Nell’anno del “centenario” il Premio Puccini è stato assegnato ad Anna Netrebko e a Pier Luigi Pizzi; la prima l’ha ricevuto il 20 dicembre, il secondo il 22, compleanno di Puccini e giorno tradizionalmente dedicato al prestigioso riconoscimento giunto alla sua edizione numero cinquantaquattro.
Sono stati due pomeriggi intensi, carichi di significati e di inattese emozioni.
Venerdì 20 si diceva che Anna sarebbe sì venuta, ma non avrebbe né parlato né cantato; non c’era molta gente in sala e il solito “si dice” dava la colpa alle contestazioni di cui il soprano, come altri artisti provenienti dalla Russia, è fatta oggetto. Può essere, ma non lo sappiamo.
Al suo arrivo la cantante, in uno squillante abito rosso, è stata accolta con entusiasmo; quindi è stata presentata con la solita garbata, ferrea competenza da Alberto Mattioli. Poi hanno parlato i rappresentanti della città di Viareggio e della Fondazione Festival Puccini; la sorridente Anna ha ricevuto il premio e… ha parlato anche lei; ci ha detto che capisce bene l’italiano anche se non lo parla altrettanto bene, ha ringraziato dell’onore e ha informato il pubblico, ormai infiammato dalla sua calda semplicità, che ritornerà a Torre del Lago per il concerto annunciato in agosto. Applausi, sorrisi, fiori, foto, anche dalla platea in cui era tornata a sedersi.
Il programma era stato introdotto da Silvia Gasperini al pianoforte e Domenico Pierini al violino con Vissi d’arte; dopo i discorsi, i due musicisti sono saliti di nuovo sul palco per eseguire il Valzer di Musetta.
E inaspettatamente, pochi secondi dopo l’inizio, la voce del soprano si è unita al suono dei due strumenti levandosi dal buio della platea e lasciando sorpresi pubblico e musicisti sulla scena; silenzio perfetto in sala e alla fine l’aria è sfociata in un vero “tripudio”. Insomma, un piccolo miracolo da conservare stretto stretto nell’album dei ricordi che alberga in ognuno di noi.
Domenica 22 c’è stata la consegna del premio a Pier Luigi Pizzi, nell’intervallo di un concerto dell’Orchestra del Festival Puccini diretta da Jacopo Sipari di Pescasseroli, con i tenori Alessandro Fantoni, Francesco Lucii, Lorenzo Papasodero, Alan Sciberras e Ugo Tarquini impegnati in vari pezzi del repertorio pucciniano.
Il momento della premiazione è stato introdotto da una bella prolusione, da fervente “melomane” come egli stesso si definisce, di Carlo Menconi.
Le motivazioni del premio, lette da Paolo Spadaccini, vicepresidente della Fondazione e anche grande appassionato di opera lirica, definiscono il maestro Pizzi “autentico monumento della storia del teatro musicale italiano e internazionale […] universalmente riconosciuto ed apprezzato per la straordinaria profondità e versatilità del suo percorso artistico”: inoppugnabile. Per la qualità degli spettacoli e i risultati al botteghino si cita la “gloriosa” stagione dell’estate scorsa, che lo ha avuto come direttore artistico del Festival, quando “con la sua magistrale capacità di interpretazione ha saputo esaltare la modernità delle opere pucciniane”. E ancora, testualmente: “I suoi allestimenti, caratterizzati da una cura meticolosa per ogni dettaglio scenografico e da una profonda comprensione drammaturgica, hanno trasformato il palcoscenico del Festival Puccini in uno spazio privilegiato dove il genio di Puccini si è manifestato con rinnovata forza espressiva proponendo le opere del Maestro sotto una luce nuova, capace di coniugare fedeltà storica e slancio innovativo”. Un’apoteosi che approviamo: nella stagione scorsa, che abbiamo seguito con assiduità, era evidente l’aria di vitale rinnovamento che tirava sul lago.
