Silvia Beltrami è un autentico mezzosoprano che nell’ultimo decennio ha saputo ritagliarsi meritati ed importanti spazi sui maggiori palcoscenici nazionali ed internazionali. La sua voce dal timbro piuttosto scuro e ricca di armonici le sta consentendo di abbracciare un repertorio piuttosto ampio. In questi giorni è impegnata nelle prove di Aida al Teatro Regio di Torino dove dal prossimo 25 febbraio per sei recite vestirà il costume di Amneris.
Buongiorno Silvia, come stanno andando le prove di Aida e come ti trovi nei panni di Amneris?
Sono molto felice di essere tornata a Torino e al Teatro Regio con l’Aida di Giuseppe Verdi, un’opera tra le più rappresentate, per interpretare il ruolo di Amneris. Questo personaggio così intenso e sfaccettato è tra i più importanti per il repertorio mezzosopranile. Amo vestire i panni della principessa egizia, una donna agitata da forti passioni e che vocalmente mi piace moltissimo. Amneris, come Azucena nel Trovatore, è il mezzosoprano verdiano per eccellenza e con Aida si contende il ruolo della protagonista. Questo personaggio subisce nell’opera una vera trasformazione spirituale e intima. Lei, che da principessa può avere tutto, alla fine esce sconfitta dagli eventi; non può avere la cosa più importante, tanto invocata e desiderata: l’amore. Un personaggio difficile da portare in scena ma per me sicuramente di grande soddisfazione. Al Teatro Regio le prove procedono intensamente, la prima e prevista per il 25 febbraio ed io sono molto carica.
Poco fa controllando nell’archivio di OperaClick ho notato che il nostro primo incontro risale al lontano 2004 quando interpretavi Hermia nella produzione di A midsummer night’s dream presso il Teatro Verdi di Pisa. Probabilmente stavi muovendo i tuoi primi passi; ti è rimasto qualche ricordo?
Nel 2004 giovanissima e ancora studentessa del Conservatorio Arrigo Boito di Parma, partecipai alle audizioni del Città Lirica Opera Studio, laboratorio permanente dedicato alle professioni del teatro musicale organizzato dai teatri di tradizione di Pisa, Lucca e Livorno, che si prefiggeva di valorizzare giovani talenti impegnandoli in un repertorio inusuale. Grazie al felice esito delle audizioni venni scelta per il ruolo di Hermia nel Midsummer Night’s Dream (Sogno di una notte di mezza estate) di Benjamin Britten e quello fu il mio debutto sulle scene. Ricordo quel periodo con estremo piacere, ebbi infatti la fortuna di conoscere il regista del progetto Lindsay Kemp, coreografo, attore, ballerino, mimo e regista britannico molto celebre, il quale impostò lo spettacolo con una forte integrazione fra canto, recitazione e movimento corporeo, in armonia con la sua visione artistica e le caratteristiche oniriche dell’opera di Britten. Quella fu anche la prima volta in cui mi allontanai da Bologna per un lungo periodo. Ricordo infatti che i miei genitori mi accompagnarono, ero molto giovane e avevo tante e belle speranze, ma non sapevo ancora che avrei fatto del canto la mia professione. È iniziato tutto per gioco, con quella sana incoscienza della quale ho tanta nostalgia.
Quali sono state le difficoltà maggiori che hai dovuto superare per riuscire ad ottenere la credibilità che poi nell’ultimo decennio ti ha consentito di importi fra i mezzosoprani più interessanti della tua generazione?
Il mio percorso artistico, soprattutto nei primi anni, non è stato dei più facili. Ho ricevuto alcuni rifiuti difficili da elaborare per una artista giovane, che mi hanno demoralizzata, ma grazie al supporto della mia famiglia e di mio padre musicista il quale mi ha seguito fin dagli inizi accompagnandomi alle prime audizioni e ha sempre creduto in me, ho accettato quei “no” e sono andata avanti lo stesso continuando a studiare e a perfezionarmi. Ho sempre avuto chiaro l’obiettivo e non mi sono curata troppo del resto. Non è semplice per un giovane cantante affermarsi in un mondo competitivo come quello del teatro d’opera. Le difficoltà che si incontrano lungo la strada possono essere molte, ci sono tanti vicoli ciechi, c’è chi fabbrica illusioni e poi ci sono i cattivi maestri. Essere caparbi e avere voglia di mettersi in gioco, penso siano due qualità fondamentali per superare un percorso che per alcuni può essere tortuoso. Per quanto riguarda me, posso dire di essermi costruita una credibilità come artista lavorando sul campo, con serietà, passo dopo passo, in tanti anni di sana gavetta, cercando costantemente di migliorarmi. Ho provato a trasformare i miei difetti in pregi per farne diventare punti di forza. Perchè nessuno è perfetto.
