Direttore | Stefano Demicheli |
Direttore Schola Gregoriana | Lanfranco Menga |
Maestro del Coro | Davide Troia |
I Talenti Vulcanici | |
Coro Exultate | |
Schola Gregoriana della Pietà de’ Turchini | |
Programma | |
Francesco Durante | Concerto primo in fa minore per archi e basso continuo |
Domenico Sarro | Missa di Requiem |
Prima rappresentazione assoluta |
La Fondazione Pietà de' Turchini di Napoli ha scelto di aprire la sua nuova stagione dal titolo “Frequenze inaudite” lo scorso 4 novembre, con la Missa di Requiem di Domenico Sarro. Una concidenza particolare quasi a ricordare che proprio in questa data, nel 1737, sempre con un’opera di Sarro si inaugurò il San Carlo.
Allora in scena andò l'Achille in Sciro, stavolta nella Chiesa di Santa Caterina da Siena sono echeggiate le note di questo Requiem. Pagina davverio “inaudita”, per tornare alla denominazione di questa stagione, dato che era in prima esecuzione moderna, ritrovata grazie al lavoro dell'infaticabile consulente musicologico dei Turchini Paologiovanni Maione.
La partitura era custodita nella Biblioteca Nazionale di Vienna, a testimonianza di come il musicista pugliese-napoletano (nato a Trani ma vissuto a Napoli già dai sette anni di età) fosse apprezzato nell'Europa centro-orientale particolarmente per la produzione sacra.
Una pagina singolare, dalla scrittura raffinata, quasi lieve, senza punte di scura drammaticità come ci si potrebbe aspettare da questo tipo di opera, basti dire che manca il “Dies Irae”.
Suggestiva la scelta di integrarla con brani di musica Gregoriana: come afferma Lanfranco Menga, maestro proprio della Schola Gregoriana dei Turchini, si crea così un'atmosfera giusta per la Messa dei defunti, ed è anche verosimile che lo stesso Sarro prevedesse il loro uso per quelle parti che lui non aveva scritto, come proprio il Dies Irae.
Come che sia, questo lavoro di intarsio si è rivelato indovinato e l'esecuzione ci ha rivelato una pagina di grande bellezza.
Sul podio Stefano Demicheli a capo dei Talenti vulcanici, l'orchestra dei Turchini qui a cinque elementi, con l'essenziale apporto del Coro Exultate diretto da Davide Troìa. Demicheli ha assicurato una concertazione armonica, “classica” verrebbe da dire, attenta all’equilibrio fra gli aspetti formali e quelli espressivi. Una lettura unitaria dalla severa classicità dell'Introito all'elaborata fuga del Kyrie. Controllatissimo il suono oscuro del violoncello che dà inizio al Tratto con le pregevoli Luigia Gargiulo e Emerenziana Guido che uniscono le voci nel duetto dei due soprani dell'Absolve Domine fino a un Lux aeterna perfino iridescente.
La serata si era aperta con il Concerto primo in fa min. per archi e basso continuo di Francesco Durante, pagina dalla linea melodica fluida che si interrompe nelle originali pause che segnano lo scorrere dell'Andante. Pagina seguita dal Requiem senza che Demicheli desse spazio ad applausi di sorta, dando subito ordine al Coro gregoriano di attaccare col Requiem.
Applausi repressi ma conservati per il finale del concerto, con lunghissime ovazioni per tutti gli artisti.
La recensione si riferisce al concerto del 4 novembre 2023.
Bruno Tredicine