Direttore | Antonio Greco |
Orchestra e Coro Monteverdi Festival - Cremona Antiqua |
Capolavoro assoluto del Divin Claudio, il Vespro della Beata Vergine di Monteverdi non può che essere ogni anno un appuntamento fisso del Festival a lui dedicato.
Stampato a Venezia da Amadino nel 1610 con dedica al papa Paolo V Borghese e “composto sopra canti fermi sex vocibus et sex instrumentis” come indicato nel titolo, è opera mirabile per la ricchezza dei dettagli e delle soluzioni musicali che esso presenta, oltre che, naturalmente, per quella finezza, profondità e densità espressiva che ne fanno una grande preghiera in musica, a tratti maestosa e solenne, a tratti intima e spirituale.
L’importanza della composizione consiste nell’utilizzo da parte del suo compositore di una notevole varietà di stili che vanno dalla scrittura policorale alla coloritura vocale virtuosistica, dall’uso della polifonia di stampo madrigalistico a quello di monodie e duetti espressivi o di arditi pezzi strumentali, il tutto fuso all’interno di un eccezionale amalgama.
Molto interessante appare anche l’inserzione di mottetti a voci sole che parrebbero a prima vista escludere un utilizzo strettamente liturgico dell’opera secondo quelli che erano i dettami del Concilio di Trento. Non era però pratica rara all’epoca, sebbene fermamente condannata dalla Chiesa, quella di operare sostituzioni strumentali o vocali del testo dell’antifona, probabilmente solo recitato in pectore dal celebrante. Forse proprio in quest’ottica va interpretato il Vespro che poteva essere impiegato solennemente in svariate festività dedicate alla Vergine; in questa scia non è per altro esclusa la possibilità di un’esecuzione anche privata e non solo liturgica dell’opera, o di parte di essa, senza intaccare l’evidente unità musicale della composizione stessa.
Resta il fatto che è palese, a chiunque lo ascolti, come ci si trovi di fronte a un vero e proprio monumento, un autentico caposaldo della musica occidentale, punto di contatto imprescindibile fra la tradizione polifonica classica e le nuove prospettive del barocco.
A dirigere l’Orchestra e il Coro Monteverdi Festival - Cremona antiqua la sapiente bacchetta di Antonio Greco, direttore musicale principale del Festival stesso.
Davvero mirabili l’armonia, l’equilibrio generale fra le parti, la scelta accurata delle giuste dinamiche che non solo rivelano un lavoro attento di studio e ricerca, ma sono anche il segno di una sensibilità interpretativa, di una intelligenza musicale e di una maturità artistica che vanno ben oltre il mero dato tecnico.
Per citare solo qualche passaggio si va da un "Laudate pueri" eseguito con tempi leggermente distesi, cosi da poter assaporare ogni dettaglio della partitura, ad un dolcissimo "Nigra sum" ricco di una sensualità misurata ma toccante, fino a giungere al "Duo Seraphim" intriso di un estatico misticismo.
Tutto è calibrato al millimetro, perfetto, senza sbavature, ricco di pathos e, perché no, di quella sensibilità religiosa all’interno della quale quest’opera deve sempre essere letta. Ne deriva un’esecuzione davvero splendida che, riteniamo, ha davvero pochi paragoni.
Perfette dal canto loro anche la compagine musicale e quella corale che brillano per compattezza e coesione straordinarie, evidenziate anche, sebbene non soltanto, dall’assoluta precisione degli attacchi.
Chiesa di Sant’Agostino gremita di un pubblico, anche internazionale, entusiasta e prodigo di applausi.
Al temine dell’evento, nella Cappella “Sergio Renzi” sita all’interno dell’Istituto “Antonio Stradivari”, Elena Rivoltini ha presentato Barocco elettronico, una rivisitazione in chiave elettronica del Vespro della Beata Vergine di Monteverdi, a metà tra concerto, installazione sonora e performance site specific che trae ispirazione dal Lucernarium, una particolare liturgia della luce che originariamente precedeva il canto dei Vespri
La recensione si riferisce al concerto del 18 giugno 2022.
Simone Manfredini