La principessa Fedora Romazoff | Fiorenza Cedolins |
Il conte Loris Ipanov | Giuseppe Filianoti |
La contessa Olga Sukarev | Barbara Bargnesi |
De Siriex, diplomatico francese | Roberto de Candia |
Dimitri, ragazzo / Un piccolo savoiardo | Francesca Russo Ermolli |
Desiré, domestico del conte | Cristiano Olivieri |
Il barone Rouvel | Gianluca Sorrentino |
Grech | Daniele Piscopo |
Cirillo, cocchiere / Boroff, medico | John Paul Huckle |
Boleslao Lazinski, un pianista | Roberto Moreschi |
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo | |
Direttore | Asher Fisch |
Maestro del Coro | Marco Faelli |
Regia | Lamberto Puggelli (ripresa da Salvo Piro) |
Scene e Costumi | Luisa Spinatelli |
Chissà cosa pensava Victorien Sardou della Fedora di Umberto Giordano. Quando il musicista poté assistere al Teatro Bellini di Napoli (e qui si scopre un piccolo legame della nostra città con la nascita di questa opera) al dramma teatrale interpretato nientedimeno che da Sarah Bernhardt, chiese subito al commediografo francese i diritti per musicarla. Cosa che il letterato gli negò, salvo cambiare idea dopo il successo di Andrea Chénier.
Non è un capolavoro forse la Fedora, ma è anche strano che sia poco amata da molti melomani. Fra i suoi estimatori c'è il direttore d'orchestra Asher Fisch, che l'ha presa in carico in questo ciclo di rappresentazioni al San Carlo, e che ne parla come di un capolavoro ricordando che fra chi l’apprezzò vi fu anche Gustav Mahler che ne diresse la prima viennese. Quindi referenze anche nobili per un'opera meno spettacolare e icastica dello Chénier, ma che ha pure i suoi meriti, come è stato evidente in questa operazione del San Carlo premiata se non dal teatro esaurito, da un ottimo successo.
Asher Fisch ha ben guidato l'orchestra sul percorso di una partitura ricca di colori e di emozioni, e ha sottolineato bene le varie atmosfere. Un elogio va a tutte le sezioni della compagine che hanno risposto con equilibrio ai dettami della bacchetta. Unica pecca il volume spesso troppo spinto tanto da coprire le voci dei cantanti.
Discontinua la prestazione della protagonista, Fiorenza Cedolins, che debuttava nel ruolo della Principessa Romazov. Il primo atto non faceva presagire il meglio, stante un vibrato che comprometteva la fermezza dell’emissione e più di un attacco impreciso. Nei momenti più concitati però la cantante ha iniziato a dare il meglio di sé, e quando l’interprete ha preso il sopravvento, il soprano con temperamento e forza di volontà ha fatto venire fuori il carattere del personaggio con notevole impronta drammatica.
Noto come tenore prevalentemente belcantista, ha sorpreso ritrovare quale Loris Giuseppe Filianoti, al suo debutto al San Carlo. Il tenore ha portato con sé il timbro fresco, la leggerezza e la morbidezza del canto. Non è stato un Loris tonitruante il suo, ma la veemenza del fraseggio l’ha reso un protagonista ben credibile, come confermato da un ardente Amor ti vieta. Solo negli acuti a volte la voce non si espandeva liberamente ma nel complesso la prova del cantante è superata a pieni voti.
Roberto de Candia è stato un De Siriex ben cantato e di buona personalità scenica, che ha reso con fluida leggerezza La donna russa. Cosi Barbara Bargnesi, cristallina nel timbro e sciolta nell'emissione ha espresso bene la frivola Olga, particolarmente agile nel Parigino.
Con voce poderosa John Paul Huckle si è fatto notare nei panni del cocchiere Cirillo e poi anche in quelli del medico Boroff.
Francesca Russo Ermolli si è espressa molto bene sia come Dimitri sia con la voce fuori scena del piccolo savoiardo a dare suggestioni svizzere nel secondo atto.
Ben distribuiti anche tutti gli altri ruoli, dal Desiré di Cristiano Olivieri al barone Rouvel di Gianluca Sorrentino al Grech di Daniele Piscopo, e ricordiamo il pianista Lazinski di Roberto Moreschi.
Il coro del San Carlo diretto da Marco Faelli non ha qui grande occasione per mettersi in luce, ma per quel poco ha ben figurato.
L'allestimento era la ripresa di una vecchia creazione di Lamberto Puggelli nata vari anni fa per la Scala poi ripresa da vari teatri. È uno spettacolo con idee di una certa bellezza visiva (si pensa alle immagini in silhouette con cui si aprono i tre atti) tradizionale ma non stanco o trascurato, anzi tutto il lato recitativo è ben curato e Salvo Piro, artefice della ripresa ha fatto di tutto per riportare un'azione drammatica verosimile e non statica. Bello il disegno scenico di Luisa Spinatelli che si è avvalsa di un palcoscenico girevole e di proiezioni particolarmente realistiche ed eleganti nel disegno che rendevano veloci i cambi di ambiente dando un senso di svelta fluidità all'azione. La Spinatelli era autrice anche dei costumi altrettanto belli e ben disegnati. Il tutto ha contribuito a creare uno spettacolo di ottimo livello, senza pretese di genialità ma con numerose punte di eccellenza.
La recensione si riferisce allo spettacolo del 5 maggio 2016.
Bruno Tredicine