G. Donizetti | Roberto Devereux, Sinfonia |
V. Bellini | I Capuleti e i Montecchi, Oh! Quanto volte, o quante" |
G. Donizetti | Il Duca d'Alba, Angelo casto e bel |
V. Bellini | La Sonnambula, Ah non credea mirarti... Ah! Non giunge |
G.S. Mayr | L'amor coniugale, Sinfonia |
V. Bellini | I Puritani, Duetto: Son già lontani... Corre a valle... Vieni fra queste braccia |
G. Donizetti | Don Pasquale, Sinfonia |
G. Donizetti | Linda di Chamounix, Ah tardai troppo... O luce di quest'anima |
G. Donizetti | Lucia di Lammermoor, Tombe degli avi miei |
G. Donizetti | Lucia di Lannermoor, Duetto: Lucia perdona... Verranno a te sull'aure |
Bis: | |
V. Bellini | La Sonnambula, Duetto: Son geloso del zefiro errante |
Soprano | Jessica Pratt |
Tenore | Shalva Mukeria |
Direttore | Fabrizio Maria Carminati |
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino |
Nel ricco programma del Belcanto Festival all'Opera di Firenze il soprano Jessica Pratt è stata chiamata a sostenere un vero tour de force artistico. Dopo avere ricoperto il ruolo eponimo nella Semiramide che ha inaugurato la stagione, la cantante - australiana di passaporto, ma britannica di nascita - ha affrontato un altro debutto nel raro titolo donizettiano Rosmonda d'Inghilterra, fino a completare l'arco degli impegni fiorentini con un concerto di arie e duetti da opere di Bellini e Donizetti a fianco del tenore Shalva Mukeria.
Bel canto a ruota libera, senza un filo conduttore. All'interno della rassegna toscana l'esecuzione di Rosmonda è nata con un preciso intento filologico nel proporre in prima mondiale la revisione critica dell'opera sull'autografo, curata da Alberto Sonzogni; il concerto di Chris Merritt ha costituito un excursus sul repertorio cameristico dell'epoca romantica e un omaggio a un interprete che è stato uno degli artefici della rinascita di una certa prassi esecutiva; la serata in cui ha trionfato Michael Spyres era basata sui ruoli rossiniani creati da Nozzari.
Quella con Pratt e Mukeria non era volta ad alcun fine particolare se non quello di suscitare il semplice piacere di ascoltare brani noti da opere di Bellini e Donizetti. A ciò si è aggiunta qualche ouverture, con l'unica curiosità costituita dall'esecuzione della Sinfonia di Mayr dalla desueta opera L'amor coniugale, che, per inciso, se fosse di livello pari al brano introduttivo farebbe comprendere le ragioni dell'oblio.
Nemmeno l'impegno di Fabrizio Maria Carminati - reduce dalla bella prova nella Traviata estiva a Palazzo Pitti e spesso sul podio a dirigere titoli del primo Ottocento italiano - ha tratto dal raro brano niente più che maniera e mestiere. Ma poco male, i restanti numeri del concerto erano tutti molto noti, a parte Angelo casto e bel dal Duca d'Alba donizettiano, aria correttamente eseguita dal tenore georgiano dopo che la serata si era aperta con la Sinfonia dal Roberto Devereux finemente interpretata da Carminati e dall'Orchestra del Maggio e dopo che la Pratt aveva proposto Oh! Quante volte, oh quante dai Capuleti e i Montecchi.
Nell'aria di Giulietta il soprano ha dato dimostrazione di quale delicatezza di accenti sia in grado di trovare anche in un brano dall'andamento elegiaco, che non sollecita il suo spettacolare registro acuto. Quella certa ritrosia espressiva e mancanza di mordente che pare limitare relativamente le possibilità della Pratt sono forse legate solo ai passaggi e ai ruoli più drammatici, perché nel brano di Bellini la cantante si è distinta anche come raffinata interprete, oltre che sfoggiare varietà di dinamiche, un buon legato e controllo del fiato esemplare.
Sullo stesso livello di eccellenza la scena finale della Sonnambula, senza le frasi del recitativo che introduce l'aria, senza gli interventi del tenore durante l'aria, ma con la cabaletta che ha ovviamente messo in luce le doti acrobatiche del soprano, che notoriamente dà il meglio di sé nelle tessiture acute.
Forse anche per questo il successivo duetto dai Puritani che culmina con le difficili frasi nella parte finale che inizia da Vieni tra queste braccia, abbassato di mezzo tono come avviene quasi sempre per evitare al tenore l'esecuzione di due re naturali molto ostici, vedeva una Pratt sempre magistrale, ma leggermente meno brillante rispetto ad altri momenti del concerto.
Lo stesso Mukeria ha confermato quanto già si conosceva delle sue caratteristiche. Voce non sgradevole e più omogenea rispetto ad anni fa (ma dal timbro poco personale e poco seducente), penetrante e ben proiettata, di volume discreto, facile nel passaggio di registro superiore, sicura ma non spettacolare in acuto. Un serio professionista, insomma, ma non sempre ideale nell'incarnare gli amorosi o i fieri protagonisti dei titoli romantici.
La seconda parte del concerto era tutta dedicata a Donizetti, aperta da una Sinfonia del Don Pasquale con cui Carminati - abile accompagnatore e stilisticamente corretto, anche se talvolta ordinario, come nell'introduzione all'aria Tombe degli avi miei dalla Lucia - che ha voluto imporre una cifra interpretativa molto forte, giocando con l'orchestra e caricando i toni, stringendo e allargando in modo ostentato.
In Ange si pur dalla Favorite Mukeria si è confermato buon esecutore, mentre in Ah tardai troppo... O luce di quest'anima dalla Linda di Chamounix la Pratt è salita nuovamente in cattedra con il suo magistero vocale che si impone soprattutto nelle mezzevoci sempre perfettamente controllate e nella precisione con cui sono affrontate le cadenze e le salite agli acuti e ai sovracuti, ma anche nell'eleganza con cui la cantante porge le frasi e non ostenta le prodezze vocali.
Il programma ufficiale è terminato con il duetto tenore-soprano del primo atto di Lucia, mentre al termine del concerto le richieste di bis del festoso pubblico sono state soddisfatte tornando alla Sonnambula, con il duetto Son geloso del zefiro errante.
La recensione si riferisce alla serata del 14 ottobre 2016.
Fabrizio Moschini