Yassine | Gianluca Moro |
Ettore | Pietro Di Bianco |
Valentina/Il Violino | Sara Fanin |
Giulia | Costanza Fontana |
Mariolina | Antonella Di Giacinto |
Attila/Liutaio | Ramiro Marturana |
Musica | Roberto Scarcella Perino |
Libretto e soggetto | Mark Campbell |
Direttore | Giuseppe Bruno |
Regia | Cecilia Ligorio |
Scene e costumi | Tommaso Lagattolla |
Light designer | Oscar Frosio |
Visual art | Immaginarium Studio |
Orchestra Monteverdi Festival |
Una storia di fantasia che sa divenire al contempo una storia fantastica, un gesto di affetto nei confronti della città dei violini e del suo museo, un’appassionata dichiarazione d’amore per la musica, la quale sa redimere le nostre vite e le rende più tollerabili, e, non da ultimo, l’occasione per abbozzare un sorriso nel vedere un mondo “sottosopra” che fatica ad abituarsi, anche se per breve tempo, a nuove regole: tutto questo è A Sweet Silence in Cremona, opera buffa in un atto (prologo e otto scene), musica di Roberto Scarcella Perino e libretto di Mark Campbell, presentata in prima assoluta mondiale al Teatro Ponchielli.
Siamo nel 2019, il Sindaco di Cremona ha appena emesso un’ordinanza che impone una moratoria contro i rumori molesti nelle vie adiacenti il Museo del Violino per permettere la registrazione in alta definizione del suono dei famosi strumenti in esso contenuti.
Ed ecco che le storie di cinque nostri connazionali, di un algerino, di un cane e di un violino si intrecciano all’interno di un condominio posto proprio nelle adiacenze del Museo in cui avviene la registrazione.
Davvero belle nella loro semplice linearità le scene di Tommaso Lagattolla che sono supporto perfetto per l’arguta regia di Cecilia Ligorio. Una serie di pannelli mobili crea degli spazi che ricordano gli appartamenti del palazzo, all’interno del quale agiscono Ettore, il proprietario di un negozio di scarpe, Valentina, una ragazza che tenta di non far abbaiare il proprio cane, Giulia, donna sposata e in procinto di partorire che paventa una nascita anticipata del bambino mentre il marito è via per lavoro, Mariolina, un’anziana signora che si bea del silenzio venutosi a creare in città, e Yassine, un venditore di rose straniero che fa da collante fra le varie figure.
Sul finale il Violino, inteso come personaggio, inizia col dialogare con il primo violino dell’orchestra per poi condividere con tutta la compagine strumentale, cui si uniscono infine anche le voci di tutti gli altri, il dialogo intrapreso.
Il testo di Campbell è agile, a tratti frizzante, perfettamente il sintonia con il linguaggio musicale di Scarcella Perino, solo apparentemente improntato ad una semplicità e linearità di impianto classico che non sfociano mai però nella banalità. Certo, alcuni spunti e alcune tematiche emergenti dal testo vengono solo accennate e non approfondite, ma si tratta pur sempre di un’opera comica, di una commedia che punta più che altro a trovare un rifugio dagli eccessivi rumori della vita nella musica, vista come pharmakon, lanciando uno sguardo bonariamente divertito all’umanità e ai suoi problemi.
Davide Bruno offre una lettura frizzante ed estremamente dinamica della partitura, sia laddove il ritmo si fa più sincopato, sia nei momenti in cui da un’aria ricca di dissonanze si passa a momenti più distesi ed ariosi. La sua è un’esegesi coerente e coesa, che contribuisce non poco alla valorizzazione di quanto scritto da Scarcella Perino.
Gianluca Moro è un ottimo Yassine, brioso, ottimista, a tutti gli effetti cittadino cremonese, che con il suo entusiasmo fuga le diffidenze del convincente Ettore di Pietro di Bianco tutto proiettato in sé e ossessionato da problemi economici. Antonella di Giacinto veste perfettamente i panni di una gradevolissima Mariolina che del silenzio fa uno stile di vita e che, anzi, si augurerebbe di morire proprio nel corso di una giornata così perfetta. Costanza Fontana brilla per correttezza e precisione nell’esecuzione della sua non semplice aria, in cui interpreta Giulia, affannata e agitata dall’idea di un parto prematuro. A completare il cast oltre a Ramiro Marturana, che ben tratteggia i ruoli del cane Attila e di un Liutaio, Sara Fanin impersona Valentina, ma anche il Violino della cui partitura non teme gli acuti.
Teatro gremito e pubblico entusiasta che, sul finale, non ha certo lesinato gli applausi indirizzati con entusiasmo a tutte le componenti, così da coronare al meglio una serata che ha visto molti Cremonesi uscire dal teatro orgogliosi per questo biglietto da visita che porterà il nome della città padana nei prossimi tempi in scena a Firenze e successivamente a New York.
La recensione si riferisce alla serata del 8 maggio 2022
Simone Manfredini