il concerto di ieri di Natalia Gutman, non mi ha davvero scaldato il cuore..saranno state le aspettative troppo alte, un'interprete il cui concerto di Dvorak diretto da Sawallisch e quello di Schumann diretto da Abbado mi sono molto cari, la frequentazione di tanto repertorio contemporaneo le ha attribuito, ai miei occhi, un'aurea di assoluto prestigio, ma l'interpretazione delle suites per violoncello 1, 5 e 6 che ha offerto, mi hanno lasciato decisamente freddo, quasi suonasse in sordina, ha appianato tutte le dinamiche che solitamente prestano queste pagine a luci e ombre caravaggesche, scegliendo piuttosto di spalmare di una monocromìa inattesa le varie danze. Non ho davvero ritrovato l'interprete focosa che esattamente trent'anni fa diede vita con il marito al secondo concerto grosso di Schnittke, composizione dai passaggi consonanti quanto una bella crisi matrimoniale del settimo anno.
E poi non sarebbe da dire nemmeno in punto di morte però a me, che ho un'orecchio da musicista tanto quanto potrei essere nominato camionista dell'anno (anzi la seconda iperbole è sicuramente a me più affine rispetto alla prima), nella sesta suite il violoncello è sembrato decisamente non accordato..
Fortuna che la primavera porterà invece una piacevole ondata di bel canto: la Joyce verrà a fare la
Drama Queen (proprio come il titolo del suo disco) al Gran Teatro e noi saremo in prima fila manco fosse il gay pride, agli Champselysees tre anni fa mi fece innamorare, e poi Shi Yijie, tenore di grazia che mi colpì molto in un Viaggio a Reims fiorentino di qualche anno fa, che presenterà un suo florilegio di arie italiane dell'800.
