Floria Tosca | Elena Stikhina |
Mario Cavaradossi | Jonas Kaufmann |
Barone Scarpia | Ludovic Tézier |
Cesare Angelotti | Gabriele Sagona |
Sagrestano | Giulio Mastrototaro |
Spoletta | Carlo Bosi |
Sciarrone | Nicolò Ceriani |
Un carceriere | Carlo Striuli |
Un pastore | Erika Zaha |
Direttore | Daniel Oren |
Regie, scene, costumi e luci | Hugo De Ana |
Maestro del Coro | Roberto Gabbiani |
Maestro del Coro di voci bianche | Paolo Facincani |
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona | |
Coro di voci bianche A.LI.VE. |
Negli ultimi anni le presenze dei "divi" a Verona si sono fatte tutt'altro che rare: i recenti cartelloni hanno visto il debutto areniano di artisti del calibro di Elina Garanča (Carmen nel 2022), Juan Diego Flórez (Duca di Mantova e un gala nel 2023) Asmik Grigorian (Cio-Cio-San nello stesso anno), mentre Anna Netrebko e Jonas Kaufmann sono ormai divenuti delle costanti dei festival estivi a partire rispettivamente dal 2019 e dal 2021.
Se da una parte l'operazione ha il pregio di rinfocolare l'interesse del pubblico, dall'altra evidenzia un limite innegabile: queste "beneficiate", come venivano chiamate una volta, vengono montate su con un numero di prove musicali e registiche esiguo per il calibro dei nomi in cartellone. Gli artisti scritturati ripropongono in scena la propria personale interpretazione del personaggio che a volte non collima né con la lettura del direttore né con le linee guida dell'allestimento: ciò è stato maggiormente evidente nell'ultima recita in cartellone di Tosca, dove i tre solisti principali hanno manifestato una recitazione molto sommaria, dei movimenti goffi e impacciati e delle costruzioni dei personaggi poco approfondite. Se non altro, musicalmente parlando le cose sono andate molto meglio: rispetto al debutto della produzione, Daniel Oren si è dimostrato più attento al dialogo col palcoscenico e alle necessità dei cantanti, per quanto anche in questo caso la sua direzione sia stata improntata ancora una volta a un'eccessiva dilatazione di tempi e a dinamiche fin troppo sfumate.
Il principale motivo d'interesse della serata era Jonas Kaufmann nei panni del pittore Cavaradossi, ruolo da lui interpretato plurime volte. Sebbene anche in quest'occasione non gli sia mancato il successo personale, la sua performance ha manifestato i segni generali della stanchezza vocale che ha inficiato le sue recenti apparizioni ne La Gioconda a Salisburgo e Napoli: i passaggi di registro si sono fatti meno fluidi, il timbro appare inaridito e si evidenziano qua e là dei lievi difetti d'intonazione (e anche di memoria: stava per attaccare "E lucevan le stelle" qualche battuta prima). Il tenore tedesco sopperisce a questi limiti mediante melliflue ed efficaci mezzevoci, impiegate abilmente nei duetti con l'amata, e con uno squillo che non ha perso né di smalto né di volume.
Anch'esso diventato una presenza costante degli ultimi festival areniani, Ludovic Tézier nel ruolo di Scarpia si rivela sì incisivo e graffiante come cantante ma assai poco misurato come attore, tratteggiando un personaggio più caricaturale che machiavellico.
Venendo alla protagonista, la Tosca di Elena Stikhina gioca più sulla difensiva, rivelandosi un po' carente sul lato interpretativo e mancando di evidenziare i tormenti della donna, ma la sua interpretazione passa tutt'altro che inosservata grazie al bellissimo timbro della voce, davvero ben proiettata, e all'attenta cura per il fraseggio con cui cesella i duetti con Mario.
Immutato lo stuolo di comprimari, così come immutate sono le buone impressioni destate nelle occasioni delle recite dell'edizione in corso e dello scorso anno.
Pubblico attento e prodigo di applausi specialmente verso il tenore, ma non sono mancati calorosi apprezzamenti anche al baritono e, soprattutto, alla festeggiatissima primadonna.
La recensione si riferisce alla recita di venerdì 30 agosto 2024.
Martino Pinali