Baritono | Markus Werba |
Pianoforte | Michele Gamba |
Programma | |
Robert Schumann | Liederkreis p. 39 |
Dichterliebe op. 48 |
E’ un Markus Werba sinceramente smarrito e intimamente esasperato quello che nell’intervallo di questo stupendo recital schumanniano si rivolge agli utenti collegati in streaming, chiedendo semplicemente di tornare in teatro, tutti, appena ci sarà la riapertura: “abbiamo bisogno di voi” - dice Werba - e non è la solita retorica dell’ “andrà tutto bene” o “speriamo di tornare presto alla normalità”, ma una semplice confessione, resa quasi a denti stretti, imposta dall’urgenza del momento. Più che l’appello a parole, è il suo sguardo vagante prima di parlare che ci racconta il disagio che gli artisti, anche quelli più affermati, stanno vivendo oggi.
Del resto la scelta di porsi alle spalle dei palchi, con il meraviglioso colpo d’occhio del Teatro alla Scala, è emblematica per ricordare in ogni momento quanto esso sia vuoto e privo del fremito vitale del pubblico.
Fortunatamente Markus Werba, uno dei migliori baritoni in circolazione, dal repertorio mozartiano particolarmente vasto e assiduo frequentatore della liederistica, e il suo perfetto accompagnatore, il pianista e direttore d’orchestra Michele Gamba, ci fanno dimenticare subito ciò che detestiamo di questa nuova modalità di fruizione della musica. Gli interpreti si immergono nel mondo fantastico, tenero, misterioso, gaio, doloroso, disilluso, e di mille altre sfumature dell’animo umano, che si sprigiona dai versi di Eichendorff e Heine musicati dallo stupefacente Robert Schumann di questi due cicli di Lieder.
In Liederkreis op. 39 la natura è al centro dell’ispirazione del compositore, elemento prevalente mescolato ad altri (ad esempio l’amore nuziale). In quasi ogni Lied è presente un elemento tratto dal mondo circostante con un sottile fil rouge, rappresentato dalla notte, ricorrente in più di un pezzo. In Dichterliebe op. 48 il tema dell’esaltazione dell’amore giovanile e la successiva disillusione prevale sulla natura, che tuttavia non fa mai mancare la propria cornice.
Werba illumina queste partiture con una luce morbida, trascolorante senza traumi da un accento all’altro. E di accenti, Werba, ne dispensa molti: è veramente un maestro nell’alternare nella stessa frase emissioni prive di armonici e tonanti bordate nel registro centrale. Il virile attacco di Waldesgespräch lo fa sembrare quasi un altro cantante rispetto ai primi due Lieder di Liederkreis, salvo ad inanellare poi note più acute con grazia e delicatezza. Molto bello il climax di espressività e malinconia raggiunto in Auf einer Burg.
In Dichterliebe Werba fa emergere con accresciuta passionalità il legame tra questi Lieder: il riferimento autobiografico è scoperto e mutuato dai versi di Heine in cui, dietro la delusione per l’amore tradito, si cela la disillusione dello stesso Schumann per l’opposizione di Friedrich Wieck al matrimonio con Clara. La natura, come si diceva, non manca e fa spesso da malinconico controcanto ai cupi pensieri del poeta. Ma in Am leuchtenden Sommermorgen uno squarcio luminoso è aperto proprio da un meraviglioso mattino d’estate: Werba, con stupende note lunghe in piano disegna la bellissima melodia d’apertura, quasi sussurrando, proprio come i fiori sussurrano (flüstern) al “triste pallido uomo”.
La consolazione della natura ha breve durata. Con repentino balzo si piomba dalla parentesi celestiale alla cupezza senza redenzione di Ich hab’im Traum geweinet, in cui il pianoforte si fa sentire con sordi e ravvicinati accordi, interrotti da lunghi silenzi, mentre Werba conferisce la massima drammaticità al recitativo seguente e all’esplosione finale di dolore.
Dopo la divagazione di Aus alten Märchen winkt es (che sembra anticipare il mondo incantato delle Waldeszenen op. 82) il tema del pianto e della bara raggiungerà la sua apoteosi in Die alten bösen Lieder, nella cui quartina finale Werba sfodera ancora quella emissione piatta (quando declama “meinen Schmerz”) particolarmente adatta ad una musica che sembra come il richiudersi di una pietra tombale.
In definitiva, un recital assolutamente appagante.
Markus Werba si immedesima come raramente si ascolta nella poetica di queste composizioni, riempiendole di sapienza musicale; non è solo eccellenza vocale la sua, ma anche capacità di descrivere ciò che sta cantando, mentre lo canta, così renderne partecipe il pubblico.
Di Michele Gamba si può solo dire bene: si tratta di un ottimo pianista, dalla tecnica eccellente, ma è anche uno stupendo accompagnatore, preparatissimo, mai invadente nei brevi spazi riservati al pianoforte solo, sempre in sintonia con il contenuto spirituale di questi Lieder e con l’interpretazione che ne dà il suo partner.
La recensione si riferisce alla diretta streaming del 4 gennaio 2021
Lorenzo Cannistrà