Gioachino Rossini | Sinfonia da La gazza ladra |
Vincenzo Bellini | Sinfonia da Norma |
Gaetano Donizetti | Sinfonia da Don Pasquale |
Giuseppe Verdi | Sinfonia da Luisa Miller |
Petr Ilic Ciaikovskij |
Danza della Fata confetto, da Lo schiaccianoci |
Johann Strauss | Ouverture di Der Zigeunerbaron. Ouverture Die Fledermaus, Unter Donner unt Blitz, Kaiser-Valzer |
Direttore | Paolo Longo |
Orchestra del Teatro Verdi di Trieste |
Il Teatro Verdi di Trieste, lodevolmente, sta cercando di ripartire tra le difficoltà che tutti conosciamo.
La scelta del programma dei concerti è improntata alla varietà di stili e anche, almeno sino a oggi, a una consolidata popolarità delle pagine musicali proposte.
Nel secondo appuntamento della stagione estiva siamo stati accompagnati lungo un percorso che ha abbracciato settant’anni di musica, dal Rossini della Gazza ladra all’Ouverture di Der Zigeunerbaron di Johann Strauss Jr.
Come nella precedente occasione, sul podio dell’Orchestra del Verdi, sembrata anche oggi in ottima forma, c’era Paolo Longo.
Da profano, credo che per un direttore sia problematico riuscire a rendere con proprietà stilistica due sinfonie affatto diverse come quelle di Norma e Don Pasquale, interpretate una dopo l’altra: nella prima prevale la rigorosa e severa scansione ritmica che prelude a un dramma da tragedia greca, nell’altra la spumeggiante e soffice leggerezza appena screziata di languorosa malinconia che anticipa una vicenda amorosa tipica dell’opera buffa. Potrei fare altri esempi, basta leggere la locandina.
La direzione di Paolo Longo si caratterizza per il gesto asciutto, che poco o nulla concede al pubblico, e al contempo per l’espressività che riesce a ottenere dall’orchestra. Detto con altre parole, il direttore si pone al servizio della musica, circostanza che – in un mondo in cui apparire a tutti i costi sembra essere una priorità - è tutt’altro che scontata.
Gradevolissima anche la parte dedicata all’operetta – genere musicale che a Trieste continua a essere rimpianto con calde lacrime – tutta imperniata, con l’eccezione di un Čajcovskij, sul repertorio di Johann Strauss.
E così, cullati dolcemente tra le suggestioni dei ritmi ternari dei valzer viennesi, si è giunti alla fine.
L’Orchestra del Verdi è stata brillante in tutte le sezioni e gli spettatori, distanziati dalle cogenti norme anti Covid-19, si sono virtualmente avvicinati in lunghi applausi.
La recensione si riferisce al concerto del 28 giugno 2020.
Paolo Bullo