Il Re | Tilmann Rönnebeck |
Amneris | Agnieszka Rehlis |
Aida | Christina Nilsson |
Radames | Stefano La Colla |
Ramfis | Vitalij Kowaljow |
Amonasro | Alexey Markov |
Un messaggero | Simeon Esper |
Una sacerdotessa | Ofeliya Pogosyan |
Direttore | Leonardo Sini |
Regia | Katharina Thalbach |
Scene e costumi | Ezio Toffolutti |
Luci | Fabio Antoci |
Coreografie | Christopher Tölle |
Drammaturgia | Johann Casimir Eule |
Maestro del Coro | André Kellinghaus |
Ballerine | Lea Birkhoff, Gabriela Lemma, Carley Marholin, Amanda Mitrevski, Erica Passante, Rebecca Wolbeck, Malwina Stepien |
Ballerini | Petr Buchenkov, Leon Damm, Davide De Biasi, Gerardo Mossuto, Mattia Saracino, Arthur Troitsky, Michael Tucker, Nigel Watson |
Sinfoniechor Dresden – Extrachor der Semperoper Dresden | |
Sächsischer Staatsopernchor Dresden | |
Sächsische Staatskapelle Dresden |
Avremmo dovuto ammirare Dresda sbarluccicante e vivace intorno a quei mercatini di Natale che qualcuno dice siano i più belli dell’orbe terracqueo. L’idea era di immergerci nell’atmosfera prenatalizia dell’antica capitale della Sassonia, allettante ancorché affiancata alla recita di Aida che avevamo adocchiato ed avente diversi spunti d’interesse: Elena Stikhina nel ruolo della protagonista, soprano ormai richiestissimo in tutti i maggiori teatri del mondo, diretta da Leonardo Sini, giovane direttore che da qualche anno stiamo seguendo con grande interesse e che in occasione di queste recite di Aida saliva per la prima volta sul podio della Sächsische Staatskapelle Dresden. Purtroppo, a causa di uno di quei seri impedimenti che talvolta la vita ci pone sul percorso, siamo stati costretti a rinunciare alla data inizialmente prevista.
Siamo quindi giunti in una Dresda più tranquilla e meno scintillante che aveva già riposto nei bauli ogni dettaglio dei recenti festeggiamenti, giusto in tempo per assistere alla penultima delle sette recite di Aida in cartellone.
Va detto che il diverso cast rispetto a quello previsto per la recita di dicembre non ci ha fatto sorgere rimpianti.
La qualità di suono garantita dalla Sächsische Staatskapelle Dresden vale da sola il prezzo del biglietto e la bacchetta di Leonardo Sini ha saputo esaltarne ulteriormente le sue strepitose caratteristiche. Il giovane direttore italiano ha mostrato una personalità fuori dal comune dando l’impressione di dominare dal podio un organico orchestrale in grado di far tremare i polsi anche a direttori di navigatissima carriera. La figura longilinea di Sini è naturalmente elegante ed il gesto chiarissimo, ma ciò che ha ci impressionato è stata soprattutto la capacità di tenere a bada le potenti sonorità di un’orchestra che da qualche giorno sta già provando il Ring diretto da Christian Thielemann in cartellone da fine mese.
La direzione di Sini ha portato all’estremo il contrasto tra lo sfarzo sinfonico di alcune maestose pagine della partitura verdiana e la delicatezza filigranata di momenti dal sapore intimo. Una direzione per cuori forti in cui lo spettatore è stato sbalzato dai potenti vortici del dramma ai languidi sospiri amorosi; il tutto sempre in perfetto equilibrio, senza mai perdere il controllo del timone e con grande attenzione alle esigenze dei cantanti.
Nel ruolo del titolo si è distinta positivamente Christina Nilsson – giovane soprano svedese vincitrice nel 2017 del “Renata Tebaldi International Voice Competition”, nel 2019 terza ad Operalia ed omonima di quel celebre soprano che nella seconda metà dell’Ottocento fu una delle più accreditate rivali di Adelina Patti – dotata di un timbro vocale gradevole e piuttosto peculiare, ottima proiezione, volume adeguato al ruolo. La tecnica sicura le ha consentito di superare senza apparenti problemi tutti gli scogli presenti in uno dei ruoli verdiani più complessi, do dei “Cieli azzurri” compreso. Una cantante che certamente merita l’attenzione che molti importanti teatri europei le stanno riservando.
Accanto a lei nel ruolo di Radames ritroviamo Stefano La Colla, il quale a fronte di un canto di fibra particolarmente generoso riesce ad ottenere, un po’ con i nervi e in parte col mestiere, un buon successo di pubblico. Rispetto al problematico Manrico ascoltato a Zurigo, il ruolo del condottiero egizio sembra adattarsi meglio alle attuali caratteristiche vocali del tenore italiano.
Agnieszka Rehlisha ben incarnato il ruolo di Amneris evidenziando una voce dal timbro piuttosto chiaro ma voluminosa e dall’emissione tornita seppure non omogenea. Il mezzosoprano polacco ha donato al ruolo la sua bella figura per quanto in alcuni momenti la recitazione ci sia parsa un tantino inappropriata e talvolta sopra le righe.
Ottima voce emessa con grande sicurezza tecnica per l’Amonasro interpretato da Alexey Markov; migliorabile il fraseggio che non ci è parso raffinatissimo e un po’ troppo teso all’effetto strappa applauso.
Vitalij Kowaljowè un Ramfis credibilissimo ed autorevole per presenza scenica ma anche in virtù di una voce da autentico basso, scura, possente e omogenea su tutta la gamma.
Sufficiente il Messaggero interpretato da Simeon Esper. Corretta la Sacerdotessa di Ofeliya Pogosyan.
Buona la prova del coro della Semperoper ben preparato da André Kellinghaus.
Gradevoli le coreografie dei balletti firmate da Christopher Tölle e bravi i ballerini dell’organico stabile del teatro.
Abbiamo lasciato per ultima la regia di Katharina Thalbach in quanto ci è parsa del tutto insignificante; improntata su scene stilizzate richiamanti l’antico Egitto e realizzate, come anche i costumi, da Ezio Toffolutti non ha introdotto nessun elemento degno di nota e non si è distinta nemmeno per una particolare attenzione ai movimenti di masse e protagonisti principali.
Al termine della recita, che presentava la sala in condizione di sold out, sono state riservate autentiche ovazioni alla volta di Leonardo Sini e Christina Nilsson ma applausi calorosi sono andati anche a Stefano La Colla e al resto dl cast.
La recensione si riferisce alla recita del 14 gennaio 2023.
Danilo Boaretto