Il Conte di Walter | Andrea Comelli |
Rodolfo | Luciano Ganci |
Federica | Olesya Petrova |
Wurm | In-Sung Sim |
Miller | Ilya Silchukov |
Luisa | Saioa Hernàndez |
Laura | Yumeji Matsufuji |
Un contadino | Motoharu Takei |
Regia, scene, costumi e luci | Denis Krief |
Maestro del coro | Fulvio Fogliazza |
Direttore | Myron Michailidis |
Orchestra e coro della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi di Trieste” |
La partenza di Gustavo Porta dopo la prima di venerdì scorso ha costretto il Teatro Verdi a convocare in extremis un altro tenore per la Luisa Miller, in scena a Trieste fino al 12 marzo. Il fatto che quel tenore fosse Luciano Ganci giustifica senz'altro questa breve recensione aggiuntiva.
Ganci ha esordito domenica, quella di martedì sera era la sua seconda recita: all'interno di uno spettacolo molto debole (vedi qui la recensione), ma che da un punto di vista vocale qualche sorpresa la riservava. Appunto, Ganci era, per chi ama le voci italiane, la nuova attrattiva dello spettacolo. Non era la prima volta per lui a Trieste: qui fece L'amico Fritz, qui esordì nel Corsaro. E l'impressione su questo tenore di ancora giovane carriera fu in quelle occasioni la medesima di questa volta, il che è un bene e un male insieme. Un bene perché, rispetto ai puri mezzi vocali, si tratta di una delle voci italiane più interessanti in attività: tenore lirico di razza, Ganci possiede la pasta e lo smalto che forse nessun tenore italiano oggi può offrire. Talento naturale, dotato di un passaggio timbrato e ricco, Ganci offre nel suo canto sprazzi dell'idea platonica del tenore, un vero “tenore italiano” del Rosenkavalier. L'interprete è stato spesso convincente, nel fraseggio e nella recitazione che pure in parte deve avere improvvisato.
Ma potrebbe Ganci cantare la parte del Cavaliere della Rosa? No, o almeno non oggi. Se i pregi, infatti, sono quelli detti, già molto notevoli qualche anno fa, i limiti a loro volta non sono cambiati. La sorprendente facilità di emissione spinge Ganci a godere di quella sezione vocale in cui nulla per lui è “da fare”, tutto è natura. Le note di passaggio gli sono così congeniali che lì tutta l'energia si consuma, senza badare troppo a ciò che segue. Per questo talvolta le frasi più elaborate cadono un po' nel nulla – quelle frasi discendenti che si chiudono nel registro centrale, precario se non sostenuto da un fiato vigoroso. Per questo, soprattutto, il la naturale è l'ultima nota serena di Ganci, che nella Luisa deve avventurarsi solo di rado nel registro acuto ma che, in quelle poche occasioni, mostra appunto i suoi limiti. Troppo larghe sono le note precedenti perché l'emissione di un si bemolle abbia il sostegno sufficiente, così Ganci è costretto a spingere proprio nel punto in cui la sua dotatissima voce potrebbe cominciare a farci sentire la sua preziosità. “Pensa piccolo”, diceva Pavarotti che di Ganci è un sicuro modello vocale: pensa piccolo per poi allargare sopra. Ganci pensa grande nel passaggio, e un la sembra un do. Per un do non c'è più lo spazio.
Tutto qui. Non è problema piccolo, certo, e l'amarezza è tanto maggiore in quanto, a sentire qualche frase, viene una gran voglia di sentire un Edgardo o un Rodolfo che, sistemato ciò che va sistemato, sarebbero di prima se non primissima classe.
Nel cast di martedì era presente anche Ilya Silchukov nelle vesti di Miller, al posto di Filippo Polinelli che ha cantato solo nelle prime due repliche. Di bella presenza scenica, Silchukov ha cominciato la sua serata con qualche incertezza e soffrendo alquanto di un volume piuttosto limitato (ma la scenografia e l'orchestra non agevolavano di certa la sua proiezione vocale). Nel corso dello spettacolo, però, si è potuto apprezzare la tecnica pregevole e la qualità interpretativa del baritono, dal fraseggio attento e sottile, forse adatto, anche per il tipo di vocalità, al Lied piuttosto che all'opera. Insomma, alla fine della serata Olesya Petrova manda tutti a scuola con una qualità timbrica, un controllo dei registri e un'omogeneità di fraseggio davvero pregevoli. Successo finale per la coppia Petrova-Ganci in un teatro discretamente affollato.
La recensione si riferisce alla recita del 6 Marzo 2016
Lorenzo De Vecchi