Larina | Monica Bacelli |
Tat’jana | Elena Stikhina |
Olga | Nino Surguladze |
Filipp’evna | Larissa Diadkova |
Evgenij Onegin | Artur Ruciński |
Lenskij | Michael Fabiano |
Il principe Gremin | Alexander Tsymbalyuk |
Un comandante di compagnia | Antonio De Lisio |
Zareckij | Rosario Natale |
Triquet | Roberto Covatta |
Un contadino | Mario Thomas |
Direttore | Fabio Luisi |
Regia | Barrie Kosky |
Scene | Rebecca Ringst |
Costumi | Klaus Bruns |
Luci | Franck Evin |
Maestro del Coro | José Luis Basso |
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo | |
Produzione Komische Oper Berlin |
A nostra memoria è la prima volta che il San Carlo ospita una produzione della Komische Oper di Berlino, e bene ha fatto il teatro a fare cadere la sua scelta sull’Eugenio Onegin di Čajkovskij, uno dei migliori allestimenti del teatro berlinese degli ultimi anni, a firma di Barrie Kosky.
Alla prima napoletana c’erano diversi vuoti in sala, ma anche stavolta gli assenti hanno avuto torto: fra applausi a scena aperta (lunghissimo quello pe la protagonista Elena Stikhina dopo la scena della lettera) e ovazioni finali, il successo è stato indiscutibile e a buona ragione. Si è trattato di uno spettacolo sicuramente al di sopra dei nostri standard, migliore esempio del vero Regietheater, che non si risolve in scenografie o costumi audaci ma dove la recitazione è curatissima. Vincente l’idea di spingere spesso l’azione al proscenio, il più avanti possibile in modo che l’impatto visivo e sonoro fosse potente, specialmente nei numeri con il Coro, che mai come stavolta ha mostrando il piacere di integrarsi in una produzione così complessa.
Abbiamo ritrovato la scenografia di Rebecca Ringst, dominata per quasi tutta l’opera dal fitto bosco a cui le luci di Franck Evin con i loro toni caldi ora rassicuranti ora misteriosi danno letteralmente vita segnando i vari momenti della giornata fino al buio notturno totale e coi tocchi da maestro delle fiaccole e dei riflessi tra il velo di pioggia al finale.
Questo Onegin era già stato recensito due volte dalla capitale tedesca da Operaclick, da noi stessi e da Edoardo Saccenti, e rimandiamo a questi articoli per la vera e propria descrizione dell’allestimento. Quello che non ha soddisfatto le attese al cento per cento è stata, soprattutto nella figura di Tat’jana la mancanza di quella magnetica tensione febbrile che guidava i suoi comportamenti e che qui è giunta in modo attenuato. Nel quadro di una timidezza introversa, Elena Stikhina ha comunque cantato benissimo, mettendo in mostra una voce da lirico-drammatico piena e ricca di riflessi luminosi. Alla pari con lei Artur Rucinski, Onegin dal timbro caldo e omogeneo forse troppo distaccato nell’esporre l’arroganza intellettuale del poeta almeno fino al finale, dove l’atmosfera era così incandescente che i due artisti sono finalmente riusciti ad accendere la scintilla della passione.
Michael Fabiano con timbro scuro, voce sonora senza problemi di estensione, ha ritratto in modo penetrante l’impetuoso Lenskij, mentre Nino Surguladze, non nuova al San Carlo, con sensibilità ha dato rilievo ai fremiti di un’Olga spensierata e involontaria causa della tragedia.
Quello della balia Filipp’evna è un ruolo che conquista sempre per la sua umanità, e Larissa Diadkova le ha reso giustizia così come Monica Bacelli è stata una trepidante Larina.
Alexander Tsymbalyuk ha cantato con precisione la celebre aria di Gremin con cui il personaggio purtroppo si esaurisce.
Roberto Covatta ha dato verve e spirito a Triquet, in linea con l'alto livello del cast Antonio de Lisio (il Comandante di compagnia) e Rosario Natale (Zareckij).
Abbiamo già detto di come il Coro del San Carlo si sia dimostrato valido cointerprete dell’opera. È stato un piacere vedere come gli artisti della compagine guidata da Josè Luis Basso abbiano tirato fuori carattere mantenendo equilibrio nell’armonizzazione all’interno di vigorosi giochi di dinamiche, specialmente nel coro dei contadini all'inizio e più tardi in quello più delicato delle contadinelle.
Con Fabio Luisi sul podio, l’orchestra del San Carlo ha dato una delle prove migliori degli ultimi tempi: suono intenso, variegato nei colori e ricco di dinamiche e senza sbavature di sorta, anzi mostrando un controllo strettissimo in tutte le sezioni. Più importante ancora, è venuto fuori lo spirito della partitura coi suoi fremiti, grazie allo stesso Luisi che le ha inferto un passo teatrale e ha cercato sia pure con qualche pausa di troppo di renderne lo spirito.
Al termine fra le ovazioni non si è presentato Barrie Kosky a ricevere la sua parte di applausi, ma il suo assistente Werner Sauer. Dispiace che per il suo debutto in un teatro importante il regista non ci sia stato, e non vogliamo sapere se sia stato presente a controllare questa ripresa ma sarebbe bello se al San Carlo venissero ospitate altre sue produzioni.
La recensione si riferisce alla rappresentazione del 15 giugno 2022.
Bruno Tredicine