Armide | Stéphanie d'Oustrac |
Renaud | Cyril Auvity |
Hidraot | Tomislav Lavoie |
La Sagesse, Phénice, Mélisse | Marie Perbost |
La Gloire, Sidonie, Lucinde | Eva ZaÏcik |
Artémidore, La Haine | Timothée Varon |
Le Chevalier danois, Un Amant fortuné | David Tricou |
Aronte, Ubalde | Virgile Ancely |
Une Bergère héroÏque, Une NaÏade | Anouk Defontenay |
Une Bergère | Jeanne Lefort |
Le Poème Harmonique | |
Choeur de l'Opera de Dijon | |
Direttore Vincent Dumestre | |
2 Cd Château de Versailles CVS124 | |
Self Distribuzione S. r. l. |
Armide è l’opera che chiude un periodo storico fondativo per il melodramma francese: è l’ultima tragédie-lyrique scritta da Philippe Quinault e musicata da Jean-Baptiste Lully, che morirà un anno dopo in seguito alla ferita al piede che egli stesso si era inferto dirigendo il Te Deum. È anche l’ultima commissionata da Luigi XIV che preferirà da lì in poi dedicarsi alla beneficenza. Tutte queste ultime volte non nuoceranno alla riuscita di un’opera considerata tra i massimi capolavori di Lully.
La trama, evento raro, non è ispirata ai miti classici ma alla Gerusalemme Liberata, in un momento di interesse degli autori per i cicli cavallereschi, segue infatti di un anno Roland, ispirata all’Orlando Furioso.
La vicenda è quella dell’amore insano della maga Armide per Renaud, soggetto che ricorrerà più e più volte nella storia del melodramma, matrice di numerosi capolavori da Händel a Gluck, da Haydn a Rossini solo per citarne alcuni. Lully la rappresentò per la prima volta a Parigi al Palais Royal de Musique con un successo clamoroso e molte repliche. Come presago di un’ultima volta, profuse in questo lavoro tutte le sue arti, con varietà di temi e soluzioni, una percettibile tregua alle lunghe tirate caratteristiche della tragédie-lyrique e con una scelta di personaggi e di caratteri capaci di movimentare l’intreccio.
Vincent Dumestrecon Le Pohème Harmonique e il Coro dell’Opera di Lyon non lascia nulla alla routine, coglie ogni spunto per colorare e rendere viva un’opera teatrale di tale imponenza. Gli incantesimi, i luoghi fantastici, gli amori contraffatti e resi estremi dalla magia, i personaggi che spesso non sono quello che sembrano, tutto è tenuto dalla musica alta e ben definita di Lully, in cui però il direttore riesce a scavare filoni sotterranei con il continuo e gli strumenti concertanti, spesso le tiorbe, che tengono costantemente viva l’attenzione. La direzione è asciutta ma aperta agli abbandoni, come nel duetto d’amore tra Armide e Renaud nel quinto atto, brillante e divertita nel quarto atto fantastico, con spade magiche e altri orpelli. Il pezzo forte dell’opera, quello che tutti attendono, è la passacaglia del quinto atto, bella tra le belle, lunga ma mai abbastanza, struggente perché sarà tra le ultime delle tante create da Lully. Dumestre l’attacca con un suono asciutto e ritmo ben marcato, come per esporre e chiarire il tema. Poi impercettibilmente cresce, lievita, si arricchisce con le voci del coro e dei protagonisti, scende e poi risale, spinta dalle tiorbe acquista forza, poi avvolge e seduce al punto che, quando finisce, lascia un vuoto affettivo. Dieci minuti indimenticabili.
Il cast vocale è di classe, a partire dalla protagonista Stéphanie d’Oustrac, attrice di qualità e cantante non sempre canonica (ogni tanto l’intonazione sfugge) ma padrona dello stile, della forza e della tenuta sul lungo periodo richieste da un personaggio potente come Armida. Il suo innamorato/antagonista Renaud ha la freschezza vocale di Cyril Auvitry, un timbro tenorile fresco adatto al personaggio del giovane guerriero, protagonista di un duetto d’amore sognante e languido in apertura del quinto atto. Eva Zaïcik presta la sua voce ricca di sfaccettature a tre personaggi: la Gloire, Sidonie e Lucinde, trovando per ciascuno la soluzione perfetta sia vocalmente che come resa del personaggio. Altrettanto ammirevole è Marie Perbost come Sagesse, Phénice e Melisse, con il suo timbro insieme scuro e morbido ha impreziosito i tre ruoli, con esiti deliziosi nei duetti con la Zaïcik.
Nel cast figura, con grande merito, il baritono Virgile Ancely protagonista, insieme a David Tricou, di un quarto atto eccellente.
Un recensore non vorrebbe mai terminare con una nota così dolente. Due protagonisti di questa registrazione, Virgile Ancely e il tiorbista Nicolas Wattinne sono morti a poche settimane di distanza alla fine del 2023. Avevano rispettivamente quarantadue e trentuno anni, décedés brutalement come scritto nella dedica da parte di Vincent Dumestre con Le Poème Harmonique e Laurent Brunner, direttore di Château de Versailles Spectacles, in apertura e in coda alle note di copertina del libretto di accompagnamento.
La registrazione, di buona qualità, è presa dal vivo all’Opéra Royale nel maggio 2023. Il libretto trilingue contenuto nelle note di copertina presenta purtroppo diverse imprecisioni.
Daniela Goldoni