Voce recitante | Sylvie Rohrer |
Tenore | Bernard Richter |
Direttore | Daniele Gatti |
Maestro dei cori | Lorenzo Fratini |
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino | |
Coro di voci bianche dell'Accademia del Maggio Musicale Fiorentino | |
Programma | |
Claudio Monteverdi | Lamento d'Arianna SV 107 |
Franz Liszt | Orpheus, poema sinfonico |
Igor Stravinsky | Perséphone, melologo in tre scene |
La serata inaugurale del ciclo sinfonico dell'84° Maggio Musicale Fiorentino (anche se in realtà il festival si è già inaugurato lo scorso 12 aprile con Orfeo ed Euridice di Gluck diretto da Daniele Gatti, vedi la recensione di Fabrizio Moschini) ha in programma composizioni associate ai temi portanti di questo Maggio, che sono il Mito, l'Amore e la Fabula: temi che da sempre hanno stimolato la fantasia di compositori in ogni epoca, ed in quest'occasione la locandina ha anche il pregio di proporre pagine non molto eseguite o conosciute dal grande pubblico.
Questa serata è per fortuna un “punto fermo” nel travagliato calendario del Teatro fiorentino, sottoposto in questi ultimi tempi a cambiamenti di date, di direttori e di cast oltre ogni immaginazione, con conseguenze facilmente intuibili sul pubblico degli spettatori.
Tutti abbiamo letto delle grandi prospettive e dei progetti del sovrintendente Alexander Pereira, più volte ribaditi in interviste, per la futura programmazione del teatro. Va detto subito che questa edizione del Festival deborda ampiamente dai consueti limiti temporali estendendosi per ben tre mesi, dal 12 aprile al 14 luglio, quando si concluderà con un concerto di Zubin Mehta con musiche di Beethoven e Chaikovsky. Il direttore artistico Daniele Gatti, oltre all'opera inaugurale e alla successiva Arianna a Nasso, si è riservato tre concerti che sulla carta si preannunciano davvero importanti: quello del 26 aprile accosta Monteverdi, Liszt e Stravinksky, ed è incentrato sui personaggi mitologici Arianna, Orfeo e Persefone.
Il programma, come si vede dalla locandina, oltre ad essere assai raffinato e “da festival”, presenta un fil-rouge che potremmo individuare nel pathos, nell'emozione che tutto avvolge e compenetra, pur con gli specifici linguaggi musicali dei tre brani. La serata si apre con Arianna, la sventurata amante di Teseo, e viene eseguito l'unico brano superstite dell'opera monteverdiana omonima, il cosiddetto Lamento d'Arianna, per coro a cinque voci e basso continuo, pagina diretta dal Maestro del coro Lorenzo Fratini.
Con un aggancio all'opera inaugurale di questo Maggio è poi la volta del breve e poco noto poema sinfonico lisztiano Orpheus, composto negli anni 1853-1854 come preludio alla prima esecuzione a Weimar di Orfeo ed Euridice di Gluck nella versione francese curata da Hector Berlioz.
Infine abbiamo la complessa struttura dell'ultima composizione in programma, quella stravinskiana su Persefone, la cui ampiezza fa anche da pendant alla relatività brevità degli altri due.
Igor Stravinsky compose il melologo Perséphone per tenore, che impersona il sacerdote Eumolpo e che fa da narratore, una voce recitante (la protagonista Persefone), coro misto, coro di voci bianche e orchestra, su testo di André Gide che si ispirò all'inno omerico a Demetra; la collaborazione fra Gide ed il musicista fu abbastanza problematica per divergenze sulla concezione generale dello spettacolo che, lo ricordiamo, doveva fondere poesia, musica e balletto e coinvolgeva anche la coreografa e ballerina Ida Rubinstein. In un periodo successivo il compositore, evidentemente non soddisfatto del testo di Gide, pensò addirittura di far riscrivere ex novo il libretto a Wystan Hugh Auden, ma poi non se ne fece nulla.
La composizione risale agli anni 1933-34, salvo una revisione successiva. Il tema fondante è quello della primavera, già affrontato da Stravinsky una ventina d'anni prima con la celeberrima Sagra della primavera, pur se in una accezione molto differente: qui non c'è nessun clima primitivo o barbaro, ma un senso della perenne rinascita della natura in un clima quasi idilliaco di perfetta simbiosi con l'uomo. La prima esecuzione fiorentina di Perséphone fu nel 1939 al vecchio Teatro Comunale, diretta da Stravinsky stesso.
La pagina è assai articolata, basta considerare la durata, la forma, il complesso rapporto poesia-musica e gli artisti in campo, pur tenendo conto solo della parte musicale e non di quella coreutica prevista; Daniele Gatti la governa con mano sicura tendendo ad evidenziarne non solo il lirismo ma anche la sotterranea pulsione che informa quasi tutta la composizione. Attentissimo alle trasparenze orchestrali, il direttore appare capace di andare all'essenza della partitura (esattamente come nel poema sinfonico Orpheus di Franz Liszt eseguito in chiusura della prima parte del concerto, reso in maniera raffinata e commovente), mette in grande risalto le prime parti strumentali non limitandosi all'”effetto” ma creando suggestive atmosfere di grande intensità emotiva, cosa che in una pagina disuguale ma affascinante come Perséphone è molto importante, senza perdere di vista la narrazione complessiva.
L'Orchestra, il Coro del Maggio Musicale Fiorentino e il Coro di voci bianche dell'Accademia del Maggio Musicale Fiorentino hanno ampiamente contribuito al successo della serata, ed è necessario raddoppiare le lodi per il Coro anche per l'esemplare esecuzione con precisione, morbidezze e colori del Lamento d'Arianna di Monteverdi diretto in apertura dal suo preparatore Lorenzo Fratini.
In Perséphone la voce recitante Sylvie Rohrer appare poco più che funzionale e forse un po' troppo manierata, mentre il tenore svizzero Bernard Richter (che sostituisce il previsto Juan Francisco Gatell) si disimpegna con onore mostrando una vocalità interessante, anche se appare più a suo agio nei momenti di disteso lirismo che non in quelli dove dorvrebbe venir fuori una maggior incisività, uno per tutti quando canta Perséphone confuse Se refuse, in questo frangente forse neppure aiutato molto dal direttore.
Il pubblico foltissimo che gremiva la bella e sonora Sala Zubin Mehta (particolarmente grave non averla fornita di un grande e maestoso organo a canne, e non solo per la Sinfonia n. 3 di Saint-Saëns!) ha decretato a tutti un successo calorosissimo.
La recensione si riferisce al concerto del 26 aprile 2022.
Fabio Bardelli