Direttore | Matteo Pagliari |
Orchestra Sinfonica UniMi | |
Programma | |
Wolfgang Amadeus Mozart |
La clemenza di Tito, Ouverture |
Sinfonia n. 39 in mi bemolle maggiore KV 543 |
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Ludwig van Beethoven |
Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36 |
Prosegue la ventitreesima stagione concertistica dell’Orchestra Sinfonica dell’Università degli Studi di Milano con il primo appuntamento del nuovo anno nell’Aula Magna. Il pubblico risponde sempre con affetto ed entusiasmo all’ensemble dell’ateneo e anche in questa serata la sala è gremita. Coinvolgente e interessante è la conversazione introduttiva, che precede l’esecuzione, tra il direttore Matteo Pagliari e la giornalista Paola Molfino: un momento di confronto sulla storia umana e professionale del maestro con un’esperta del settore, impegnata da oltre trent’anni nell’editoria e nella divulgazione musicale. Nel dialogo si presenta anche il programma del concerto con qualche suggerimento al pubblico per l’ascolto prima che gli orchestrali entrino in scena. Il tempo necessario per gli ultimi preparativi e il cambio d’abito ed ecco Matteo Pagliari di nuovo sul palco a occupare il podio della direzione.
L’Ouverture da La clemenza di Tito di Wolfang Amadeus Mozart è il primo dei titoli in scaletta. Aperta da solenni unisoni, intervallati da lunghe pause, per poi svilupparsi attraverso un concitato primo tema, un secondo tema di dolce cantabilità e un terzo tema fugato, l’esecuzione mette in rilievo una perfetta sintonia fra il direttore e l’organico orchestrale. La partitura, che riflette il clima nobilmente eroico, tipico dell’opera seria di stampo settecentesco, è ricca di contrasti che sfruttano tutte le timbriche a disposizione. Pregevole l’amalgama sonoro ottenuto da Pagliari, come quello tra i flauti e gli oboi durante l’esposizione del secondo tema. Con l’intervento del fagotto poi si crea un’atmosfera che, favorita anche dalle caratteristiche acustiche della sala, dà quasi l’impressione di assistere a un concerto di musica da camera. Efficace e brillante anche l’interpretazione del fugato che conduce alla conclusione.
La Sinfonia n. 39 in Mi bemolle maggiore KV 543 è il secondo titolo in programma. Fin dalle prime battute si evidenzia ancora la profonda intesa fra gli orchestrali e il loro direttore, ma un imprevisto rompe questo apprezzabile affiatamento. È pur vero che si sta attraversando un periodo di crisi energetica, ma proprio nel bel mezzo del primo movimento un blackout totale in sala lascia tutti al buio. Quasi imperturbabile la reazione degli orchestrali, che proseguono a suonare per diversi secondi nell’oscurità, ma è necessario a un certo punto che l’esecuzione sia interrotta, sostenuta da un applauso del pubblico per rompere l’imbarazzo del momento. Fortunatamente la luce ritorna presto e il direttore richiama gli strumentisti, che riprendono come se nulla fosse accaduto. L’Adagio è pregevole per la suadente cantabilità di stampo vocale resa dagli archi e dai morbidi echi dai fiati, mentre l’Allegro, che costituisce la seconda parte del movimento, è proposto con una leggerezza e uno spirito caratteristico della gioiosa atmosfera del sinfonismo viennese. L’Andante con moto è interpretato con una vena di delicatezza che trasporta gli spettatori in un clima quasi fiabesco e che conduce al Minuetto e trio, il primo reso con un’energica vigoria, il secondo trasmesso con un’elegante dolcezza nel canto del clarinetto in dialogo con il flauto. Il Finale, dotato di uno slancio inarrestabile, rapido e serrato, non sfugge mai di mano al direttore, che non eccede in enfasi, e conduce a una brillante e coinvolgente chiusura.
Il concerto si conclude con la Sinfonia n. 2 in Re maggiore Op. 36 di Ludwig van Beethoven, una partitura senza dubbio impegnativa, scritta tra il 1800 e il 1802 e legata a uno dei momenti più dolorosi della vita del compositore: in quel periodo si manifesta in forma acuta la sua sordità con la conseguente decisione di abbandonare la carriera concertistica. La resa sonora nel complesso è brillante e colorita e l’agogica rispetta le disposizioni del suo autore. L’Adagio molto apre la partitura in maniera solenne e conduce all’Allegro con brio, che viene ben caratterizzato con i suoi toni squillanti e i ritmi energicamente scanditi. Il Larghetto, secondo movimento della sinfonia, viene eseguito con una profonda e ben calibrata misura espressiva. Lo Scherzo è condotto con agilità e leggerezza, mentre l’Allegro molto finale ha mantenuto quella giusta vivacità senza sfociare in effetti altisonanti.
Il concerto è una piacevole conferma dell’eccellente qualità dell’Orchestra UniIMi, valorizzata dall’apporto di Matteo Pagliari, che con la sua esperienza e con i suoi modi garbati e misurati ha saputo trarre il meglio dall’organico milanese.
La recensione si riferisce al concerto del 17 gennaio 2023.
Emanuele Lavizzari