cronista, ma pure un efficiente direttore della “Biblioteca A. Saffi“ di Forlì. Immagino che siano stati cilindri di cera, come quelli che Chaliapin registrò privatamente tra il 1897 e il 1901. Inoltre, se tali dischi venivano trasmessi in epoca radiofonica prima del 1935, anno di pubblicazione delle sue memorie, come attesta la Samojlova, è evidente che alcune copie erano uscite indenni dalla bufera rivoluzionaria, ormai lontana, ed erano custodite negli archivi della radio, ma forse non sono sopravvissute all'apocalisse della Seconda Guerra Mondiale. La ricerca,lunga e complessa, condotta presso gli archivi della Radio di Mosca, non ha dato però risultati positivi.
Un altro importante contributo per approfondire questo argomento, ci viene fornito dalla corrispondenza tenuta dall'attore e regista cinematografico Vladimir F. Striževskij (1892, Dnipro, Ucraina, 1970 o 1977 Los Angeles) con la traduttrice e mecenate Olga Resnevic Signorelli (1883-1973), che fu testimone di settant'anni di cultura italiana e russa. Nella lettera inviata da Hollywood nel luglio 1958, egli che negli Stati Uniti aveva assunto il nome di Vlad Strevy, le confida apertamente che un certo malessere nei confronti dell'ambiente hollywoodiano e soprattutto la viva nostalgia per l'Italia lo hanno portato a collezionare le voci dei più grandi artisti, tra cui F. Šaljapin, M. Battistini, E. Caruso ed altri. Poi le chiede un grande favore:
Purtroppo nella mia collezione mancano alcune voci rare; ad esempio, non possiedo né Eleonora Duse, né il famoso tenore Masini e molti altri. Ho appreso dalle persone che hanno ascoltato i loro dischi, che ci sono registrazioni delle loro voci, ma qua (negli Stati Uniti, ndr) non riesco a trovarle. Ed ecco che mi è venuta l'idea di rivolgermi a lei per colmare questa mia lacuna (E. Garetto e D. Rizzi, a c.,O. Signorelli e l'emigrazione russa: corrispondenze, Archivio russo-italiano IX, vol. 2, pp. 308-309).
Non ci è però dato sapere se effettivamente Olga Signorelli ebbe la possibilità di rintracciare e d'inviare in seguito a Strevy le registrazioni di Masini.
Dopo aver pubblicato queste interessanti documentazioni, ho proseguito con costanza le mie indagini, che ultimamente hanno portato alla luce altre notizie fornendo un quadro più completo ed attendibile, come si può leggere di seguito. Ad esempio, si apprende che numerosi furono i tentativi intrapresi per incidere la voce del tenore forlivese perchè egli, all'età di oltre 60 anni e dopo una carriera di quasi quarant'anni, conservava ancora un'assoluta padronanza del suo strumento ed era divenuto un Divo. Si era congedato invero dal mondo della lirica nel 1905 (dopo essersi esibito ne Il Barbiere di Siviglia al Teatro Sarah Bernhardt di Parigi a fianco del noto baritono Titta Ruffo) ed aveva acquisito immensa fama e vastissima popolarità. Masini ne era del tutto consapevole e pertanto, quando fu molto corteggiato, al fine di lasciare una traccia della sua voce, divenne assai pretenzioso, come si evince dalla corrispondenza di Alfred Michaëlis, l'agente milanese della “Gramophone Company” che scrive a W.B.Owen: “Questa mattina alle 11 Masini verrà qui” (Michael E. Henstock, London, Duckworth,1990, p.33). Infatti il 6 aprile 1903 Masini raggiunse veramente Milano per recarsi nella sede della “Gramophone Company” (Fondata nel Regno Unito, fu una delle prime compagnie di registrazione e divenne poi un'antenata dell'etichetta "His Master's Voice"), ma la sua richiesta dei diritti d'autore di £ 0,20 per ogni disco fu considerata veramente eccessiva, inaccettabile e le trattative si bloccarono; questo però non esclude la possibilità di una registrazione di prova. Nel libro di Henstock (Angelo Masini, “The Record Collector”, vol. 50/2, giugno 2005, p.163) si menziona pure che Masini sosteneva che gli erano stati offerti 50.000 rubli (L. 5.000) per ogni disco da registrare in Russia.
