Violino | Sergej Krilov |
Direttore | Simone Young |
Orchestra Filarmonica della Scala | |
Programma | |
Johannes Brahms | Concerto in re magg. op. 77 per vioino e orchestra |
Richard Strauss | Una vita d'eroe op. 40 |
Una sottile linea autobiografica era sottesa al programma pensato da Simone Young per l’appuntamento di apertura della stagione sinfonica scaligera. Appena un cenno nel caso di Brahms (il concerto per violino, ideale summa creativa di un periodo particolarmente felice nella vita del compositore) e volontà invece dichiarata in Strauss (Vita d’eroe, giovanile ma già matura retrospettiva artistica della propria esistenza).
Ecco così che dopo il debutto lo scorso anno e il salvifico arrivo a Milano per una parte del Ring, la Young, oggi responsabile musicale della Sydney Symphony Orchestra, ha confermato ancora una volta la propria predilezione per gli autori tardoromantici di area tedesca.
Compagno d’avventura per Brahms Sergej Krylov, musicista oggi cinquantaquattrenne che nella sua carriera ha mostrato una peculiare curiosità nel frequentare repertori diversi e autori lontani tra loro. Spaziando dal barocco al contemporaneo, il violinista ha infatti portato all’attenzione su pagine inusuali come Offertorium di Sofia Gubaidulina, i concerti di Philip Glass, Martinu, Petsalis, Weinberg e Distant Light di Vasks. Nella non vastissima ma sempre ragionata discografia, segnaliamo il successo per l’incisione del concerto di Ezio Bosso, quella dei Capricci di Paganini e la bellissima interpretazione di Metamorphosen di Krzysztof Penderecki.
Krylov e la Young condividono un approccio al capolavoro brahmsiano caratterizzato da una cantabilità dispiegata e ben articolata anche nei passaggi più ardui riservati al virtuosismo violinistico. La morbidezza dell’arcata, le sonorità terse e rifinite di Krylov si sono conciliate in modo naturale e complementare con una direzione rilassata (ma, nel suo garbo, ferreamente vigile) trasparente e ben dispiegata in tempi comodi, ideale nel lasciar esprimere nella sua interezza il profluvio melodico della partitura.
Una condivisione tra i due interpreti significativamente percepibile nel caldo lirismo dell’Adagio centrale, affettuosamente disteso nell’esteso arco cantabile dell’oboe sul quale Krylov – quasi timoroso – ha dipanato con discrezione i propri arabeschi. Anche nel vorticoso Allegro conclusivo, nelle mirabolanti escursioni virtuosistiche, con i caratteristici richiami a ritmi dal sapore folkloristico, il violinista ha finemente curato la chiarezza del suono con affiatati scambi e dialoghi con l’orchestra.
In Vita d’eroe - già consapevole ricapitolazione biografico/artistica da parte del compositore - Simone Young ha indagato con un approccio rilassato le tappe del percorso dell’eroe (lo stesso Strauss) protagonista del poema sinfonico mostrando una particolare predilezione per le pieghe più confidenziali e intime e per la ricerca di una trama musicale, nella sua trasparenza, dal sapore quasi cameristico.
Un alleggerimento paradossale se pensiamo alla opulenza di suono delle abituali letture straussiane. Più che alla concitazione delle battaglie intraprese dal protagonista, ecco così la Young indugiare con tenerezza, insieme al primo violino Francesco De Angelis, in momenti come “La compagna dell’eroe” (terzo episodio della partitura), sincero omaggio d’amore di Strauss alla donna della propria vita, ovvero la moglie il soprano Pauline de Ahna. Così nell’episodio conclusivo (intitolato “La fuga dell’eroe dal mondo e il compimento del suo destino”), ci siamo trovati cullati nell’ascolto dell’atmosfera bucolica intonata dal corno inglese (preciso quello della Filarmonica) appena prima della severa melodia alla quale, inutilmente, si oppone ancora una volta il tema della lotta. E come per incanto ecco il ripiegamento e la conclusione con il ritorno – quasi una trasfigurazione – del tema d’amore della compagna. Calorosi i consensi da parte del numeroso pubblico scaligero.
La recensione si riferisce al concerto del 22 Novembre 2024.
Lodovico Buscatti