La Duchessa | Irina Bogdanova |
La cameriera | Amélie Hois |
L'elettricista | Thomas Cilluffo |
Il direttore dell'hotel | Lorenzo Mazzucchelli |
Direttore | Riccardo Bisatti |
Regia | Paolo Vettori |
Scene | Claudia Boasso |
Costumi | Laura Viglione |
Luci | Gianni Bertoli |
Orchestra del Teatro Regio di Torino | |
Nuovo allestimento del Teatro Regio di Torino |
Un pubblico numeroso, popolato da numerosi giovani, informale e incuriosito: ecco la platea che vorremmo sempre vedere nei nostri teatri. Un sogno - non chimera in altri Paesi - che si è materializzato in questi giorni a Torino, nei ritrovati ambienti del Piccolo Regio per Powder her face (letteralmente "Incipriale il viso") di Thomas Adès. Non quindi per la solita Bohème o per il ritrito Barbiere (titoli che, con la loro frequenza nei nostri cartelloni, ormai hanno stancato anche i più accaniti melomani) ma un’opera contemporanea, rappresentata per la prima nel 1995 al Cheltenham Music Festival da un Adès appena ventiquattrenne al proprio debutto teatrale.
Il suo argomento scabroso (le peripezie sessuali di Ethel Margaret Whigham duchessa di Argyll che sconvolsero l’alta società inglese nella seconda metà del secolo scorso), il fascino del risoluto anticonformismo della protagonista, il ben congegnato libretto di Philipp Hensher e soprattutto la musica ideata da Adès che spazia disinvoltamente tra generi ed epoche differenti (dal fox-trot al tango al musical) sono gli elementi che rendono quest’operina in due atti - giunta ora per la prima volta a Torino - uno dei titoli contemporanei più rappresentati al mondo. Evidenti modelli ispiratori per la coppia Adès/Hensher la viziosa Lulu di Alban Berg e The Rake’s Progress di Igor Stravinskij. L’organico ridotto e il carattere cameristico rimandano a un ricco ma - almeno da noi - purtroppo poco frequentato repertorio novecentesco, dal Giro di Vite di Britten a Hin und zurück di Hindemith.
La nuova produzione presentata dal Regio ha coinvolto numerosi artisti (cantanti, regista e direttore d’orchestra) che appartengono al Regio Ensemble: un gruppo di otto artisti - dai percorsi e dalle nazionalità differenti - in residence per un anno al Regio per perfezionarsi e mettersi alla prova. La complessità narrativa del lavoro di Adès - con la sua struttura fatta di flashback e di una circolarità da perpetuum mobile - è stata ben governata dalla regia del giovane Paolo Vettori. Una scena unica (realizzata da Claudia Boasso con eleganti arredi anni Trenta) nella quale Vettori ha ben definito la dimensione simbolica della vicenda. Belli i costumi proposti da Laura Viglione. In particolare quelli destinati alla Duchessa, rivestita da morbide vestaglie e lunghi abiti-sottoveste sinuosamente avvolgenti.
La lodevole compagnia di canto, costituita come si è già accennato da artisti quasi interamente appartenenti al Regio Ensemble - vedeva il soprano Irina Bogdanova (poche settimane fa apprezzata Sacerdotessa in Aida) perspicace nel calibrare la smodata sensualità della Duchessa con l’indole di una donna comunque sempre di classe, determinata nell’affermazione di una personalità libera da vincoli e convenzioni sociali. In tutto ciò, la Bagdanova ha mostrato una buona padronanza scenica ben sorretta da una voce di straordinaria suadenza e dal bel timbro caldo. Notevole per spigliatezza e freschezza musicale Amélie Hois che si è disimpegnata con sicurezza e destrezza nelle difficoltà vocali dei diversi ruoli della Cameriera, dell’Amica, dell’Amante del Duca, della Ficcanaso e della Giornalista di cronaca rosa. Non da meno il tenore Thomas Cilluffo che ha prestato, con misura e raffinatezza, il suo bel fraseggio ai personaggi dell’Elettricista, dello gigolò, del cameriere, del ficcanaso e del fattorino. Molto positiva la prova del basso Lorenzo Mazzucchelli: voce ben timbrata e agile nelle parti del direttore dell’hotel, del duca, dell’addetto alla lavanderia, di un ospite dell’hotel e del giudice. Precisa, attenta e vivace la direzione del giovane Riccardo Bisatti (anch’egli appartenente alla fucina artistica del Regio Ensemble).
Poco più che ventenne, novarese di nascita, dal suo debutto nel mondo dell’opera - avvenuto cinque anni fa - Bisatti si sta facendo strada e si è già fatto notare dalla critica nazionale. A lui, infatti, lo scorso anno fu assegnato il prestigioso Premio Abbiati “Filippo Siebaneck”, riconoscimento specificatamente dedicato alla didattica musicale. Grazie ad un percepibile affiatamento con i quindici elementi dell’Orchestra del Regio, Bisatti ha pienamente posto in luce il tessuto cameristico della partitura ben assecondando le capacità virtuosistiche dei professori. Uno spettacolo godibile e affascinante che - ci auguriamo - preluda anche al recupero del Piccolo Regio come luogo deputato alla sperimentazione teatrale. Calorosa la partecipazione del pubblico alle rappresentazioni.
La recensione si riferisce allo spettacolo del 14 Marzo 2023
Lodovico Buscatti