Il premio è stato assegnato in un momento di grandi cambiamenti nella Fondazione Festival Pucciniano: in pochi giorni sono stati nominati un nuovo presidente, Fabrizio Miracolo, e un nuovo direttore artistico, Angelo Taddeo (nel periodo precedente la sua nomina circolavano anche altri nomi prestigiosi di candidati, tra i quali lo stesso Pizzi, al quale l’estate scorsa era stata chiesta la disponibilità e che molti speravano fosse confermato). Ed è recentissima la notizia che Giovanni Padula ha preso il posto di Franco Moretti come direttore. Pochi ed elusivi i dati forniti alla stampa sulle motivazioni di queste nomine.
Il 22 dicembre il grande scenografo, costumista e regista, amatissimo dalla “manovalanza” dei lavoratori del Pucciniano, indossava la sua felpa con il logo del Festival, chiaramente portata a lungo e uguale a quelle usate da chi lavori dietro le quinte: cosa che è stata subito vista come un forte simbolo di identificazione con la categoria di chi “fa il teatro”, di chi lavora fattivamente alla costruzione dello spettacolo. Salito sul palco ha tirato fuori un foglio e, sorridente, ha dichiarato che volendo dire “proprio quelle cose” preferiva leggerle per non sbagliare.
“Carissimi Amici,
mi è capitato negli ultimi mesi di ricevere diversi premi, perlopiù alla carriera, come è naturale alla mia età.
Non li ho mai considerati un traguardo finale, una specie di benservito, ma piuttosto un invito a continuare il mio lavoro con rinnovata energia. È, infatti, quello che sto facendo.
Questo prestigioso Premio Puccini ha invece, per me, un significato diverso e tutto particolare. Lo ricevo con orgoglio e gratitudine, ma anche con un po’ di malinconia perché è il congedo da un’incredibile amatissima squadra di autentici artisti, musicisti, nelle sale di prova, sulla scena e nel golfo mistico.
E i tecnici. I tecnici degli uffici, dei laboratori, alle consolle, e nei retropalchi. Mi hanno tutti, dico tutti, regalato stima, passione, dedizione, entusiasmo, professionalità assoluta e soprattutto la condivisione alla felicità di fare insieme il meraviglioso mestiere del teatro al più alto livello di qualità in serenità e allegria rendendo, il Festival del Centenario, unico e, forse, irripetibile.
Un congedo caloroso, il mio, e riconoscente anche al vasto pubblico al quale va il mio maggiore impegno e ai tantissimi fans che non ci hanno risparmiato generosi consensi e amichevoli testimonianze di fedeltà lungo tutto il percorso del Festival. Con molti di loro sono sicuro che continueranno, in futuro, nuove dimostrazioni di amicizia anche in altri teatri, perché no, come è già accaduto. È, un mio desiderio, alla conclusione di dividere questo premio con mio figlio Massimo a cui dobbiamo tanta parte del nostro successo. A tutti quanti il mio grazie più affettuoso e commosso con emozione grande.”
Per ogni categoria di persone che nominava, Pizzi indicava sul palco e tra il pubblico i tanti rappresentati dei lavoratori del Festival venuti a festeggiarlo, tra selve di applausi e con evidente commozione in molti dei presenti.
Purtroppo è inutile, in questo caso come in tanti altri, porsi delle domande sui perché di certe scelte o di certi cambiamenti fatti proprio in un momento di successo (dichiarato dalla stessa organizzazione del Festival) che ne faceva prevedere uno ancora maggiore dopo avere posto in ombra anni artisticamente pessimi, con brevi risalite subito rapidamente affondate. Ci auguriamo, ovviamente, che le nostre sensazioni negative si rivelino sbagliate.
Incancellabili resteranno le parole di un maestro indiscusso del teatro che si è congedato dal “teatrone sul lago” con una grande lezione di stile.
Marilisa Lazzari