Violetta | Jessica Nuccio |
Alfredo | Giulio Pelligra |
Giorgio Germont | Francesco Vultaggio |
Flora | Tonia Langella |
Gastone | Blagoj Nacoski |
Il barone Douphol | Italo Proferisce |
Il marchese d'Obigny | Luciano Roberti |
Il dottor Grenvil | Andrea Comelli |
Annina | Francesca Manzo |
Giuseppe | Carlo Morgante |
Un domestico di Flora/un commissionario | Enrico Cossutta |
Zingarella | Lucia Ermetto |
Matador | Diego Millesimo |
Direttore | Carlo Goldstein |
Regia | Mario Pontiggia |
Scene | Francesco Zito e Antonella Conte |
Costumi | Francesco Zito |
Luci | Bruno Ciulli |
Coreografie | Gaetano La Mantia |
Assistente alla regia | Angelica Dettori |
Maestro del Coro | Salvatore Punturo |
Direttore del corpo di ballo | Jean-Sébastien Colau |
Orchestra, Coro e Corpo di ballo del Teatro Massimo |
Il cosiddetto “cast alternativo” de La traviata, in scena al Teatro Massimo di Palermo in questi giorni, ruota attorno a una terna vincente tutta siciliana: i tre interpreti dei personaggi principali si presentano affiatati in scena e danno vita a uno spettacolo gradevole e di buon livello.
Il pubblico palermitano ha già avuto modo, nei mesi scorsi, di apprezzare le qualità vocali di Giulio Pelligra (è stato Henri ne Les vêpres siciliennes e Roberto in Roberto Devereux). Il tenore, in quest’occasione, ha ben indossato i panni del passionale.
Alfredo e ha dimostrato ancora una volta (e anche in momenti di difficoltà, come nel caso dell’aria eseguita in fondo al palcoscenico, o durante la cabaletta “O mio rimorso! O infamia!” che, a parer mio, risultava un po’ lenta e pertanto poco scattante) di avere buona padronanza della tecnica e di riuscire a mantenere sempre il suono in maschera, ottenendo così frasi ben proiettate e squillanti.
Accanto a lui, il soprano palermitano Jessica Nuccio si conferma estremamente a suo agio in un ruolo che è uno dei suoi cavalli di battaglia. La Nuccio si muove agilmente nei panni di Violetta mentre ciò che colpisce di più è la bellezza e la facilità delle sue emissioni in pianissimo: l’intera interpretazione della povera madamigella Valéry si rivela un’escalation di emozioni lasciate alle sfumature create dal soprano, a partire dai timidi accenni alla speranza di un avvenir migliore nel primo atto (“Ah, fors’è lui”), passando per lo struggente duetto con Giorgio Germont, dove il suo “Dite alla giovine”, intonato con un filo di voce, evoca la triste rassegnazione per aver rinunciato all’unico spiraglio di felicità che la vita le avesse offerto, per culminare nello straziante “Addio del passato”. Il terzo atto, infatti, è una vera e propria lezione sulla tenuta del fiato e sui filati: l’aria del soprano, eseguita in maniera impeccabile, è stato il momento più commovente della serata.
Eccellente è stato il Giorgio Germont di Francesco Vultaggio. Il baritono ha dimostrato più volte di essere una garanzia, e, anche in questo caso, ne ha dato conferma: accanto alla bellezza del timbro e a un’ottima presenza scenica, Vultaggio mostra grande attenzione alle dinamiche scritte da Verdi nonché alla scansione del testo. Ne emerge una figura paterna autorevole ma capace di sprigionare istanti di dolcezza (soprattutto durante l’esecuzione dell’aria “Di Provenza il mar, il suol”), sempre elegante e raffinata nell’emissione e nelle movenze.
Accanto a loro, hanno egregiamente completato il cast Tonia Langella (Flora), Blagoj Nacoski (Gastone), Italo Proferisce (Barone Douphol), Luciano Roberti (Marchese d’Obigny), Andrea Comelli (Dottor Grenvil), Francesca Manzo (Annina), Carlo Morgante (Giuseppe), Enrico Cossutta (domestico di Flora e commissionario).
Un particolare plauso va rivolto al Coro del Teatro Massimo di Palermo, diretto da Salvatore Punturo, che ha posto grande attenzione alla dizione (specialmente nel coro del primo atto “Si ridesta in ciel l’aurora”) e notevole cura nella ricerca di belle sonorità nel corso dell’intera serata, in particolare durante il secondo atto, soprattutto nei cori di Zingarelle e Matadori, momenti impreziositi dalla coreografia di Gaetano La Mantia eseguita da Lucia Ermetto (Zingarella) e Diego Millesimo (Matador), nonché nella grande scena della festa a casa di Flora. La maestosità del Coro e dell’Orchestra del Teatro Massimo, diretta da Carlo Goldstein, insieme alla finezza delle scene ispirate alla Palermo liberty di Francesco Zito e Antonella Conte, e alla regia di Mario Pontiggia, offre una cornice perfetta alla toccante storia di Violetta Valery.
La recensione si riferisce alla recita del 19 gennaio 2023.
Federica Faldetta