Ludwig van Beethoven |
Ouverture da Egmont op. 84 Ouverture da Coriolano op. 62 Sinfonia n. 7 in La maggiore op. 92 |
Direttore | Francesco Ivan Ciampa |
Gian Francesco Malipiero | Gabrieliana |
Giuseppe Martucci |
Gavotta op. 55 Notturno op. 70 Giga op. 61 |
Alfredo Casella | Paganiniana |
Ottorino Respighi | Gli uccelli |
Direttore | Lorenzo Passerini |
Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova | |
Di concerti in streaming ormai se ne vedono e sentono ovunque: in tv, sul computer, sul tablet, addirittura sul telefono. Entriamo in platee al di là dell’oceano non muovendoci dal salotto di casa. Non è (più) una novità, ancor meno poi nel corso di questi ultimi mesi flagellati dal Covid 19, che ha chiuso i teatri e condannato il pubblico all’alzata di sipario virtuale. Però il teatro della propria città sullo schermo di casa un po’ di effetto lo fa; specie se, dietro alle spalle del direttore - rigorosamente con mascherina altrettanto rigorosamente nera - si intravede la sala, quella ben nota, luminosa e familiare, ora buia e completamente vuota. L’orchestra è sul palcoscenico, in abito da sera, non mancano nemmeno i formali ma doverosi inchini verso file e file di poltrone mute, saluti che noi tutti accogliamo dal nostro divano. A nemmeno cinque chilometri di distanza.
Anche il Teatro Carlo Felice di Genova sceglie di andare avanti, proponendo - per il momento - due concerti sinfonici trasmessi in streaming sia sui propri canali social istituzionali, sia all’interno del palinsesto Aperti, nonostante tutto, promosso dall’ANFOLS (Associazione Nazionale Fondazioni Lirico Sinfoniche) e sostenuto dall’ANSA; i concerti vanno in onda pure sulla locale emittente televisiva Primocanale. Meglio di niente, questo sì. Sempre in attesa di un barlume di luce in fondo al solito tunnel.
Tutto Beethoven per il primo appuntamento “a distanza”, con l’Ouverture di Egmont, Coriolano e con la Settima. Che dire. Tanto di cappello all’iniziativa, grazie davvero alla nostra orchestra, grazie a Francesco Ivan Ciampa, sul podio di questa serata così irreale, che ha prodigato energia e passione in queste meravigliose pagine, voltate nel silenzio irreale della platea genovese. Non è facile assistere a un concerto virtuale, tanto più se si volessero (ma questa volta non è nelle nostre intenzioni) cogliere quelle sfumature, quelle finezze, quei giochi che nascono dal delicatissimo equilibrio tra le diverse famiglie strumentali; la resa globale, specie della Sinfonia, risulta un po’ falsata, concentrata su questa o quella sezione, a discrezione e gusto della telecamera. Interessante, come sempre accade in televisione, osservare il particolare, snaturato invece l’insieme, che si riduce a un assaggio un po’ superficiale dell’impasto. Ma va bene così, adesso, per lo meno le maestranze del teatro sono tornate sul palco, loro sì, alla ricerca del dialogo e - si può ancora dire? - del contatto, ormai più idea dell’iperuranio che realtà. Più “divertente” - parafrasando il direttore Lorenzo Passerini - il secondo concerto, dedicato alla musica sinfonica italiana di fine Ottocento e della prima metà del Novecento, alle pagine firmate dalla cosiddetta Generazione dell’Ottanta. “Una serata importante, preziosa per tener viva l’Arte, sempre più sofferente in questi lunghi mesi di pandemia. Entriamo a teatro da casa nostra, in attesa di tornarci davvero”.
E allora spazio ai brani brevi e brillanti di Martucci, Casella e Respighi, con trame meno complesse di quelle beethoveniane e più semplici da seguire per la loro tendenza a sottolineare la componente timbrica pura, specifica di ogni strumento, che ne esce, a turno, valorizzato, e a liberare quella cantabilità suadente un po’ tanto latina, per altro visibilmente assecondata dal podio; poi le strizzate d’occhio alla musica del passato, da quella più vicina e virtuosistica - la Paganiniana il verso lo fa proprio bene! - a quella più antica, che riprende il verso degli uccelli, tipicamente barocco; il tutto mediato dagli umori moderni, con un linguaggio di sicuro originale, fatto di gusti d’altri tempi e di suggestioni nuove.
Gli applausi, virtuali, ci sono stati di sicuro, da salotti, cucine e sale da pranzo: noi genovesi, tutti quanti, li abbiamo sentiti.
La recensione si riferisce ai concerti in onda su Primocanale il 21 e il 28 novembre 2020.
Barbara Catellani