Flicorno Soprano | Dario Savino Doronzo |
Pianoforte | Pietro Gallo |
Clarinetto (traccia n. 2, 4, 8) | Gabriele Mirabassi |
Compositore | Daniele Sardone |
Duo Re-Imagine | |
Antonio Cesti | Intorno all'idol mio |
Antonio Caldara | Sebben, crudele |
Alessandro Scarlatti | Chi vuole innamorarsi |
Alessandro Scarlatti | O cessate di piagarmi |
Benedetto Marcello | Quella fiamma che m'accende |
Giulio Caccini | Tu c'hai le penne, amore |
Francesco Cavalli | Delizie contente che l'alma beate |
Nicola Porpora | Dall'amor più sventurato |
2023 - 1 Cd DiG Digressione Music |
È curioso constatare come la legge di Lavoisier – «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma» – sia valida non solo per la chimica e la fisica, ma anche nell'arte: è l'artista creatore, infatti, che trae dalla propria esperienza, dai suoi studi e dai suoi interessi l'ispirazione per dare vita alla propria opera. Tale principio è valido soprattutto per la musica, in cui l'esecutore è a tutti gli effetti co-creatore e ogni nuova esecuzione si nutre di quelle precedenti.
L'opera seconda del Duo Re-Imagine è uno splendido esempio di quanto sopra: il flicornista Dario Savino Doronzo e il pianista Pietro Gallo riprendono in chiave jazz alcune arie del barocco italiano, una linfa ancora vitale per la nostra musica. Non nuova come operazione in termini assoluti, basti ricordare la rilettura jazzistica di Monteverdi che Roberta Mameli e La Venexiana fecero in 'Round M; e gli stessi Doronzo e Gallo proseguono su una strada già battuta da loro, in una continuità stilistica e tematica che non può che maturare ancora di più.
Se nel primo disco il pretesto ispiratore era l'opera, in cui “Nessun dorma” pucciniane, ouvertures verdiane et similia erano utilizzate come fossero standard del jazz da cui far scaturire l'improvvisazione, in Reimagining Aria l'operazione è per certi versi più ardita, ma anche molto più ragionata: Doronzo e Gallo pescano a piene mani dal repertorio barocco italiano e creano un ponte tra compositori come Antonio Cesti, Nicola Porpora, Giulio Caccini e la musica della nostra epoca, raccogliendo anche molta di quella che c'è passata nel mezzo. É un tuffo che attraversa i secoli di storia della musica, colta e popular, il tutto rivisto attraverso le diafane sonorità cool jazz del pianoforte di Pietro Gallo e il vellutato suono del flicorno soprano di Dario Doronzo. É un lavoro molto più unitario del precedente, ed estremamente più complesso: qui le arie non sono un mero pretesto per l'improvvisazione, ma un punto di partenza per esplorare nuovi mondi e nuove sonorità, grazie al ragionato lavoro di composizione di Daniele Sardone che si è fatto carico di assemblare questi itinerari come su una cartina geografica crono-musicale.
«Omaggiare il passato per dialogare con il presente» è l'obiettivo dichiarato del progetto: così si spiega come partendo dalla prima frase di 'Intorno all'idol mio' di Antonio Cesti nasca un concept album ricco di sonorità antiche e presenti, che giocano con il contrappunto (il 'Sebben crudele' di Caldara, con il clarinetto di Gabriele Mirabassi), canzoni pop turche ('Chi vuole innamorarsi' di Scarlatti, in un curioso e riuscitissimo mash-up con Begonvil della cantante pop Sezen Aksu) e romanticismo (lo Chopin dello studio op. 10 n. 3 che fa capolino nel 'Delizie contente che l'alma beate' di Cavalli). E non mancano ritmi caraibici, citazioni e sonorità più propriamente jazz, in una mirabolante capacità tanto di sintesi quanto di eclettismo musicale del duo Doronzo e Gallo a cui si aggiunge il clarinetto di Mirabassi ad arricchire la tavolozza in alcune tracce.
Parliamoci chiaro: è un disco che scontenterà gli appassionati del canto barocco, come già fece la loro opera prima. Per tutti gli altri, il viaggio potrà a volte essere ostico o disagevole, di sicuro spiazzante: non siamo abituati a immaginarci queste arie trattate in questo modo. Eppure, una volta compreso lo spirito dell'opera non si può fare altro che sedersi e ascoltare affascinati.
Emiliano Michelon