Don José | Azer Zada |
Escamillo | Vincenzo Nizzardo |
Le Dancaïre | Federico Caverzan |
Le Remendado | Didier Pieri |
Moralès | Paolo Ingrasciotta |
Zuniga | Masashi Tomosugi |
Carmen | Raffaella Lupinacci |
Micaëla | Larissa Alice Wissel |
Frasquita | Leonora Tess |
Mercédès | Carlotta Vichi |
Lillas Pastia | Giuseppe Amato |
Direttore | Laurent Campellone |
Regia | Nicola Berloffa |
Assistente alla regia | Veronica Bolognani |
Scene | Aurelio Colombo |
Costumi | Edoardo Russo |
Assistente costumista | Linda Muraro |
Luci | Valerio Tiberi |
Coreografie | Marta Negrini |
Maestro del coro | Fabio Modica |
Maestro del coro delle voci bianche | Roberta Caly |
Vocal coach | Jocelyn Dienst-Bladin |
Orchestra, Coro del Luglio Musicale Trapanese | |
Coro delle voci bianche "Carpe Diem" |
Il Luglio Musicale Trapanese inaugura la sua 71° stagione e lo fa con due recite di Carmen andate esaurite nel giro di pochissimi giorni. Segno tangibile che la cittadinanza trapanese si sta stringendo sempre più intorno al proprio teatro. Del resto, il grande lavoro svolto in questi ultimi anni da Giovanni De Santis, coadiuvato dalla sua piccola ma efficace squadra, è sotto gli occhi di tutti. La crescita è stata totale: dalla parte finanziaria al frangente artistico.
Degno di encomio anche il coraggio di osare senza limitarsi a portare in scena allestimenti improntati alla più tranquillizzante tradizione ma sperimentare e proponendo al pubblico spettacoli che danno maggiore spazio all’interpretazione registica e di questo va dato merito anche a Andrea Certa direttore musicale del Luglio Musicale Trapanese. Nel novero di questi spettacoli un po’ più audaci va inserita la produzione di Carmen cui abbiamo assistito domenica sera, firmata dall’intrigante regia di Nicola Berloffa con le scene di Aurelio Colombo ed i costumi di Edoardo Russo.
Il regista piemontese ha trasportato la vicenda in una periferia degradata di una non ben precisata città (potrebbe anche essere Siviglia) negli anni ’80 del secolo scorso; la presenza in scena di una vecchia VW Golf contribuisce ad identificare senza equivoci l’epoca di ambientazione.
In questo contesto grigio, sporco e malfamato dove regna l’illegalità, il filo che separa gli zingari ed i contrabbandieri dagli addetti alla security è sottilissimo. Don José è il classico uomo debole che si è schierato dalla parta di quelli apparentemente più forti e che ovviamente non si fanno scrupoli nel manipolarlo. Nel pieno rispetto della drammaturgia del capolavoro di Bizet, lo sbirro José si lascia sedurre dal fascino di Carmen, assecondandone il piano di fuga e credendo alle sue promesse d’amore.
Nel secondo atto l’osteria di Lillas Pastia è un locale squallido frequentato da spacciatori, drogati, prostitute e tutti insieme si divertono scatenandosi in trashissimi balli di gruppo. Qui si intrattengono anche Carmen e le sue due amiche: Frasquita (schizzatissima ed apparentemente tossicodipendente) e Mercedes (ragazza procace e di facili costumi). Amiche di Carmen che nella visione registica di Berloffa sarebbe più corretto definirle pseudo amiche, soprattutto per il cinismo che mostrano nel finale quando, si avvicinano a Carmen per dirle di aver visto in circolazione José ma lo fanno ridendo come solamente due cocainomani potrebbero fare. In quello che è una sorta di quartier generale di Carmen ha la sventura di entrarvi – poi vedremo perché - con fare da boss, anche Zuniga. Successivamente andrà meglio ad Escamillo mentre Josè vivrà un terribile momento di iniziazione quando, non dovrà limitarsi a disertare ma verrà quasi costretto ad uccidere Zuniga.
Dopo questo agghiacciante coup de théâtre il terzo atto fila secondo tradizione. Il quarto atto invece è ambientato in una sorta di cinema all’aperto dove gli spettatori giungono portandosi ognuno la propria seggiolina da campeggio e si dispongono voltando le spalle al proscenio in direzione di un megaschermo su cui vengono proiettate alcune stupende scene di “Sangue Gitano”, film capolavoro del cinema muto firmato da Ernst Lubitsch con la grande Pola Negri. Durante la proiezione un po’ complicata del film, che avviene tra continue interruzioni che provocano le proteste del pubblico, alle loro spalle si vive il drammatico incontro tra Carmen e José. Prima del tragico epilogo il film si chiude con alcuni istanti di dissolvenza utili probabilmente a fagocitarsi Escamillo che nell’ambito dell’intera vicenda appare un po’ come una sorta di oggetto estraneo.
