General Wladimir Katschalow | Stefan Kurt |
Tatjana | Alma Sadé |
Lydia Pawlowska | Vera-Lotte Boecker |
Roderich Zirbitz | Dominik Köninger |
Ito | Tansel Akzeybek |
Colonel Baltischew | Tino Lindenberg |
Grand Duke Michailowitsch | Luca Schaub |
Direttore | Jordan De Souza |
Regia | Barrie Kosky |
Scene e luci | Klaus Grünberg |
Costumi | Dinah Ehm |
Coreografia | Otto Pichler |
Drammaturgia | Ulrich Lenz |
Regia Video | Götz Filenius |
Orchestra della Komische Oper Berlin | |
Ballerini e comparse dela Komische Oper Berlin | |
Registrato il 25 gennaio 2020 alla Komische Oper di Berlino | |
Una co-produzione Komische Oper di Berlino e Naxos | |
Supporto 1 DVD | |
Edizione Naxos |
Il 25 gennaio 2020, poco prima che l’emergenza sanitaria costringesse a spegnere le luci e calare il sipario in tutti i teatri, la Komische Oper di Berlino ha registrato e prodotto in collaborazione con Naxos una pregevole operetta riportata in vita dopo ottantasette anni di silenzio: Frühlingsstürme (“Tempeste di primavera”) del compositore ceco Jaromír Weinberger.
Nato a Praga nel 1896 e allievo di Max Reger, Weinberger ottiene un grande successo negli anni Venti con la sua opera Schwanda the Bagpiper (“Schwanda il suonatore di cornamusa”). Dopo la prima del 1927 nel Teatro Nazionale di Praga le repliche dello spettacolo in Germania superano persino Carmen e Il flauto magico ed è eseguito a Vienna, New York, Londra e Buenos Aires. Nel gennaio del 1933, solo una decina di giorni prima del giuramento di Adolf Hitler come Cancelliere tedesco, Frühlingsstürme va in scena al teatro dell’Admiralspalast a Berlino con Richard Tauber e Jarmila Novotná. Rappresenta l’ultima operetta della Repubblica di Weimar, un periodo travagliato della storia tedesca che va dalla fine della Prima Guerra Mondiale al 30 gennaio 1933, data in cui i nazisti prendono il potere. I “ruggenti anni Venti”, un’epoca di liberalismo artistico e non solo, si interrompe bruscamente. Weinberger, appartenente a una famiglia di origine ebraica, deve lasciare la Germania e si stabilisce dopo diversi spostamenti negli Stati Uniti fino alla sua scomparsa nel 1967. Frühlingsstürme abbandona Berlino per quasi novant’anni, quando questa nuova versione, ridisegnata e riorchestrata, viene ripresentata, appunto, alla Komische Oper nel gennaio 2020. Per molto tempo si è ipotizzato che la partitura completa dell’operetta fosse andata persa o distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale, ma, come ha scoperto Ulrich Lenz, consulente drammaturgico della Komische Oper, non poteva essere così: c’era stata una rappresentazione nella città ceca di Ostrava, così pure una trasmissione radiofonica nel 1947. Tuttavia, il regista Barrie Kosky e il suo team hanno dovuto commissionare a Norbert Biermann una nuova orchestrazione di una partitura per pianoforte e voce, l’unico riferimento esistente insieme ad alcune vecchie registrazioni. Biermann ha lavorato per due anni per riarrangiare l’operetta, ampliandola con alcuni nuovi brani e un quartetto finale. Un lungo impegno che ha dato ottimi risultati con l’inserimento nell’organico orchestrale di banjo, mandolino, arpa e celesta.
La trama, un racconto di spionaggio ambientato nel 1905 durante la guerra russo-giapponese, è un’arguta commistione di romanticismo, commedia e spettacolo teatrale. A differenza della maggior parte delle operette, il finale risulta agrodolce piuttosto che gioioso. La regia di Barrie Kosky sviluppa l’azione attorno a un grande baule di legno, che si apre accompagnato dai temi luminosi e brillanti dell’ouverture come se avesse racchiuso e conservato Frühlingsstürme per decenni con l’intento di svelare di nuovo l’operetta al pubblico berlinese. Da segnalare anche innovativi elementi scenici che danno ritmo e dinamismo all’azione, come una scalinata simile a quelle dei varietà e una porta girevole collocate sul palco. L’atto finale inizia con i fuochi d’artificio, probabilmente un riferimento allo scoppio della guerra russo-giapponese, altro espediente per spettacolarizzare ulteriormente la rappresentazione.
Jordan de Souza alla direzione dell’orchestra della Komische Oper di Berlino è all’altezza del compito di riportare alla luce delle pagine dimenticate. Azzeccate anche le coreografie della ballerine guidate da Otto Pichler, che enfatizzano notevolmente le suadenti melodie dello spettacolo. Al centro della storia c’è la vedova Lydia Pawlowska di San Pietroburgo, affidata a Vera-Lotte Boecker, valido soprano che ben interpreta il personaggio. Tansel Akzeybek conferisce un timbro quasi giovanile all’ufficiale giapponese Ito, che si innamora della vedova russa, e risulta il meno convincente tra gli interpreti. Ottime invece le performance degli altri protagonisti. L’attore Stefan Kurt eccelle nel ruolo comico del Generale Katschalow, che mette gli occhi su Lydia, e ben figura pure nell’aria di Lenski dell’Evgenij Onegin che il regista gli fa intonare in russo. Padre di Tatjana, rappresentata dalla vivace Alma Sadé, è preoccupato dal fatto che la figlia abbia una relazione con Roderich Zirbitz, un giornalista berlinese sotto copertura, interpretato con agilità e spigliatezza da Dominik Köninger. Due ore e mezza di spettacolo scorrono fluide grazie alle brillanti intuizioni del regista Barrie Kosky, che ha il merito di credere fino in fondo alla rinascita di un copione e di una partitura che sembravano ormai destinati all’oblio.
Emanuele Lavizzari