Amleto | Samuele Simoncini |
Il Re | Damiano Salerno |
Polonio | Francesco Leone |
Orazio | Alessandro Abis |
Marcello | Davide Procaccini |
Laerte | Saverio Fiore |
Ofelia | Eleonora Bellocci |
Gertrude | Marta Torbidoni |
Lo Spettro | Abramo Rosalen |
Un Araldo | Enrico Zara |
Re di Gonzaga | Francesco Pittari |
La Regina | Marianna Mappa |
Luciano | Nicolò Rigano |
Un Sacerdote | Maurizio Pantò |
Primo Becchino | Valentino Perera |
Direttore | Giuseppe Grazioli |
Regia | Paolo Valerio |
Scene e projection disign | Ezio Antonelli |
Costumi | Silvia Bonetti |
Luci | Claudio Schmid |
Maestro del Coro | Roberto Gabbiani |
Orchestra Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona |
Che l’idea di riproporre al pubblico veronese dopo centocinquant’anni di oblio l’Amleto di Franco Faccio, rappresentato l’ultima volta al Teatro alla Scala di Milano nel 1871, a seguito del più fortunato debutto a Genova nel 1865, sia stata davvero felice lo provano il grande interesse suscitato nel mondo della critica, ma ancor più il successo di pubblico, il quale, nonostante l’arditezza della proposta, ha riempito la sala del teatro, palesando grande entusiasmo per la novità.
Siamo di fronte a una partitura che negli intenti del duo Faccio/Boito doveva apparire piena di ardore, quasi eversiva, rivoluzionaria, fortemente influenzata dal movimento della Scapigliatura cui entrambi aderivano. Il risultato che si presenta oggi ai nostri occhi sia a livello musicale sia per quanto attiene il libretto è quello di un’opera che, con l’esplicita intenzione di andare oltre Verdi, incappa in alcune esuberanti ingenuità, pur offrendo anche interessanti squarci di autentico lirismo come, per citare un esempio soltanto, il momento della morte di Ofelia.
Davvero di alto livello le scelte operate per questo allestimento dal Teatro Filarmonico, a partire dalla direzione di Giuseppe Grazioli che ha saputo infondere la giusta eleganza esecutiva alla partitura arricchendola di molti chiaroscuri, in linea anche con le scelte registiche di Paolo Valerio che, al netto forse di qualche momento di eccessiva staticità, hanno tentato di nobilitare il più possibile la vicenda.
Sulla prima dello spettacolo è già comparsa su questo portale una esaustiva recensione cui chi scrive intende fare riferimento, soffermandosi esclusivamente sulle novità relative al cast del 27 ottobre che ha visto Samuele Simoncini vestire i panni di Amleto e Eleonora Bellocci quelli di Ofelia con una bella conferma di successo personale per entrambi.
Samuele Simoncini, per l’appunto nel ruolo eponimo, non teme l’ardita tessitura della sua partitura e tratteggia con rara capacità interpretativa un eroe dilaniato, dicotomico e ai limiti del nevrotico. Notevoli le qualità di interprete drammatico spinto che si avvale di una voce omogenea, solida nello squillo e ben calibrata nella zona del passaggio.
Eterea l’Ofelia di Eleonora Bellocci che fa della dolcezza scaturita da una candida ingenuità la sua cifra interpretativa. La voce è pulita, l’emissione tecnicamente irreprensibile; splendido l’afflato interpretativo con cui affronta il momento drammatico della pazzia dal quale ben emergono tutti i punti di contatto con l’episodio ben più celebre della Lucia donizettiana.
Uno spettacolo dunque in cui tutti gli elementi, ben orchestrati nel loro complesso, paiono funzionare perfettamente e che, ci auguriamo, potrebbe portare fortuna ad un’opera che, a causa di un clamoroso caso di “autocensura” da parte degli autori, ha poi finito per cadere nel dimenticatoio.
La recensione si riferisce allo spettacolo di venerdì 27 ottobre 2023.
Simone Manfredini