In un mercato affollato di voci, ho cercato di essere riconoscibile e personale, senza imitare nessuno. Quando poi è passato il “treno” giusto non mi sono fatta trovare impreparata e ci sono salita senza pensarci troppo, rischiando ma… come dice il detto “ogni lasciata è persa”.
Hai faticato a trovare il tuo giusto repertorio?
La mia non è mai stata una voce “leggera” ma ha sempre avuto un certo peso specifico. Ovviamente a vent’anni non avrei potuto cimentarmi con alcuni autori come Verdi, Puccini o il verismo, per il quale non mi sarei sentita ancora pronta. Ho seguito quindi il naturale sviluppo della voce senza forzare nulla. Ho iniziato con il belcanto. Ho sempre avuto una certa duttilità e la coloratura che mi hanno permesso di spaziare nel repertorio; in particolare con Rossini ho avuto nei primi anni di carriera grandi soddisfazioni. Ho cantato molte recite di Un viaggio a Reims - anche insieme a mio marito il baritono Marco Filippo Romano - e di Italiana in Algeri, opera che ho adorato. Nel corso degli anni la voce si è irrobustita e questo mi ha permesso di affrontare ruoli più drammatici trovando in Verdi l’autore dove la mia vocalità si esprime al meglio. Verdi è riuscito a tirar fuori l’anima della donna emiliana che è in me: forte, perentoria, rigorosa e concreta.
Come descriveresti la tua vocalità?
Sono un mezzosoprano dal timbro scuro. Ho un centro corposo, ma salgo con facilità anche in acuto. Ho una certa estensione che mi permette di passare dal colore brunito delle note gravi ad una luminosità negli estremi acuti senza perdere smalto e volume.
Sbagliamo nell’identificare il tuo impegno come Matilde nell’Olivo e Pasquale andato in scena nel 2016 al Teatro Sociale di Bergamo, come una sorta di spartiacque nella tua carriera? A nostro parere quello fu un ruolo che ti diede la possibilità di mettere davvero in luce le tue ottime caratteristiche. Che ne pensi?
È il debutto all’Opera di Roma nel marzo 2017 con il Trovatore che identifico come una sorta di spartiacque del mio percorso artistico. A seguito di un’audizione con il Maestro Alessio Vlad venni scritturata per il ruolo di Azucena. Nonostante avessi già cantato il Trovatore ma in contesti più piccoli, era la prima volta che mi esibivo in un ente italiano con un ruolo verdiano tra i più conosciuti. Sarò sempre grata al Maestro Vlad per avermi dato fiducia in quell’occasione. Fu quella una opportunità tra le più importanti della mia carriera e la ricordo sempre con estremo piacere. Sono molto legata a quel debutto e a quel personaggio che rimane il mio preferito. Interpretare una zingara, una persona fuori dalla società, un personaggio insolito e così diverso dagli altri, è stato di grande stimolo per me e penso mi abbia fatto crescere anche come interprete.
Non posso però non fare accenno alla produzione bergamasca di Olivo e Pasquale dell’autunno 2016, andata in scena al Festival Donizetti, (di cui tra l’altro esiste un dvd) in cui interpretavo il ruolo buffo di Matilde. Fu quello uno spettacolo molto divertente che mi fece ben risaltare anche come attrice e dove riscontrai un buon successo di pubblico e critica.
In effetti da quel titolo del 2016 sino ad oggi è stato un susseguirsi di impegni importanti. Quali ricordi con maggiore soddisfazione?
