Direttore | Diego Ceretta |
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento | |
Programma | |
Camille Pépin | La Source d'Yggdrasil |
Ildebrando Pizzetti | Tre preludi sinfonici per l'Edipo re di Sofocle |
Felix Mendelssohn Bartholdy | Sinfonia n. 3 in la minore, op. 56 "Scozzese" |
Prima della lunga parentesi operistica, il 2025 della Fondazione Haydn si apre con un concerto dedicato al mondo del mito: non solo quello classico, presente con i tre Preludi sinfonici composti da Ildebrando Pizzetti per l'Edipo re di Sofocle, ma anche quello nordico evocato dalla "Scozzese" di Felix Mendelssohn Bartholdy e da una prima assoluta italiana, La Source d'Yggdrasil di Camille Pépin. Sul podio dell'Orchestra Haydn torna Diego Ceretta, giovane ma già affermato direttore protagonista di una prova di ottimo rilievo.
Il primo brano eseguito, quello di Pépin, offre maggiori spunti per un'analisi più sulla partitura che sulla direzione in senso stretto (per quanto attenta alle varie sfumature della composizione): La Source d'Yggdrasil sembra collocarsi a metà strada tra un poema sinfonico diviso in più parti e tra una suite di brani provenienti da una colonna sonora di qualche film fantasy: l'orchestrazione richiama suggestioni ora wagneriane ora minimaliste, che si esprime in un linguaggio musicale forse non coerentissimo (che non sembra quindi né avanguardistico né tradizionale) ma che riesce comunque a evocare i tre mondi che vivono all'ombra dell'albero sacro. L'impatto sul pubblico, per quanto di fronte a un brano inedito, è stato infatti positivo e li ha sicuramente interessati molto di più rispetto ad altre prime esecuzioni assolute proposte nelle recenti stagioni.
Venendo ai brani "classicheggianti", è con Pizzetti che la direzione di Ceretta prende il volo e si attesta a livelli più che ottimi. I tre Preludi sinfonici per l'Edipo re, già affrontati in un recente concerto a Cagliari, brillano per l'attenzione prestata ad ogni minimo dettaglio, per il nitore dei suoni che giungono precisi e puliti, per il ferreo controllo sulle dinamiche e sui volumi orchestrali che ora si espandono ora si spengono con naturalezza, senza forzature di nessun tipo. Il dramma di Edipo viene restituito a un'asciuttezza sintetica ma non per questo meno tragica e cruda.
Le doti già emerse in Pizzetti si riconfermano nella Sinfonia n. 3 in la minore di Mendelssohn denominata "Scozzese": l'acribia alessandrina di prima cede il passo a una lettura più evocativa, giustamente romantica, attenta alle diverse e brusche virate delle agogiche che si susseguono incessantemente. Rimane saldo il legame con l'Orchestra, che non perde mai le coordinate musicali grazie a una profonda conoscenza della partitura, diretta da Ceretta a memoria senza l'ausilio dello spartito.
Gli spettatori dell'Auditorium di Trento, invero non moltissimi, non hanno potuto fare a meno di manifestare e calore il proprio entusiasmo verso il direttore, chiamato alla ribalta a più riprese e festeggiato dalla stessa Orchestra.
La recensione si riferisce al concerto di mercoledì 22 gennaio 2025.
Martino Pinali