Dopo aver a lungo indagato sulla vita artistica e anche privata del celebre tenore forlivese, non mi sorprende affatto il suo comportamento molto strano e pretenzioso, perché egli, ben consapevole dell'immensa fama conquistata, pensava che gli fossero dovute mille attenzioni, come conferma un celebre impresario, il colonnello James Henry Mapleson (The Mapleson memoirs. The career of an operatic impresario 1858-1888, H. Rosenthal, Putnam, London, 1966). Masini, ad esempio, esigeva che al suo arrivo a Londra nel 1879 (per una una produzione del Faust di Gounod) lo accogliessero alla stazione ferroviaria con tutti gli onori, che gli concedessero la massima libertà nell'esecuzione dello spartito di alcune opere sino a permettergli di variare il testo più volte. Irrequieto, bizzarro, ribelle, trascurava talvolta anche il suo abbigliamento perché si presentava sulla scena spettinato e vestito in modo inadeguato come riferì il famoso basso F. Chaliapin (E. Gara, L’Angelo canoro dei due mondi, in Corriere della Sera,maggio 1962) e come testimonia il soprano torinese Anna Maria Pettigiani (1864-1954) nelle sue memorie: “Era un artista al di fuori, al di sopra delle regole, un po' zingaro, forse un po' pazzo”,perché non partecipava alle prove, facendola stare in pena, ma quando si esibì nell'Aida al suo fianco, “la sua voce era di una morbidezza ancora più vellutata e, per così dire, più intima e avvincente della stessa voce di Marconi; e questo strumento meraviglioso posto al servizio d'un temperamento d'artista squisito e d'un calore... romagnolo” (A. Formica, a c., Il sogno realizzato di Anna Maria Pettigiani, Otto anni tra le stelle, Reggio Calabria. Laruffa Editore, 2015, p. 72).
Tra le altre varie interessanti documentazioni rintracciate merita attenzione anche l'articolo di Will Crutchfield (Aramburo or... ?) pubblicato nel giugno 2018 da The Record Collector (pp.126-132); viene avanzata l'ipotesi che il tenore autore del "Niun mi tema" inciso come test pressing per la G&T, poi riversato da Edward J. Smith nel microsolco EJS 142 (1959), possa essere Aramburo (Erla, Saragozza, 1840-Montevideo 1912) o Angelo Masini.
Un'importante testimonianza ci viene inoltre fornita dal direttore d'orchestra Carlo Sabajno (Rosasco, Pavia, 1874-Milano 1938), che dapprima fu assistente di Toscanini durante il periodo di quest'ultimo come direttore principale a Torino, poi, nel 1904, fu assunto da Fred Gaisberg come direttore della casa italiana della “Gramophone Company”. Egli ricorda che una mattina del 1923 si era recato con il baritono Robert Burns Kelso, il baritono Ruggero Astillero ed Aristide de Comis (tenore?) a far visita al tenore in pensione Angelo Masini nella sua casa di Forlì in occasione del suo compleanno. Kelso lo ricordava come il suo 77esimo, ma se l'anno fosse corretto sarebbe stato il suo 79esimo. Vari veterani dell'opera erano riuniti intorno al tavolo e il discorso si indirizzò agli altri cantanti della giovinezza di Masini; in particolare, a un certo punto, alla domanda su chi dovesse essere considerato il più grande tenore spagnolo furono menzionati Gayarre e Viñas, così come i nuovi arrivati Lázaro e Fleta, ma Masini ed Astillero erano dell'opinione che il tenore che aveva veramente prodotto una grande impressione, era stato Aramburo, un nome che Kelso non aveva mai sentito. Sulla via del ritorno Kelso osservò che era un vero peccato che un tenore così eccelso non avesse mai registrato la sua voce. Sabajno rispose che sia Masini sia Aramburo lo avevano fatto, ma che i loro pressing tests erano rimasti inediti e che lo stesso Masini aveva rifiutato la loro diffusione (The Record Collector, Aramburo or... ?, cit. p. 129, libera traduzione dall'inglese). A questo punto si spera che Carlo Sabajno ricordasse fedelmente i fatti dato che la memoria non gli aveva giocato un brutto scherzo. In seguito, le registrazioni di Aramburo vennero recuperate.
Nella valutazione di questa e delle precedenti testimonianze non mi sono tuttavia dimenticata del rifiuto del tenore forlivese di accostarsi al fonografo, come non solo affermò Fred Gaisberg, pioniere dell’incisione fonografica della “Gramophone Company” nelle sue memorie: "Ha rinunciato a tutte le nostre lusinghe per registrare" (La musica e il disco, Milano, 1949, p. 112) ma anche lo stesso Masini in un'intervista rilasciata a Napoli il 20 marzo 1924, in tarda età, al Prof. Giuseppe Cavaciocchi, redattore del Messaggero di Roma al quale aveva rivelato che non si fidava di quei primitivi mezzi di riproduzione della voce. Bisogna tener conto però del carattere del celebre tenore, che amava immensamente la sua privacy, era assai diffidente e, in questo preciso caso, a mio parere, poco sincero. Inoltre, lo si ricorda introverso, riservatissimo, di così poche parole che il soprano Clara Kellog, pur avendo cantato con lui per un'intera stagione, non riusciva a rammentare il suono della sua voce (Memoirs of an American Prima Donna, New York, 1913).
Si può pertanto dedurre che gli studi intrapresi hanno aperto uno spiraglio di luce e di speranza sulle incisioni perché varie fonti, risalenti ad autori, anni e luoghi diversi, documentano che Angelo Masini ha probabilmente registrato la sua voce in Russia, quasi sicuramente per insistenza dell'amico Anton Rubinstein. Certo, reperire i cilindri di cera e i "riversamenti" in 78 giri diventa oggi un'impresa quasi impossibile non solo perché sono trascorsi oltre 120 anni, ma pure perché non si può contare sulla collaborazione dei russi, molto carente.
Roberta Paganelli