Direttore | Alessio Allegrini |
pianoforte | Alessandro Taverna |
The Human Rights Orchestra | |
Giuseppe Verdi | Sinfonia dal Nabucco |
Sergej Rachmaninov | Concerto per pianoforte n.3 in re minore, op 30 |
Antonín Dvořák | Sinfonia n. 9 in mi minore, op. 95 “Dal nuovo mondo” |
È stato un vero e proprio battesimo del fuoco quello del nuovo consulente artistico per la musica e la danza del Teatro Verdi di Pordenone, Alessandro Taverna, che ha aperto la sua prima stagione da protagonista con uno dei lavori totemici del repertorio pianistico, il Concerto per pianoforte n.3 in re minore di Sergej Rachmaninov. Opera temibile sia per quanto pretende dalle mani del virtuoso, sia per la necessità di trovare il giusto tono nei lunghi squarci melanconici, che devono svilupparsi con un’espressività né troppo austera, né viceversa lacrimevole, e altresì sapersi infiammare nelle improvvise galoppate furiose sulla tastiera.
E in tal senso la prova di Taverna è parsa centralissima, sia per l’asciuttezza mai meccanica dell’incedere, sia per la brillantezza sapientemente bilanciata del suono. È un pianismo che non dimentica l’ascendenza tardoromantica del concerto ma la rilegge alla luce di una sensibilità moderna, chiaroscurandolo con duttilità nei ripiegamenti più intimi e lunari come nelle cascate di note che esigono il massimo della potenza.
Anche per la Human Rights Orchestra era la prima volta sul palco del Verdi e, quel che piace ravvisare, è che non si sia trattato di un’ospitata estemporanea - nel più classico stile del teatro contenitore - ma di un evento preparato in casa, con una serie di incontri collaterali aperti alle scuole e tutto il tempo necessario per rodare il concerto nei giorni a ridosso. C’è poi una storia dietro all'orchestra che merita di essere raccontata. Nata nel 2009 per dare voce attraverso la musica a cause umanitarie, dal 2022 l’ensemble ha sposato il progetto “Orchestra del mare”, ideato da Arnoldo Mondadori, che prevede l’impiego di violini, viole e violoncelli realizzati nella Liuteria del carcere di Opera con il legno delle imbarcazioni usate dai migranti per raggiungere Lampedusa.
Chiaramente la presenza in organico di queste testimonianze pratiche di impegno civile e sociale impatta sul suono complessivo della formazione, che non ha il velluto e la nitidezza delle orchestre regolari, ma che segue il taglio mosso e impetuoso imposto dal direttore Alessio Allegrini sia nell’Ouverture di Nabucco che ha aperto la serata, sia nella Sinfonia n. 9 in mi minore “Dal nuovo mondo” di Antonín Dvořák che, per il modo di trattare il materiale melodico, per l’insistenza su temi che ritornano e per il suo occhieggiare alla musica ottocentesca ma anche a influenze completamente nuove, si sposa assai bene con il concerto di Rachmaninov.
A fine concerto successo caloroso per tutti. Ancor più trionfale è stata l’accoglienza per Alessandro Taverna dopo la prima parte di serata, che si è congedato con un elettrizzate esecuzione di Play piano play come bis.
La recensione si riferisce al concerto di giovedì 24 ottobre 2024.
Paolo Locatelli