Duca di Mantova | René Barbera |
Rigoletto | Roman Burdenko |
Gilda | Aigul Khismatullina |
Sparafucile | Alexander Köpeczi |
Maddalena | Maya Gour |
Giovanna | Eva Kroon |
Monterone | Frederik Bergman |
Marullo | Martin Mkhize |
Matteo Borsa | Salvador Villanueva |
Ceprano | Joe Chalmers |
Contessa | Martina Myskohlid |
Paggio | Daria Brusova |
Usciere di corte | Peter Arink |
Direttore | Antonino Fogliani |
Regia | Damiano Michieletto |
Scene | Paolo Fantin |
Costumi | Auguste Cavalca |
Video | Roland Horvath |
Maestro del Coro | Edward Ananian-Cooper |
Coro dell'Opera Nazionale Olandese | |
Orchestra Filarmonica Olandese (Nederlands Philharmonisch Orkest) |
La stagione 2024-2025 dell’Opera Nazionale Olandese si inaugura con una ripresa di Rigoletto nella produzione firmata da Damiano Michieletto andata in scena nel maggio 2017.
«Michieletto (ri)legge la vicenda come un’allucinazione di Rigoletto che, impazzito per essersi reso involontario artefice della morte della figlia, è segregato nel camerone di un manicomio dove tutta la vicenda si svolge. I cortigiani, forse altri degenti, sono nell’immaginazione di Rigoletto repliche del Duca, e Sparafucile, un infermiere, sfodera al posto della spada un ben più prosaico rasoio. Tutta la vicenda si snoda in un clima di ossessiva prevaricazione e abuso che a tratti crea quasi malessere fisico e si conclude con Rigoletto sottoposto a elettroshock. Il Rigoletto di Michieletto è una creatura malata, che vive di un amore insano e geloso per la figlia che viene reclusa e trattata come un oggetto: a questo credo alluda la bambola a grandezza naturale con le fattezze di Gilda onnipresente in scena e a questo rimandano le belle proiezioni video che, come flashback, mostrano Gilda da bambina prigioniera nella sua stanza. Il problema è che Rigoletto è anche altro: la bambola e le proiezioni tendono a stancare a distrarre dalla musica e del canto…»
Rivista oggi, dopo sette anni, si possono fare le stesse considerazioni. Rimane l’ammirazione per uno spettacolo superbamente realizzato e molto valorizzato dall’impianto scenico di Paolo Fantin e dalle bellissime luci e le belle proiezioni video di Alessandro Carletti e Roland Horvath ma, vuoi per colpa della ripresa, vuoi per colpa del fatto che troppe se ne sono viste negli ultimi anni di queste riletture onirico-psicologiche è difficile non constatare come questo spettacolo sia invecchiato e abbia perso molto di quella carica che lo caratterizzava.
Roman Burdenko come Rigoletto si muove assai bene in scena e pare aderire con convinzione all’idea registica che del personaggio tocca solamente la corda drammatica e non quella patetica: ne risulta un Rigoletto interpretativamente piuttosto monocorde, e quel continuo andare su e giù per la scena zoppicando e rantolando alla fine annoia lo spettatore e anche l’ascoltatore. Vocalmente è corretto, non gigioneggia e lo si ascolta con piacere anche se non con particolare interesse.
«Gilda, come Rigoletto, vive di un amore malato, quello per il Duca che la porterà alla morte, ma una morte che è vista dal regista come riscatto e, probabilmente, come unica soluzione per sfuggire all’amore malato del padre: psicanaliticamente, forse Gilda uccidendosi uccide il padre e tutto quello che egli rappresenta. »
Aigul Khismatullina ben si adatta a questa visione del personaggio, evitando bamboleggiamenti e svenevolezze. Il suo "Caro nome" è ben cantato e restituito con una bella verità di accenti.
René Barbera è un Duca di solidi mezzi vocali che del personaggio coglie solo il lato tracotante e in mancanza di mezzevoci l’innamorato latita e l’espressività è limitata, così che la Ballata, "Parmi veder le lagrime" e relativa cabaletta, e la "Donna è mobile" sono sostanzialmente e genericamente identiche.
Sguaiato lo Sparafucile di Alexander Kopeczi e funzionale la Maddalena di Maya Gour.
Antonino Fogliani dirige con sicurezza e spedito passo teatrale poco incline agli indugi, imprimendo alla narrazione un senso di urgenza e angoscia che, benché assai esteriori, ben si allineano con la parte scenica. Se buono è il ventaglio cromatico la direzione manca sostanzialmente di contrasti dinamici: tutto si risolve, specialmente nella prima parte, in un livellamento sul forte delle sonorità, arrivando, per esempio, ad uno "Zitti, zitti, moviamo a vendetta" urlato invece che cantato pianissimo e sottovoce come prescritto da Verdi. Fogliani si dimostra comunque buon accompagnatore e fortunatamente segue (quello che credo sia, in mancanza di notizie certe sul libretto di sala) la versione critica della partitura, con la quale spariscono acuti e puntature, vengono ripristinate le cadenze originali nel duetto di Gilda col Duca e alla fine di "Parmi veder le lagrime".
Buone le prova della Nederlands Philharmonish Orkest e del Coro dell’Opera Nazionale Olandese preparato da Edward Ananian-Cooper
La recensione si riferisce alla recita del 10 Settembre 2024.
Edoardo Saccenti