Natale Arnoldi | Assolo |
Stefano Martinotti | Clita |
Francesco Celeste | Dietro le quinte |
Umberto Bombardelli | Full Voice |
Girolamo Deraco | In memoria aeterna |
Domenico Turi | Incredulae rosae |
Rossano Pinelli | Narrenschiften fragments |
Marco Lombardi | Ritratto 1b |
Andrea Benedetti | In water |
Trombone, euphonium | Alessandro Castelli |
2020 - 1 Cd EMA Vinci |
Si dice che gli Inuit usino sfregarsi naso contro naso in segno di saluto affettuoso per percepire il respiro dell’altro. In una terra impervia come la Groenlandia, questo saluto permette di controllare il “soffio vitale” dell’altro, di accertarsi delle sue condizioni di salute.
Meno romanticamente, il respiro è un elemento imprescindibile del fare musica: lo è per la voce tanto quanto per uno strumento a fiato. Alessandro Castelli è uno che con il respiro ci lavora, come un corridore, un maratoneta, un cantante: non abbiamo bisogno di avvicinarci così tanto a lui per avvertire il “soffio magico” che dà vita alla musica nel suo ultimo cd pubblicato da Ema Vinci.
È un progetto molto particolare, questo Ianus: c’è un solo interprete, ma ha due volti. Proprio come il dio romano da cui prende il nome. La prima faccia è quella del trombone, lo strumento principale di Castelli: un inizio alla corte di Strehler al Piccolo Teatro e poi con grande versatilità tra jazz e orchestre sinfoniche, dalla musica barocca alla contemporanea. La seconda è quella dell’euphonium, strumento forse meno conosciuto e meno impiegato dai compositori; ma è anche uno strumento dal timbro molto affascinante, simile a quello del flicorno da cui, non a caso, deriva.
L’elemento dualistico gioca un ruolo importante, e molto curioso, anche in un altro aspetto del cd, quello di contenitore: un bellissimo pop-up si apre nella confezione dando a questo progetto un valore aggiunto che, nell’era della musica in streaming, si è ormai quasi completamente perso. La confezione di Ianus non è semplice abito dentro il quale conservare la musica, ma una vera e propria scultura di carta, ingegnosa e affascinante, progettata dal graphic designer Maurizio Della Nave (per questo particolare rimandiamo alla gallery).
Una curiosa (e inedita?) sinestesia tra musica e scultura, insomma. E sculture appaiono, in fondo, anche le tracce contenute nel cd: sculture sonore, naturalmente, con Castelli che sembra quasi dare una forma all’aria tramite i suoi ottoni, riuscendo ad estrarre da essi un suono sempre particolare e sempre diverso. Tante e talmente differenti appaiono le tecniche utilizzate dal musicista che danno vita a una gustosa varietà stilistica e a una ricerca musicale che potrebbe sorprendere gli ascoltatori abituati alla monotonicità del trombone, sovente utilizzato dai compositori nelle sinfonie solo per sottolineare i passaggi più impetuosi o costruire colori più intensi; ma raramente come strumento da dignità solista.
E questo è forse il punto più prezioso dell’intero progetto, nato su iniziativa di Castelli e con il supporto di Ema Vinci e di Andrea Benedetti, giovane compositore toscano: la volontà di creare un repertorio originale per due strumenti che hanno poche occasioni di mostrarsi come solisti. Un repertorio che – a memoria del sottoscritto – comprende la Sequenza V per trombone di Luciano Berio, il Concerto per trombone di Michael Nyman e molte trascrizioni.
Le nove tracce che compongono il disco si presentano come un progetto unitario, il frutto della volontà di Castelli di costruire un percorso che vada ad esaltare le potenzialità espressive dei suoi due strumenti e al tempo stesso di immortalare l’attuale momento creativo dei compositori italiani dei giorni nostri.
Nove differenti compositori si sono cimentati su invito di Castelli; benché siano opere composte nell’arco di vent’anni circa – quindi non espressamente per Ianus – sono lavori che ne condividono lo spirito di unitarietà d’intenti, pur nella diversità delle scelte compositive a cui il musicista è chiamato a confrontarsi. Assolo di Natale Arnoldi evidenzia le ampie possibilità timbriche del trombone, in grado di passare dal suono più vellutato a quello più cupo senza cambiare nota. Clita di Stefano Martinotti si concentra invece sull’aspetto ritmico dello strumento, quasi una breve danza scatenata. Dietro le quinte di Francesco Celeste è un lavoro dalla felice invenzione tematica che mostra il trombone cimentarsi nei suoi toni più gravi. Full voice di Umberto Bombardelli è forse il brano, fra tutti quelli di questo disco, più completo; nel senso che mi sembra esplori tutte le possibilità dinamiche e timbriche – glissandi, vibrati e così via – del trombone in una combinazione di affascinante complessità (per l’esecutore). In memoria aeternadi Girolamo Deraco è una sorta di duetto elegiaco tra voce e trombone; qui il suono, come il canto funebre delle prefiche, si fa lamento struggente, dolorosa manifestazione di una perdita. L’ultima traccia dedicata al trombone è Incredulae rosae di Domenico Turi, un motivo agile e scattante che si sviluppa in una classica forma sonata.
Parimenti interessanti e accattivanti sono i tre lavori per euphonium cui è dedicata la seconda parte del disco. Rossano Pinelli in Narrenshiften fragments si è ispirato all’opera satirica cinquecentesca La nave dei folli di Sebastian Brant: è un brano dal retrogusto giocoso con il suo miscuglio di soffi, rumori metallici, il timbro naturalmente soffice dell’euphonium e la combinazione di voce e strumento quasi come una sorta di canto difonico. Ritratto 1b di Marco Lombardi piega il caloroso suono dello strumento ad un’agilità tematica alternata a momenti più contemplativi. Infine In water, del già citato Andrea Benedetti, esplora le differenti possibilità esecutive dell’euphonium, un trattamento del suono che, da materia grezza, viene abilmente raffinato nella bocca dell’interprete.
Ianus è un disco che ha tutte le possibilità di diventare un punto di riferimento importante per ogni futuro suonatore di trombone o euphonium, non solo perché si tratta di un’operazione che è, molto probabilmente, la prima del suo genere, ma anche perché è un disco che in appena quarantacinque minuti complessivi riesce ad esplorare non uno, ma due mondi affascinanti. Certo, non si tratta di una fruizione semplice o “disimpegnata”. Ma è quel tipo di disco che ad ogni successivo ascolto regala sempre qualche particolare ulteriore.
Emiliano Michelon