Sir John Falstaff | Nicola Alaimo |
Ford | Jean-Francois Lapoint |
Fenton | Enea Scala |
Dottor Caius | Carl Ghazarossian |
Bardolfo | Rodolphe Briand |
Pistola | Patrick Bolleire |
Mrs Alice Ford | Rachele Stanisci |
Nannetta (figlia di Alice e di Ford) | Vannina Santoni |
Mrs Quickly | Anna Maria Chiuri |
Mrs Meg Page | Annunziata Vestri |
Direttore | Maurizio Benini |
Regia | Jean-Louis Grinda |
Scenografia | Rudy Sabounghi |
Costumi | Jorge Jara |
Luci | Laurent Castaingt |
Maestro del Coro | Stefano Visconti |
Orchestre Philarmonique de Monte-Carlo | |
Coro dell'Opéra de Monte-Carlo | |
coproduzione dell'Opèra de Monte-Carlo e dell'Opera di Metz |
L’allestimento è conosciuto e apprezzato, tuttavia ritrovarlo nello stesso teatro, con lo stesso regista, una decina d’anni dopo, non ha affatto lasciato sensazioni di stanchezza, né effetto déjà vu. E la cosa è un poco strana, tutto sommato.
Il palazzo dove si svolge il Falstaff è, ancora questa volta, quello del Casinò municipale di Montecarlo che accoglie in sé quella perla preziosa della Salle Garnier, Teatro dell’Opera di Montecarlo, dove Jean Louis Grinda presentò per la prima volta, nel 2010, questa felicissima produzione. Rivederla, ancora fresca e attraente in quella sua scenografia didascalica ed essenziale, in cui libroni aperti e chiusi a mo’ di quinte, raccontano Sir John attraverso la partitura verdiana, il testo shakespiriano delle Allegre comari di Windsor, la sceneggiatura di Orson Welles metto subito allegria, rinnovando l’interesse attorno al testo del Boito.
I costumi, gli stessi, coloratissimi e quasi ipnotici che riproducono ognuno un animale diverso rappresentando i personaggi in una loro identità umana e “bestiale”, esprimono curiosità e suscitano interesse, per quello che il gallo del pollaio, Sir John potrà fare, per come le tre comari potranno controbattergli.
C’è un’atmosfera speciale in sala. Questo 2019 è anche il centenario della prima esecuzione assoluta di Falsaff qui a Montecarlo. Era il primo aprile del 1919 e sul podio c’era Victor de Sabata. Oggi è Maurizio Benini a prenderne dignitosamente il posto.
È proprio dalla sua direzione leggermente squilibrata in favore della buca che inizia la disamina della recita. I volumi orchestrali sono imponenti, chiari e netti, ma difficili da superare dal palcoscenico su cui, peraltro, stanno interpreti che non soffrono certo di proiezione né di ampiezza della voce.
A stabilire un rapporto immediato col pubblico è quel fenomeno di Nicola Alaimo, un baritono che ha affinato tanto la sua arte scenica quanto curato il suo mezzo tanto da rendersi, in pochi anni, uno dei riferimenti più sicuri per il ruolo di Falstaff. Bene farebbero i baritoni più giovani, e molti anche di quelli agé, ad ascoltarne e osservarne lo stile, impeccabile e misurato, che Alaimo sa attribuire al suo personaggio. Benini segue i cantanti tutti, li accompagna nei tempi e li dirige singolarmente regolandosi sui fiati, sulle singole possibilità. Consente corone infinite alla straordinaria Rachele Stanisci, che propone una Alice personalissima e coinvolgente, conferisce colori e dinamiche adeguati quando a cantare sono l’avvolgente timbro di Anna Maria Chiuri, Mrs Quickly, o la più asciutta Meg di Annunziata Vestri, o l’esperto Jean-François Lapointe che definisce un nettissimo, quanto ingenuo, Ford. Benini sfoggia insomma la sua esperienza coi cantanti, pur mantenendo, come accennato, un volume generalmente alto che ha comunque il pregio di permettere all’orchestra di suonare al suo meglio.
Nannetta, Vannina Santoni e Fenton, Enea Scala, donano quella freschezza e l’aurea lirica cui i loro interventi aspirano, ma la disomogeneità ancora domina i differenti registri del tenore, mentre alla voce della Santoni non si possono riconoscere ancora armonici nobili da soprano, compiutamente, lirico. Benissimo gli altri che hanno sancito il particolare afflato fra tutti i componenti del cast.
Il divertimento e il gioco espressi in palcoscenico, l’evidente entusiasmo della Filarmonica e del Coro del Principato, la fluida scorrevolezza dello spettacolo hanno fatto avvertire alla platea come lo spettacolo meritasse applausi e consensi raramente così convinti e partecipi, estesi a tutti i tecnici che hanno permesso un tale risultato e che determinano il successo di un Teatro che si avvale di un concetto di unità e cooperazione quasi unico nel panorama italiano.
La recensione si riferisce alla recita del 27 Gennaio 2019.
David Toschi