Larina | Elena Traversi |
Tat'jana | Amanda Echalaz |
Olga | Lena Belkina |
Filipp'evna | Cristina Melis |
Evgenij Onegin | Artur Rucinski |
Lenskij | Sergej Skorokhodov |
Il Principe Gremin | Alexei Tanovitski |
Un capitano della guardia | Nicolò Ceriani |
Zareckij | Luca Gallo |
Triquet | Thomas Morris |
"O" | Emil Wesolowski |
Guillot | Marco Argentina |
Direttore | Aziz Shokhakimov |
Regia | Mariusz Trelinski |
Scene | Boris Foltýn Kudlička |
Costumi | Joanna Klimas |
Luci | Felice Ross |
Coreografie | Emil Wesolowski |
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Comunale di Bologna | |
Maestro del coro | Andrea Faidutti |
“O”, come Onegin: un anziano signore ora blasè ora violento, biancovestito ed onnipresente regge le fila della narrazione scenica, trafigge i protagonisti, Cupido invecchiato, col suo bastone da passeggio, li sfida, li incalza ed alla fine soccombe, come il giovane dandy del quale è immagine speculare.
Mariusz Trelinski, talentuoso regista polacco, introduce il personaggio muto di “O” come una guida, un io narrante motore e vittima allo stesso tempo: è la trasposizione visibile di Onegin, il quale è giovane nell’aspetto ma vecchio nell’anima.
Nella visione di Trelinski la ricerca dell’amore, la gioia di vivere, la freschezza della gioventù, presenti in qualche modo nel romanzo in versi di Puškin si scontrano con una realtà di algida crudezza, nella quale i sentimenti vengono soffocati al loro stesso nascere.
Grazie alle scene, bellissime, di Boris Foltýn Kudlička ed ai costumi assai curati di Joanna Klimas, la cupezza delle atmosfere diventa palpabile. Pochi elementi, spesso omaggio a diversi periodi storici quasi a sottolineare l’universalità del dramma, proiettano l’azione dapprima in una campagna gelida nella quale i tronchi esili delle betulle sembrano posti a baluardo di una pace agreste tanto agognata quanto illusoria.
Il ballo del secondo atto, nel quale dominano arredi fluorescenti, è una danza di lupi a cui Tat'jana giunge bendata e dopo aver atteso a lungo dinanzi ad una porta di ghiaccio. Il duello fatale tra Lenskij ed Onegin avviene in una dimensione sospesa, plumbea, sotto una nevicata irreale. L’ultimo incontro fra Tat'jana e Onegin è ambientato in un spazio che richiama quelli undergound anni settanta, ma che al contempo allude ad un futuro non meglio definito.
L’interazione fra i protagonisti è di matrice quasi espressionistica, tanto il gesto teatrale risulta rarefatto, contrapponendosi a quello esasperato ed esteriore delle masse, le quali danzano sulle incisive coreografie di Emil Wesołowski.
Se la parte visiva dello spettacolo convince sino in fondo per la profondità della lettura e la linearità del discorso drammaturgico, l’esecuzione musicale, pur complessivamente buona, presenta qualche elemento non del tutto condivisibile.
Eccellente, nel ruolo eponimo, Artur Rucinski, cantante dal fraseggio elegante e dalle non comuni doti attoriali. L’Onegin di Rucinski è gelidamente spietato ed allo stesso tempo infantilmente fragile, animato da una miriade di sentimenti contrastanti ed incapace di esprimerne alcuno. La voce corre duttile, si piega docile a molteplici sfumature e si unisce ad una recitazione partecipe ed intensa.
La prova di Amanda Echalaz, Tat’jana, parte un po’ in salita ma di atto in atto diviene sicura, sino a sfociare nel chiarificatore duetto conclusivo, cantato con ricchezza di accenti oltre che con voce di bella rotondità.
Impeccabile il Lenskij sognatore e appassionato di Sergej Skorokhodov, il quale possiede mezzi vocali di grande bellezza, che si coniugano con una tecnica che gli consente una facile salita all’acuto ed una padronanza assoluta delle mezzevoci.
Semplicemente straordinario il coreografo Emil Wesołowski nella parte di “O”.
Modesto, di contro, il Gremin di Alexei Tanovitski, monocorde nel fraseggio e sbiancato in acuto.
Thomas Morrisrecita benissimo la parte di Triquet, ma sembra dimenticare che al gesto si dovrebbe accompagnare il canto, davvero approssimativo in più di un passaggio.
Buona ci è sembrata la Olga di Lena Belkina, come assolutamente a posto abbiamo trovato la partecipe Filipp'evna di Cristina Melis e la Larinadi Elena Traversi.
Completano onorevolmente il cast Luca Gallo, Zareckij, Marco Argentina, Guillot e Nicolò Ceriani, un Capitano della guardia.
Il coro, preparato da Andrea Faidutti, offre una prova di buona qualità.
Vero punto debole la direzione di Aziz Shokhakimov, sfilacciata nei tempi, pesante nei volumi, incolore e monocorde nelle dinamiche, anonima nelle agogiche.
Alla fine successo pieno per tutti, con meritate ovazioni a Rucinski, Skorokhodov, Wesołowski e soprattutto a Trelinski.
Alessandro Cammarano