Canto | Maria Marone |
Neapolis Ensemble | |
***** | |
Direttore | Manfred Cordes |
Weser-Renaissance Bremen | |
***** | |
Soprano | Julla von Landsberg |
Baritono | Dietrich Henschel |
Attore e regia | Adrian Schvarzstein |
Acrobata | Didac Cano |
Direttori | Lucia Frolhofer & Michael Hell |
Neue Hofkapelle Graz | |
***** | |
Pulcinella | Bruno Leone |
Canto | Gianluca Fusco |
Le Guarattelle di Pulcinella | |
***** | |
Pace e Partenope , cantata per lo scioglimento del Sangue di San Gennaro a due voci e strumenti | |
Soprano | Leslie Visco |
Contralto | MartaFumagalli |
Direttore | Antonio Florio |
Cappella Neapolitana |
Il concerto di apertura del Festival Oudemuziek è, per tradizione, una festa che si svolge in più luoghi e che coinvolge molti artisti di ensemble diversi. Se poi c’è di mezzo Napoli tutto si amplifica. Questa Passeggiata Napoletana di esordio si è svolta all’interno del Tivoli, un modernissimo (2014) edificio che contiene cinque sale disposte su nove piani, con vertiginose scale mobili di raccordo e aperture improvvise sulla città attraverso grandi vetrate. In circa due ore e mezzo, spostandoci da un luogo all’altro, abbiamo assistito ad una rappresentazione dell’idea di Napoli comme ‘a gente vulìsse ca’ fosse nell’immaginario collettivo.
Iniziamo nel foyer del quinto piano, accolti con grandi guantiere di sfogliatelle di prima categoria, per lo spettacolo Le Guarattelle di Pulcinella, con Bruno Leone burattinaio e Gianluca Fusco, voce e chitarra. Quest’ultimo, cantante di giacca moderato e moderno, interpreta con inattaccabile pertinenza stilistica, pur rinunciando ai vibrati e portamenti di tradizione, canzoni meravigliose come Michelemmà e La Palummella, interrotto dalla voce stridula di Pulcinella che sbuca fuori da una tenda consunta a dire la sua, con e senza un cagnaccio che si prende gioco di lui.
In seconda battuta Pandora, una sala di proiezione tutta nera, ospita Maria Marone, in rosso geranio, accompagnata dal Neapolis Ensemble. Insieme producono una versione fiammeggiante di Lo guarracino, tarantella incalzante tutta basata sulla furiosa velocità delle parole disposte in versi geniali, da far impallidire qualunque rapper. Maria Marone, con la sua voce di contralto naturale cui una leggera velatura conferisce fascino e sensualità, sfodera quei particolari fraseggi ed accenti, modellati sul dialetto, che rendono irripetibili certe interpretazione dei classici napoletani.
Con un po’ di dispiacere lasciamo Pandora, avremmo ascoltato volentieri qualcos’altro, richiamati all’ordine dalla nostra guida, un volontario olandese molto alto, e per questo ben visibile, bardato con la maglia numero 10 di Maradona, la sciarpa e la bandiera (tutto ufficiale) del Napoli Calcio che ci ingiunge di seguirli al sesto piano. Qui siamo accolti da un bicchierino di limoncello e da una compagnia di giro in Ape Car. Siamo un po’ sgomenti, risultano provenire dall’Austria e si chiamano Neue Hofkapelle Graz. In un’atmosfera da Sorrento anni Cinquanta con gioco delle carte, catini di zinco, venditrici di erbe e venditori abusivi di orologi ci vengono anticipati alcuni momenti dell’opera Il Ciarlatano (musiche di Pergolesi) messo in scena da questo abborracciato Teatro della Baldracca. A un duetto tra Tracollo (Dietrich Henschel) e Livietta (Julia von Landesberg) fa seguito la più spettacolare e inconcepibile cover della Follia di Spagna per ensemble barocco e giocoliere al diabolo (Didac Cano). Il diabolo è quella specie di clessidra con cui i circensi cinesi, che l’hanno inventato, fanno qualsiasi evoluzione usando una corda manovrata da due bacchette di legno. Didac Cano ha seguito perfettamente a ritmo la sua Follia, con gag veramente esilaranti. Mi ero seduta con poche speranze (austriaci a Napoli?), ne sono uscita veramente divertita assieme al pubblico, entusiasta, tutti convinti ad andare a vedere l’intera opera che girerà per le strade di Utrecht.
Napoli non è solo una città pop, come tutte le “città-mondo” è piena di sfaccettature, contrasti, sorprese, tutto e il contrario di tutto. Così ci siamo accomodati nell’Hertz, una sala di circa 500 posti al settimo piano, un cuore di legno prezioso in cui si tengono i concerti più intimi, con piccoli ensemble. E qui è comparsa per la prima volta l’anima colta, aristocratica e cosmopolita di Napoli, con due madrigali di Giovanni De Macque (1560-1614), compositore francese poi italianizzato, della cerchia di Carlo Gesualdo da Venosa. Il coro Weser-Renaissace Bremen diretto da Manfred Cordes li ha interpretati con stile asciutto e con quella esattezza di intonazione che permette di cogliere le dissonanze che ne costituiscono il fulcro.
La Grote Zaal, sala strutturata con il palcoscenico in posizione quasi centrale circondato su quattro lati dalle gradinate, contiene più di 1700 persone. Qui abbiamo assistito all’ultimo atto della festa, un’invocazione apotropaica a San Gennaro con la Cantata Pace e Partenope di Cristofaro Caresana (1640-1709), veneziano di nascita e napoletano di scuola e carriera. Antonio Florio ha diretto la Cappella Neapolitana con garbo e leggerezza. Leslie Visco, soprano napoletano, in perfetto aplomb stilistico e ammirevole pronuncia ha interpretato la Pace, preoccupata di non trovare mai un luogo sicuro in cui riposare. Sarà Partenope, il contralto Marta Fumagalli dalla bella voce scura e corposa, a convincerla che Napoli potrà custodirla, in virtù del sangue di San Gennaro che conserva in un prezioso scrigno. L’accordo, siglato a suon di trombe, conclude la festa tra i calici di vino offerti dall’organizzazione. Ora tocca a Napoli ricambiare l’amore che quassù al nord le viene dimostrato in tutti i modi.
La recensione si riferisce allo spettacolo del 23 agosto 2019.
Daniela Goldoni