Autore | Luciano Chailly |
Editore | Edizioni Curci |
Prima edizione | 2022 |
Pagine | 304 |
Prezzo di copertina | 23 € |
ISBN | 978-88-6395-094-6 |
Che Dino Buzzati sia stato uno dei più grandi scrittori italiani del XX secolo è cosa nota anche ai lettori più distratti; che sia stato anche pittore ed illustratore è conosciuto ad una gran parte del pubblico italiano, basta anche solo lo stupendo – visivamente, e non solo – Poema a fumetti, per dimostrarlo; che tra le sue molteplici attività abbia svolto anche il ruolo di librettista, scenografo e costumista per il teatro d'opera, è probabilmente ignorato dai più.
Pubblicato originariamente nel 1987, torna in libreria – merito dei tipi di Edizioni Curci – un libro interessantissimo di Luciano Chailly, a far luce su quest'ultimo Buzzati meno noto, non foss'altro perché si tratta di lavori caduti nel dimenticatoio e relegati in una dimensione oramai storica, probabilmente annientati proprio dal peso del Buzzati scrittore. E l'opportunità “storicistica” è proprio quella che ha propiziato la riedizione del volume, ripubblicato in occasione del cinquantennale della morte dello scrittore (era il 1972). Ma coincide anche con i vent'anni dalla scomparsa dello stesso Chailly. Un libro del genere cade a fagiuolo nel 2022, per celebrare due personaggi tanto importanti per l'arte italiana della seconda metà del Novecento, nonostante gli strascichi del covid che hanno ritardato le presentazioni dal vivo di un anno.
Due piccioni con una fava, anche perché i due erano grandi amici – un'amicizia nata proprio intorno alla musica – e molte sono le collaborazioni e le frequentazioni che Chailly riversa minuziosamente, direttamente dalla sua memoria e dai suoi appunti, in questo volume.
Dunque un libro di memorie? O un nostalgico omaggio a un amico e collaboratore che non c'è più? In realtà siamo ben lontani da questo. Non mancano i toni affettuosi, gli aneddoti, gli scambi epistolari, ma in Chailly prevale il senso critico del musicologo e tutto viene filtrato attraverso la prospettiva dello studioso, compreso il loro stesso rapporto personale e lavorativo.
Racconto in prima persona – Chailly fu un protagonista di quell'epoca – e al tempo stesso opera da storico, nel tracciare le occasioni, i perché e i percome della musica italiana per il ventennio che va dagli anni 50 agli anni 70. Gli incontri, le collaborazioni di Buzzati nell'ambito musicale. Un documento preziosissimo per le informazioni cosiddette di contesto che offre: si ripercorre un ventennio di storia musicale italiana. Al di là del primo titolo Buzzati in musica, l'interesse di questo volume è sintetizzato soprattutto dal sottotitolo: L'opera italiana nel dopoguerra.
Chailly infatti raccoglie minuziosamente tutte le informazioni sulle opere a cui Buzzati ha collaborato, e dettaglia anche un preziosissimo contesto. Lui, che nel suo ruolo privilegiato di uno dei più stretti collaboratori dello scrittore (ha musicato quattro libretti), di direttore Rai e poi di sovrintendente alla Scala di musica ne ha vista tanta; e di compositori pure. Racconta il lavoro di Buzzati nel campo della musica contemporanea, e nel farlo racconta il lavoro di tanti altri compositori oggi scomparsi, sciorina nomi e titoli che oggi non sentiamo più. Compresi i loro: opere come Ferrovia sopraelevata o Il cappotto che pure, stando alle parole di Chailly ebbero un buon successo di pubblico e di critica. Nello scrivere questo libro Chailly aprì il suo archivio privato: rassegne stampa, lettere di amici e conoscenti – suoi e di Buzzati. Un documento prezioso per i fatti musicali e operistici riportati. E testimonianza di una bella amicizia. Non lo nascondiamo: un poco trafigge il cuore constatare che quasi tutti i titoli e i nomi sciorinati da Chailly siano andati dispersi come le famose lacrime nella pioggia. E non se ne avrebbe notizia alcuna, se non frugando tra gli archivi (chissà le Teche Rai quanti gioielli nascondono). Benemerita dunque la riedizione Curci.
Arricchiscono il volume i libretti originali di due opere della coppia (Procedura penale, del 1959, ed Era proibito, del 1961), oltre ai quattro racconti di Buzzati da cui sono state tratte opere liriche, ad opera dello stesso Buzzati o di altri (Il mantello di Chailly, Battono alla porta di Riccardo Malipiero, La giacca dannata di Giulio Viozzi e La fontana di Mario Bugamelli).
Emiliano Michelon