Titolo | Birgit Nilsson: A league of her own |
Testo, regia, voce fuori campo (tedesco) | Thomas Voigt |
Regia, montaggio | Wolfgang Wunderlich |
Voce fuori campo (inglese) | Jonas Kvarnstrom |
Produttore Home Video | Hartmut Bender |
Dvd prodotto da Wunderlich Medien & Birgit Nilsson Foundation in collaborazione con C Major Entertainement e Unitel |
Raccontare Birgit Nilsson, farla vivere non solamente attraverso le incisioni che ne testimoniano più o meno fedelmente la sinergia tra potenza e bellezza del timbro, la musicalità straordinaria combinata alla perfetta tecnica di respirazione e d’appoggio, significa accostarsi al mito che attraversa la storia novecentesca dell’interpretazione di ruoli chiave nel repertorio tedesco ed italiano.
Passione e metodo, oltre che profonda conoscenza delle spesso tortuose vicende del mondo dell’opera, innescano il circolo virtuoso da cui prende vita il documentario Birgit Nilsson: A league of her own prodotto dalla C Major in collaborazione con Unitel e distribuito in formato Dvd e Blue-ray. Thomas Voigt, regista e autore del testo che accompagna il film, realizza una sintesi profonda della carriera del soprano svedese e della donna dietro all’artista, offrendo un vero e proprio spaccato di vita e indagando il fitto intreccio di relazioni e rapporti umani oltre che professionali.
Personaggio chiave della narrazione oltre che vera miniera di informazioni non banali, Rutbert Reisch, presidente della Birgit Nilsson Foundation, si può quasi definire l’ispiratore del documentario affidato a Voigt e a Wolfgang Wunderlich, figlio del grande tenore Fritz prematuramente scomparso, che ne ha curato le riprese e il montaggio.
“Nel suo ruolo ufficiale di Presidente della fondazione oltre che amico intimo di Birgit, Reisch ha scelto di celebrare il centesimo anniversario della sua nascita con un progetto articolato che includeva un libro, un’edizione completa delle incisioni dal vivo e un contributo audiovisivo. Da grande conoscitore del mondo operistico ed esperto di voci la sua testimonianza è stata essenziale per il mio lavoro. Ho dovuto vincere la sua naturale ritrosia ad apparire in video poiché avrebbe preferito rimanere dietro la macchina da presa, ma alla fine si è convinto a fare da vero e proprio elemento trainante e di raccordo tra i vari episodi che compongono il documentario.”
Thomas Voigt, giornalista, film maker e cultore dell’arte dell’inarrivabile soprano svedese, racconta così il processo creativo alla base del progetto Birgit Nilsson iniziato nel 2016 e sviluppatosi attraverso un accurato lavoro di ricerca dei materiali d’archivio e di immagini di repertorio. “Sapevo quanto accidentato potesse essere il cammino per avere accesso ai contenuti televisivi e in particolare per ottenerne i diritti di sfruttamento. Inoltre le testimonianze erano sconfinate, dunque la selezione degli spezzoni da inserire nel tessuto organico della narrazione mi ha impegnato per parecchio tempo. Fortunatamente nel mio lavoro di ricerca ho potuto contare sulla collaborazione di molti che mi hanno reso il compito più facile. Tra questi non posso non citare Ake Brilioth, figlio del tenore Helge Brilioth con il quale Birgit aveva talvolta diviso il palcoscenico nel corso della carriera, che mi ha spianato la strada nell’approccio con la televisione svedese.”
Fondamentali per sbalzare un ritratto tridimensionale della cantante sono infatti le interviste all’interno di trasmissioni delle TV svedese, tedesca e austriaca, oltre che della BBC. Una vera chicca l’accenno fuori scena di una frase tratta dalla Turandot da parte di Franco Corelli, ospite insieme alla Nilsson proprio alla TV svedese, e l’abbraccio fra i due artisti nonostante i trascorsi professionali talvolta conflittuali. Nei rapporti con i colleghi il soprano era spesso temuta per l’indistruttibile metallo pregiato dei suoi acuti al fulmicotone che proprio in Turandot si manifestavano indomiti e che nelle recite del Met accanto a Corelli lo avevano innervosito tanto da minacciare di abbandonare il palcoscenico prima della fine della recita.
