Adina | Federica Guida |
Nemorino | René Barbera |
Belcore | Davide Luciano |
Dulcamara | Paolo Bordogna |
Giannetta | Albina Tonkikh |
Direttore | Fabrizio Maria Carminati |
Regia | Daniele Menghini |
Scene | Davide Signorini |
Costumi | Nika Campisi |
Maestro del coro | Ulisse Tranacchin |
Coro e Orchestra del Teatro Regio di Torino | |
Nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro Regio di Parma |
Nel mondo inanimato e artificioso delle marionette e del teatro di figura, tra realtà e immaginazione, l’Elisir d’amore ha trionfato al Regio di Torino nella nuova produzione (frutto di una coproduzione con il Regio di Parma) capitanata dal regista Daniele Menghini.
La sua lettura è partita da Nemorino facendone un novello mastro Geppetto, demiurgo di una vicenda nella quale i personaggi, artigianalmente fabbricati, si animano come nel celebre titolo di Collodi (più volte direttamente richiamato) o in un racconto fantastico di Hoffmann.
In una dimensione onirica nel quale la finzione si materializza in realtà, l’accurato lavoro del regista – recitazione e movenze meccaniche dei protagonisti e del coro (al quale va un particolare plauso) – ha il pregio di dare un’interpretazione originale, e non irriverente, della trama di Felice Romani (tratta da Le Philtre di Eugène Scribe) coinvolgendo il “giovane semplice” (secondo la didascalia del libretto) in un percorso che si concluderà felicemente con l’amata Adina, direttamente in platea tra gli spettatori; proprio lì dove tutto aveva avuto inizio (mentre risuonano i primi accordi dell’ouverture inaspettatamente un giovane in abiti contemporanei e con sacchetta di nylon è comparso in sala da dove poi ha velocemente raggiunto il palcoscenico).
I costumi fiabeschi di Nika Campisi e l’essenziale e funzionale impianto scenico di Davide Signorini si sono coniugati perfettamente con l’impostazione di Menghini nel suggerire diversi piani di lettura. Sulla scena, intanto, una trentina di burattini (di diversa grandezza e fattura) provenienti dalla Fondazione Marionette Grilli di Torino e sapientemente animati da Augusto Grilli, dialogavano costantemente con i cantanti senza distogliere l’attenzione dall’azione centrale.
Le luci calde e avvolgenti di Gianni Bertoli hanno contribuito a creare un’atmosfera ovattata, ideale per un racconto che dalla fantasia man mano trasfigura in realtà. Di ritorno al Regio, dove una trentina di anni fa aveva iniziato il proprio percorso artistico, Fabrizio Maria Carminati ha diretto con elegante trasparenza, attenzione al palcoscenico e, grazie all’ottima professionalità dell’orchestra del Regio, con sensibilità nel far risaltare i colori e le dinamiche originate dall’alternanza dei registri comici e patetici che caratterizzano la partitura.
Venendo alle voci e iniziando da Nemorino, René Barbera è oggi una delle voci più interessanti e versatili nel repertorio donizettiano per sicurezza dei mezzi vocali, eleganza stilistica e buona presenza scenica. Qualità che il numeroso pubblico torinese ha ben apprezzato nel corso della serata regalando un caloroso applauso ad “Una furtiva lacrima” andata diritta al cuore per finezza negli accenti riflessivi e malinconici. La voce sonora e luminosa di Barbera si espande bene in un ambiente teatrale ma a voler fare i pignoli pecca un po’ di monocromaticità soprattutto per quanto riguarda l’espressività delle dinamiche.
Apprezzabile Federica Guida per musicalità (anche nelle agilità) e bellezza di timbro ma, a nostro modesto parere, piuttosto avara negli aspetti civettuoli della capricciosa Adina. La cantante ci è invece particolarmente piaciuta (per empatia e carattere) nelle pieghe sentimentali dell’eroina e nella sua progressiva maturazione sentimentale.
Fin dall’intonazione ammiccante dalla cavatina d’ingresso, Davide Luciano ha ammantato di fascino e charme irresistibile la consueta boriosità di Belfiore, preludio di uno spavaldo corteggiamento per Adina. Dopo un inizio un po’ rigido, Paolo Bordogna ha impersonato un Dulcamara generoso sotto l’aspetto vocale (anche notevole nel fraseggio) e lodevole per la comicità garbata.
La volenterosa Albina Tonkikh (proveniente dal Regio Ensamble) ha degnamente dato voce a Giannetta. Encomiabile, come si accennava, la prova del coro il quale, istruito dalla mano esperta di Ulisse Trabacchin, ha interpretato con freschezza e vivo gusto scenico i numeri corali. Un apprezzamento particolare a Paolo Grosa il quale, al fortepiano, ha reso particolarmente piacevoli e vivaci i recitativi. Trionfo meritato per uno spettacolo musicalmente eccellente.
La recensione si riferisce alla prima del 28 gennaio 2025.
Lodovico Buscatti