Corno | Martin Owen |
Direttore | Pablo González |
Orchestra Sinfonica di Milano | |
Programma: | |
Ludwig van Beethoven | Coriolano, ouverture in do min. op. 62 |
Richard Strauss | Concerto per corno e orchestra in mi bemolle min. TrV 283 |
Richard Strauss | Tod und Verklärung, op. 24 TrV 158 |
Sarà solo una coincidenza, ma che due fra le più importanti istituzioni musicali milanesi propongano nel loro cartellone lo stesso compositore tedesco nello stesso periodo fa un curioso effetto. E così dopo il Rosenkavalier scaligero, anche l'Orchestra Sinfonica di Milano ricorda Richard Strauss con un appuntamento della sua stagione. Maestro concertatore è lo spagnolo Pablo González che propone un programma allettante, affiancando lo Strauss giovanile – e piuttosto noto – del poema sinfonico Tod und Verklärung, con quello anziano e meno eseguito del secondo concerto per corno.
Quest'ultimo in particolare è stata una vera rivelazione per il pubblico meneghino accorso all'Auditorium di largo Mahler: scritto nel 1942 in omaggio al padre Franz, primo corno all'Orchestra di corte di Monaco, è una pagina che trasuda Mozart in ogni sua nota (come non possono venire in mente i quattro concerti per corno del salisburghese?). Spiazzante, se pensiamo all'epoca in cui fu composta ed eseguita, nel pieno della seconda guerra mondiale; e da chi.
Il solista per il concerto milanese è uno dei più importanti cornisti della nostra epoca: Martin Owen, primo corno presso la BBC Symphony Orchestra e dei Berliner Philharmoniker.
Certo, il corno non è uno strumento “scenografico” per un ruolo solista come può esserlo un violino o un pianoforte; ma conta il risultato. E nelle mani di Owen il suono, già naturalmente dolce e soffice dello strumento, appare ancora più malleabile. Agile, con destrezza gioca nella partitura straussiana nei duetti con gli altri strumenti, in particolare i legni, dimostrando un affiatamento e una capacità di fare musica d'insieme rara. Owen mostra una sprezzatura particolare, facendo apparire semplici anche i passi più complessi, fondendo il suo timbro con perfetto bilanciamento nell'insieme e dando vita ad un'esibizione virtuosistica – come richiede la partitura – e intima al tempo stesso.
Non del tutto convincente, invece, l'avvio di serata per il direttore, lo spagnolo Pablo González. Un poco anonima la sua direzione del Coriolano, tutta a bruschi strappi e melodie secche. Ma fa ricredere il pubblico nella seconda parte del concerto, con una Tod und Verklärung che da sola vale il prezzo del biglietto. González qui imbastisce una direzione calibratissima, precisa ed attenta; ricca di sfumature, con un gesto ricco di dinamismo, che forgia un continuo saliscendi emotivo. La serata si conclude con ovazioni da parte del pubblico e dell'orchestra, dopo un lunghissimo silenzio allo spegnersi dell'ultima nota. Applauso liberatorio e catartico.
La recensione si riferisce al concerto del 25 ottobre 2024.
Emiliano Michelon