Tra gli impegni che ricordo con maggior soddisfazione ci sono alcune produzioni di Un ballo in maschera. Per citare le più importanti, ricordo soprattutto il debutto nel ruolo di Ulrica al Teatro La Fenice di Venezia in occasione dell’inaugurazione della stagione (autunno 2017) con la direzione del Maestro Myung-Whun Chung, dove arrivai a sostituire una collega a pochi giorni dalla prima. Il debutto sempre con Un ballo in maschera al Bolshoi di Mosca, al Teatro Real di Madrid con il Maestro Luisotti e recentemente al Bayerische Staatsoper di Monaco. Ulrica è senza dubbio un ruolo che mi ha portato molta fortuna. Non posso poi non citare Amneris nell’Aida alle Terme di Caracalla; il debutto americano nel Requiem di Verdi con la straordinaria Seattle Simphony Orchestra; la mia recente partecipazione al Festival della Valle d’Itria nel Giocatore di Prokofiev dove ho interpretato il ruolo della Babulenka, la “nonnetta”, personaggio particolare, con il quale ho riscosso un successo personale ed infine il recente debutto nel ruolo della Principessa di Bouillon nell’Adriana Lecouvreur al Teatro Cilea di Reggio Calabria a fianco di Maria Agresta.
Negli ultimi anni dai l’impressione di volerti segnalare soprattutto come mezzosoprano verdiano. È una tua precisa volontà?
Come già detto, Verdi è l’autore che più rispecchia le mie attuali caratteristiche vocali, un punto fermo nel mio repertorio, quello che negli ultimi anni ho cantato maggiormente e con il quale mi sento “a casa”. Amneris, Azucena, Ulrica, solo per citarne alcuni, sono tutti personaggi straordinari che spero mi faranno compagnia ancora per molto tempo. Nonostante ciò, non amo essere “incasellata” in un repertorio specifico perché questo significa porre dei limiti all’artista e i limiti non dovrebbero esserci. È bello ogni tanto avere la possibilità di spaziare in altri repertori o aggiungere nuovi titoli ai propri cavalli di battaglia. Per questo non ho nessuna volontà di pormi un’etichetta.
Quali sono i ruoli che non hai ancora affrontato ed in cui vorresti tanto debuttare?
Ci sono diversi ruoli che vorrei debuttare: Dalila del Samson et Dalila, ma vorrei fare anche tutto il Trittico pucciniano, in particolare la Zia Principessa. Inoltre nei Dialoghi delle carmelitane c’è il personaggio della Priora del convento Madame de Croissy che mi interessa: se qualche teatro fosse in ascolto prenda appunti!
Permettici di venire un attimo al tuo privato. Sappiamo che sei mamma di una splendida bimba: come si fa a conciliare il ruolo di mamma con quello di artista portata spesso a stare lontano da casa?
Non è facile conciliare questo lavoro quando si hanno figli, ma non è nemmeno impossibile. Io sono una mamma artista ma prima di tutto sono una mamma. Mia figlia viaggia sempre con me e mia madre Anna Maria, che mi segue nelle trasferte, se ne prende cura quando sono impegnata in teatro. Avere mia madre vicino mi fa stare più tranquilla, perché so che la bimba è con la nonna e questo la fa vivere serenamente anche se cambia spesso città e ambiente. Ovviamente nei periodi in cui mio marito è libero la bambina rimane a casa con il papà.
Alla luce della tua esperienza, saresti felice se un domani tua figlia avesse il desiderio di affrontare il tuo stesso percorso professionale?
Auguro a mia figlia di seguire le proprie inclinazioni e di avere come me la fortuna di fare un lavoro che le piace e che la faccia sentire realizzata. Spero che la musica farà parte della sua vita anche solo come hobby e non diventi necessariamente un lavoro.
Dopo questa Aida quali saranno i tuoi prossimi impegni?
Dopo Torino, debutterò in Francia all’Opera di Lille una nuova produzione di Falstaff dove sarò la comare Quickly, questo spettacolo verrà poi ripreso in autunno in altri teatri francesi. In estate ritornerò alla Fenice di Venezia con una nuova produzione di Cavalleria rusticana in cui interpreterò il ruolo di Santuzza. Tra gli altri progetti ci sarà un importante debutto al Teatro San Carlo di Napoli, del quale però non posso anticipare nulla ed infine il ritorno al Teatro Real di Madrid come Suzuki nella Madama Butterfly.
Hai già deciso dove fare la tua prossima vacanza con tuo marito e tua figlia?
Per il momento non abbiamo ancora progetti estivi, sia io che mio marito siamo impegnati in teatro, ma tra un lavoro e l’altro spero riusciremo a ritagliarci il tempo per una vacanza al mare.
Non ci resta che farti il nostro in bocca al lupo per le prossime recite di Aida e ringraziarti per la disponibilità.
Grazie e un saluto a tutti gli amici di OperaClick.
Danilo Boaretto