Corrado | Rame Lahaj |
Medora | Guanqun Yu |
Seid | Vladimir Stoyanov |
Gulnara | Salome Jicia |
Selimo | Mauro Secci |
Giovanni | Emanuele Cordaro |
Un eunuco, uno schiavo | Tommaso Nicolosi |
Direttore | Stefano Montanari |
Regia | Lamberto Puggelli |
ripresa da | Grazia Pulvirenti |
Scene | Marco Capuana |
Costumi | Vera Marzot |
Luci | Andra Borelli |
Maestro d'armi | Renzo Musumeci Greco |
Maestro del coro | Marco Medved |
Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli | |
Allestimento scenico Fondazione Teatro Regio di Parma in coproduzione con Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova |
Tre le opere del periodo che Verdi stesso aveva definito “anni di galera” c’è anche Il corsaro, tratto da The Corsair di George Byron, un poema in tre canti che ebbe nella prima metà dell’Ottocento una larga notorietà. D’altronde quegli anni ’40 segnarono per il compositore il periodo di massima infatuazione byroniana, che iniziò nel novembre del 1844 con la messinscena de I due Foscari.
Il libretto di Francesco Maria Piave ripercorre le avventure di un gruppo di corsari (tra cui il protagonista Corrado con la sua amata Medora) e del pascià Seid con i suoi soldati musulmani, le odalische e la prediletta Gulnara.. Dopo la prima assoluta al Teatro Grande di Trieste il 25 ottobre 1848, l’opera fu ripresa tre volte nel 1852 e, prima di cadere in un lunghissimo oblio, fu messa in scena al San Carlo di Napoli nel 1854 e in qualche altro teatro secondario fino al 1864. Bisognerà poi aspettare le esecuzioni veneziane in forma di concerto del 1954 e del 1963 per riascoltarla. Ma furono le rappresentazioni di fine anni ‘70 a Parma, Trieste e Venezia con grande protagonista Katia Ricciarelli a far risaltare i tanti aspetti interessanti di questo lavoro, dove accanto a pagine più banali si alternano momenti di grande respiro lirico e di livello elevato che testimoniano lo stile sempre più evoluto di Verdi.
Era stato proprio il celebre soprano a portare per la prima volta quest’opera in Puglia, al Politeama Greco di Lecce nel 2001, quando era direttrice artistica della Stagione Lirica della Provincia di Lecce. E ora finalmente Il corsaro è arrivato con grande successo al Petruzzelli di Bari per l’inaugurazione della “Stagione d’Opera e di Balletto 2025”. Titolo che si aggiunge dunque a tutti gli altri rari o, come in questo caso, mai rappresentati al politeama barese e proposti in questi ultimi dieci anni dal sovrintendente Massimo Biscardi, al termine della sua gestione: dal prossimo mese assumerà infatti la presidenza dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma.
Il suggestivo e ormai storico allestimento era quello del 2004 del Teatro Carlo Felice di Genova e del Teatro Regio di Parma per la regia dello scomparso Lamberto Puggelli, ripresa nell’occasione da Grazia Pulvirenti, con le scene di Marco Capuana e i bellissimi costumi di Vera Marzot. I “semplici” movimenti di vele e il portentoso gioco di luci e colori a cura di Andrea Borelli, sullo sfondo di cielo e mare “usciti” dai dipinti William Turner, tra i massimi rappresentanti del romanticismo inglese, hanno generato un’indubbia spettacolarità dell’insieme, culminante nella scena della battaglia tra Turchi e corsari, la cui splendida realizzazione è stata affidata al noto maestro d’armi Renzo Musumeci Greco.
L’esuberante direzione di Stefano Montanari, sul podio dell’ottima Orchestra del Teatro, ha esaltato la quarantottesca partitura verdiana con una pulizia di suono e un equilibrio con il palcoscenico esemplari anche nelle pagine più delicate, dove le tinte e gli impasti sono stati evidenziati con grande raffinatezza. Sugli scudi il Coro del Teatro, diretto con maestria da Marco Medved, con il settore maschile che ha impersonato i corsari brillando per potenza e compattezza di suono, e quello femminile in grado di esprimere al meglio il canto sinuoso delle odalische.
Nell parte del protagonista Corrado ha ben figurato Rame Lahaj, il prestante tenore kosovaro già apprezzato tre anni fa in Tosca per il suo timbro pieno e squillante. L’esecuzione della cavatina “Tutto parea sorridere” è stata buona ma con l’intonazione crescente: la sua curata linea di canto e il fraseggio incisivo e appassionato sono però emersi pienamente nel terzo atto nella scena della prigione, nel duetto che segue con Gulnara e nel terzetto finale con Medora.
Nella parte di Gulnara, tipica del soprano drammatico d’agilità che deve alternare momenti di grande slancio ad altri di maggiore liricità, Salome Jicia ha mostrato una buona padronanza del suo personaggio, reso con presenza scenica e una notevole duttilità nella voce, onorando le agilità della sua cabaletta “Ah conforto è sol la speme”. Brava anche Guanqun Yu, il soprano cinese che grazie al colore del timbro ha restituito al personaggio di Medora, a partire dalla bellissima e molto ben eseguita romanza iniziale “Non so le tetre immagini”, le caratteristiche vocali e sceniche di fanciulla angelicata. Poco riuscita invece la puntatura alla fine del duetto del primo atto.
Il baritono bulgaro Vladimir Stoyanov, già apprezzato al Petruzzelli in Aida, Traviata e Otello, ha egregiamente interpretato la parte del sultano Seid, rendendolo meno malvagio di quanto il testo suggerirebbe grazie alla sua voce perfettamente emessa e a un fraseggio sfumato ed elegantemente autorevole. Completavano adeguatamente il cast Mauro Secci (Selimo), Emanuele Cordaro (Giovanni) e Tommaso Nicolosi (Un eunuco, uno schiavo).
Alla fine applausi calorosissimi per tutti i protagonisti.
La recensione si riferisce alla serata del 17 gennaio 2025
Eraldo Martucci