Tamino | Andrew Hyun Jung Kim |
Papageno | Rodion Pogosov |
Pamina | Aitana Sanz |
Königin der Nacht | Maria Sardaryan |
Sarastro | Jerzy Butryn |
Papagena | Anna Battaglia-Vedovato |
Monostatos | Marcello Nardis |
Sprecher e Erster Priester | Alessandro Ravasio |
Zweiter Priester | Ling Nie |
Erste Dame | Vittoria Brugnolo |
Zweite Dame | Daiana Aksamit |
Dritte Dame | Eleonora Filipponi |
Erster Geharnischter | Ling Nie |
Zweiter Geharnischter | Federico Fabris Abbiati |
Drei Knaben | Eva Lammar Cadete, Selene Pozzerle, Bianca Tessitore |
Direttore | Giuliano Carella |
Regia, scene e costumi | Paolo Giani Cei |
Mestro del Coro | Paolo Facincani |
Orchestra di Padova e del Veneto | |
Coro Lirico Giovanile A.LI.VE. di Verona |
Die Zauberflöte, capolavoro immortale di Mozart, è tornato sulle scene trevigiane dopo ben 16 anni con una nuova produzione, frutto della collaborazione tra il Comune di Treviso – Teatro Mario Del Monaco, il Comune di Padova e il Comune di Rovigo. La produzione ha visto sul palco diversi giovani interpreti vincitori del Concorso Internazionale per Cantanti Lirici Toti Dal Monte, a testimonianza del grande impegno nel promuovere talenti emergenti. Lo spettacolo ha registrato il tutto esaurito anche nella terza recita, dimostrando l’entusiasmo del pubblico per il ritorno di questo capolavoro nel repertorio trevigiano.
Paolo Giani Cei ha concepito una scenografia maestosa ma essenziale, con un grande tempio egizio a dominare la scena. Sei colonne imponenti, tre per lato, sorreggevano la struttura scenica, con iscrizioni che contrapponevano concetti come "Lavoro" e "Arte", richiamando il tema centrale della Zauberflöte: i dualismi di oppressione e libertà, tenebre e luce, passato e futuro. Il mondo iniziale, dominato dalla Regina della Notte, è stato raffigurato come un universo oscuro e oppresso in cui schiavi in Lederhosen muovevano blocchi di granito che creavano pedane e spunti di arredamento. Questa idea, con l'eccezione dell'uso di alcune gabbie e abuso di fruste, non è stata ulteriormente approfondita nella narrazione, lasciando incompiuto il potenziale simbolico di questo mondo nella visione registica. In netto contrasto, il regno di Sarastro e dei suoi sacerdoti era illuminato da un’argentea luminosità, con costumi futuristici che ricordavano suggestioni aliene e rimandi al mondo di Stargate. Il finale ha visto l’alba del sole – simbolizzata dal Sonnenkreis (cerchio solare) racchiuso in un triangolo – scacciare le tenebre, rappresentando la vittoria della luce e del progresso. Un buon uso delle luci e della geometria scenica ha aggiunto forza a questo momento di risoluzione.
Giuliano Carella ha diretto l’Orchestra di Padova e del Veneto con qualche lentezza iniziale nella sinfonia, ma ha poi accompagnato in modo discreto e preciso l’intero corso dell’opera.
Andrew Hyun Jung Kim (Tamino) ha portato in scena un giovane eroe sincero e idealista, con un timbro luminoso e un canto morbido e controllato.
Aitana Sanz (Pamina) dotata di una voce piccola ma educata e musicale, è riuscita a dar vita a un personaggio sensibile che avrà certamente modo di maturare in futuro. Di contro Maria Sardaryan come Regina della Notte ha lasciato il segno con le sue celebri arie, eseguendo i difficili passaggi acuti con precisione e drammaticità, accompagnati da un fraseggio incisivo.
Jerzy Butryn nei panni di Sarastro ha incarnato con autorevolezza i valori di saggezza e armonia, anche se non sempre puntuale nei suoi interventi e con un registro grave talvolta povero di polpa.
Il Papageno di Rodion Pogosov ha portato leggerezza e umorismo forte di una sua interpretazione vivace e coinvolgente sia vocalmente che in scena, ben bilanciata dalla freschezza di Anna Battaglia come Papagena.
Tra i ruoli secondari, il Monostatos di Marcello Nardis ha saputo comunicare perfettamente la subdola ambiguità del personaggio grazie a un efficace uso del sillabato, mentre Alessandro Ravasio, sia come Oratore sia come Primo Sacerdote, ha aggiunto una nota di solennità incisiva.
Ottimo anche il trio delle Dame (Vittoria Brugnolo, Daiana Aksamit, Eleonora Filipponi) e gli Armigeri (Ling Nie e Federico Fabris Abbiati), che hanno contribuito con voci ben armonizzate e una presenza scenica convincente. Altrettanto positiva la prova dei tre dinamici fanciulli interpretati da Eva Lammar Cadete, Selene Pozzerle e Bianca Tessitore.
Il Coro Lirico Giovanile A.LI.VE di Verona ha offerto una prestazione positiva, sottolineando adeguatamente i momenti più ieratici.
Il pubblico ha applaudito soddisfatto, con qualche (comprensibile) picco di entusiasmo per i giovani vincitori.
La recensione si riferisce allo spettacolo di domenica 24 novembre 2024.
Andrea Bomben