Mosè | Riccardo Zanellato |
Osiride | Dave Monaco |
Faraone | Andrea Pellegrini |
Elcia | Aida Pascu |
Amaltea | Mariam Battistelli |
Amenofi | Angela Schisano |
Aronne | Matteo Mezzaro |
Mambre | Andrea Galli |
Direttore | Giovanni Di Stefano |
Regia | Pier Francesco Maestrini |
Scene e video | Nicolás Boni |
Costumi | Stefania Scaraggi |
Assistente ai costumi | Paolo Vitale |
Luci | Bruno Ciulli |
Maestro del Coro | Giovanni Farina |
Orchestra Filarmonica Italiana | |
Coro Lirico di Modena |
Titolo finora inedito a Reggio Emilia, dopo aver inaugurato la stagione lirica a Modena ed essere passato per Piacenza (occasione di cui ne ha riferito la collega Patrizia Monteverdi), Mosè in Egitto approda al Teatro Valli come primo spettacolo del cartellone 2024/2025.
Benché non sia mancato l'apprezzamento da parte del pubblico, si sono fatte sentire le due settimane di pausa tra una recita e l'altra e le probabili poche prove imbastite per la ripresa di questa produzione, che ha infatti scoperto il fianco ad alcune criticità. La principale di queste è stata la prestazione dell'Orchestra Filarmonica Italiana, la quale non ha brillato particolarmente per coesione delle singole sezioni, né per pulizia e precisione degli attacchi. Sul podio, Giovanni Di Stefano non va troppo per il sottile e opta per una lettura titanica e magniloquente, cosa che comunque non sfigura in un titolo come questo, ma peccando di coerenza nella scelta di alcune agogiche: penso al quartetto "Mi manca la voce", che anziché essere il tipico momento di sospensione temporanea e sfogo interiore dei personaggi, ha avuto un andamento fin troppo metronomico.
Com'è sua cifra stilistica, anche in questo caso Pier Francesco Maestrini fa largo uso di proiezioni video, curate in quest'occasione da Nicolás Boni e alcune delle quali parecchio suggestive: la scelta di tale espediente tuttavia obbliga solisti e coro a gonfiare ancora di più i suoni per "bucare" la barriera acustica (e visiva) del velatino, calato per tutta la durata dello spettacolo. Poco curato inoltre il disegno attoriale degli interpreti, che ondeggiano tra la totale staticità di Amaltea, inespressiva anche quando il figliastro le punta il pugnale alla gola, e la spasmodica furia di Osiride, che sguaina la lama minacciando chiunque ad ogni piè sospinto.
L'aspetto migliore della produzione si rivela anche in quest'occasione la compagnia vocale, con alcune punte di eccellenza.
Rispetto alle recite precedenti il principale e unico cambiamento del cast consiste nella presenza di Riccardo Zanellato nel ruolo del titolo, già protagonista del celeberrimo e discusso allestimento di Graham Vick a Pesaro ben tredici anni fa. Il suo Mosè spicca per l'autorevolezza del timbro esibita con dovizia in "Eterno, immenso, incomprensibil Dio", e si dimostra inoltre capace di mostrare il lato più paterno del profeta smorzando e addolcendo la voce nell'attacco di "Dal tuo stellato soglio" mediante dei fiati ben sostenuti.
Ben amalgamata la coppia degli amanti sventurati: Dave Monaco è un Osiride sfrontato al punto giusto, forte di una voce facile alle agilità e particolarmente brillante in acuto; non sfigura al suo fianco quella più vellutata di Aida Pascu, un'Elcia remissiva che gioca al meglio le sue carte nei disperati tormenti di "Porgi la destra amata".
Nei panni dell'ambiguo Faraone, Andrea Pellegrini sfoggia una vocalità solida e rigogliosa che rende appieno giustizia ai tormenti del suo personaggio. Non si può dire altrettanto della di lui consorte, Mariam Battistelli, molto apprezzata nelle recite modenesi e piacentine ma che qui invece si rivela un'Amaltea algida e piuttosto generica; poco pulito inoltre l'acuto che chiude "La pace mia smarrita".
Note positive sia dall'Aronne stentoreo e ben cantato di Matteo Mezzaro, tutt'altro che semplice "spalla" di Mosè come testimoniano i suoi precisi interventi nel coro "All'etra, al ciel" e nel citato quartetto, che dall'Amenofi di Angela Schisano, dalla voce ben timbrata e pastosa che si sposa alla meraviglia con quella della collega nel duettino "Tutto mi ride intorno".
Chiude efficacemente il cast l'insinuante Mambre di Andrea Galli.
Il Coro Lirico di Modena si trova in più d'un'occasione a fare i conti con l'ostacolo sonoro del velatino: gli interventi d'insieme e delle singole sezioni ne escono come appannati, inficiando così il loro vitale contributo in parti come la scena delle tenebre "Ah, chi ne aita?". Le cose migliorano di atto in atto, soprattutto per quanto riguarda le scene d'insieme come la celeberrima preghiera.
Pubblico numeroso che manifesta ripetutamente il proprio apprezzamento con ripetuti applausi al termine dei singoli brani e dello spettacolo. Accoglienza calorosa per tutti gli interpreti.
La recensione si riferisce alla recita di venerdì 15 novembre 2024.
Martino Pinali