Dal punto di vista musicale le cose sono andate altrettanto bene.
Vi era una certa attesa per il debutto di Raffaella Lupinacci nel ruolo del titolo. Il giovane e talentuoso mezzosoprano ha mostrato di possedere le caratteristiche vocali e interpretative utili a dare un futuro a questo nuovo titolo inserito in repertorio. L’artista è dotata di un’emissione vocale sicura ed è altresì spigliata scenicamente; siamo certi che con la frequentazione del ruolo saprà infondervi anche una maggiore carica sensuale.
Azer Zada, tenore azero non ancora ventinovenne, è stato autore di un’ottima prova nell’ambito della quale lo abbiamo trovato addirittura migliorato rispetto a nostri ascolti precedenti. La voce è di timbro particolare, dal colore piuttosto scuro, morbida e riconoscibile. La tecnica di emissione utilizzata è volta a non alterare le sue caratteristiche naturali e questo lo riteniamo un aspetto positivo. Abbiamo apprezzato molto l’ampio utilizzo di dinamiche ed il tentativo riuscito piuttosto bene di sfoggiare alcune intriganti mezzevoci, nonché smorzare alcuni acuti fra cui il sibemolle conclusivo de La fleur. Inoltre, l’interprete è generoso ed appassionato tanto da risultare sempre coinvolgente.
Micaela era Larissa Alice Wissel, anch’essa giovane - come del resto tutto il cast impegnato in questa produzione - ha mostrato di possedere, in nuce, le caratteristiche vocali necessarie a ben interpretare il ruolo della giovane ed ingenua innamorata di José. In effetti colore e volume ci sono parsi adeguati.
Ben delineato da Vincenzo Nizzardo il personaggio di Escamillo. Questo è un ruolo vocalmente ibrido in cui spesso i baritoni si trovano in difficoltà nei gravi ed i bassi in affanno sulle note più acute. Nizzardo invece ci è parso avere la giusta vocalità da bass-baritone così da non lasciar trapelare nessun problema durante i suoi interventi. D’altro canto, anche scenicamente ha saputo mostrarsi disinvolto e credibile.
Hanno figurato positivamente anche la vivace Frasquita dalla vocalità svettante di Leonora Tess e la più tranquilla Mercedes di Carlotta Vichi dotata di voce timbricamente di bel colore ed emessa con morbidezza. Le due zingare si sono messe in bella mostra scenicamente dando l’idea di aver maturato un ottimo feeling fra loro ma anche con le non banali esigenze registiche.
Paolo Ingrasciotta ci è parso un Moralès di lusso. Preciso come sempre il giovane e promettente Didier Pieri, qui impegnato nel ruolo di Remendado. Sonoro e deciso Le Dancaire di Federico Caverzan.
Sufficiente Masashi Tomosugi nel ruolo di Zuniga.
Bravi i ballerini nei loro interventi.
Di notevole livello il Coro del Luglio Musicale Trapanese preparato da Fabio Modica. Tenendo conto che non eravamo alla Scala o all’Opera di Roma, riteniamo di poter affermare che questo coro sia fra i migliori a livello nazionale fra quanti da noi ascoltati nei Teatri di Tradizione. I soprani mai sguaiati i tenori ben presenti e tutti musicalmente precisi. Riteniamo che il coro vada considerato un autentico fiore all’occhiello del “Luglio”.
Buona anche la prova dell’Orchestra diretta da Laurent Campellone. Il direttore francesce ha ripulito la partitura bizetiana di ogni retorica cristallizzatasi negli anni nel nome della cosiddetta “tradizione”. Pochissime concessioni a rallentandi e nuances che, se da una parte ci hanno mostrato Carmen per quello che potrebbe e forse dovrebbe essere, l’hanno forse un po’ privata di qualche emozione. Inoltre anche i cantanti sono parsi un po’ privati nelle loro intenzioni interpretative. Ad ogni modo una direzione positiva.
Come nota di pura cronaca segnaliamo le dieci gocce che Giovepluvio a deciso di lasciar cadere sul Teatro “Giuseppe Di Stefano”, giusto 5 minuti prima del termine dell’opera quando José si stava apprestando ad uccidere Carmen. Ovviamente immediato fuggi fuggi dell’orchestra e anche di buona parte del pubblico. Tre minuti dopo, nemmeno il tempo di alzarsi dalle poltrone, l’altoparlante annunciava la ripresa dell’opera. Pertanto, anche in questa occasione, Carmen ha avuto la fine prevista del grande Bizet.
Al termine calorosi applausi per tutti gli artisti impegnati in scena, coro, orchestra, ballerini e direttore.
Paolo Misiti