Un altro breve spezzone nei camerini del Lincoln Centre mostra ancora la cantante intenta a riscaldare la voce prima di una Tosca accanto a Gianni Raimondi che ridacchiando la supplica di non ucciderlo “Please do not kill me with your voice” con il suo strapotere vocale “You are Nilsson!”. La stessa dimostra poi tenerezza e rispetto nei confronti di Wolfgang Windgassen, il suo Tristano d’elezione (per aver dato vita più lungamente insieme a lui rispetto ad altri tenori alla coppia di amanti infelici wagneriani).
Il documentario si dimostra inoltre strumento di estrema utilità per conoscere le dinamiche di un mondo talvolta lontano, fatto di star dalla forte personalità quali Herbert von Karajan e di uomini potenti quali Rudolf Bing, general manager del Metropolitan, e Wieland Wagner al quale la Nilsson riconosceva la capacità di misurare ogni interpretazione bayreuthiana sulle doti interpretative di ogni singolo cantante.
Una parte importante della narrazione è poi affidata ad illustri colleghi quali Christa Ludwig e Marilyn Horne dalle quali Voigt riesce ad ottenere dichiarazioni schiette e non di pura adulazione.
“Christa Ludwig non ha mostrato alcuna reticenza a collaborare alla realizzazione del progetto. Per quasi 30 anni siamo stati in contatto ed ha già contribuito con la sua testimonianza ad un altro documentario su Fritz Wunderlich ed Elisabeth Schwarzkopf che ho realizzato in passato. Attraverso le sue parole e quelle di Reisch ho avuto la conferma dello scontento di molti cantanti dalle voci potenti, penalizzati dalla DECCA nelle registrazioni degli anni ’60, pur considerate oggi come pietre miliari del repertorio tedesco. All’epoca infatti l’etichetta discografica si affidava al record producer John Culshaw che dava grande preminenza alle sonorità orchestrali a scapito del cast vocale.
Marilyn Horne l’ho spesso intervistata negli anni ’90, ma in questo caso si è dimostrata preziosa nel rivelare aneddoti poco noti e che tuttavia hanno messo in luce il sense of humour di Birgit, spesso sottovalutato. In generale posso dire che non ho avuto troppe difficoltà nell’ottenere testimonianze sincere da parte delle grandi personalità artistiche che hanno avuto la fortuna di misurarsi sul palcoscenico con lei.”
Vero è che il film si concentra quasi esclusivamente sulla carriera professionale del soprano svedese, al di là di un naturale accenno alle sue radici familiari contadine e al matrimonio con Bertil Niklasson, ma anche questa è una scelta ben precisa di Vogt che ha preferito tralasciare episodi privati della Nilsson quali la lunga persecuzione subita da parte di un’attrice, poi suicida, ossessionata da lei.
“Sono stato tentato di inserire questo episodio nel film, ma ho deciso di tralasciarlo poiché era già stato abbondantemente ricordato da Birgit nella sua autobiografia. Tra l’altro da solo potrebbe essere lo spunto per un film! Avevo anche pensato di introdurre l’episodio in cui lei compare in una Candid Camera, ma alla fine sarebbe stato difficile da spiegare ed avrebbe soltanto distratto l’attenzione dall’artista leggendaria. Se poi pensiamo ai costi proibitivi dei diritti del materiale d’archivio (non meno di 3.000 euro per minuto) non posso che essere grato alla Nilsson Foundation per avere offerto la sponsorizzazione. Realizzare documentari di questo genere è sempre molto complicato ed oneroso senza un sostegno economico. Io sono tedesco e in Germania le televisioni sono poco interessate alle vite dei cantanti d’opera, sia pure iconici, mentre in Austria la musica classica è molto più considerata quindi questo genere di contenuti suscita maggiore interesse.”
Per chi conosce la lingua inglese questo contributo audiovisivo alla memoria sfolgorante di Birgit Nilsson si fa apprezzare per l’omogenea trattazione dell’argomento e per la chiarezza nella narrazione in un mix di immagini di repertorio in bianco e nero o a colori dal fascino immutato, e per le estatiche dichiarazioni di chi ha avuto la fortuna di conoscerla, lavorare con lei ed anche seguirla nelle grandi prove che, sia pure in un repertorio limitato, hanno fatto di lei un’icona del teatro musicale a cavallo tra gli anni ’50 e ’70. Le incisioni che ci rimangono, segnatamente il cofanetto di 31 CD contenenti tutte le registrazioni dal vivo rimasterizzate a cura della Birgit Nilsson Foundation non potranno di certo restituire l’incandescente potenza di una voce che in teatro superava qualsiasi densità e ricchezza orchestrale. Di certo però evidenziano la compattezza di un legato impeccabile su tutta la tessitura e l’emissione saldissima.
Caterina De Simone