Il penultimo appuntamento del Beethoven Cyclus diretto da Francesco Angelico a Innsbruck, che si concluderà nel prossimo febbraio con la Nona sinfonia, ha visto l’esecuzione di due opere beethoveniane tipicamente “di transizione”: l’Ottava sinfonia, del 1813, e la Terza, del 1804. Come di prassi per la stagione sinfonica di Innsbruck, il concerto ha avuto luogo due sere consecutive davanti all’attento e silenzioso pubblico che riempiva completamente gli oltre milleseicento posti del comodissimo Saal Tirol nel locale Palazzo dei Congressi.
Abbiamo avuto modo d’ascoltare entrambe le serate. La “semplicità” dell’Ottava e il suo “ritorno al Settecento” sono solo apparenti. In questa sinfonia, molto amata dal suo Autore, l'ipotetico sguardo nostalgico a Haydn trova immediata e reiterata contraddizione nell'irrompere di sonorità e idee armoniche del tutto contrastanti, pregne della nuova “violenza dei tempi” o dell’ironia (se non addirittura autoironia) con la quale è negato ogni possibile ricupero del passato. Proprio da questo ci sembrano nascere l'interesse e la vitalità dell'opera. Con uno slancio particolarmente apprezzabile nella seconda serata, Francesco Angelico ha condotto i sicurissimi archi, disposti antifonalmente 8-8-6-4-3, e gli ammirevoli fiati del Tiroler Symphonie Orchester Innsbruck, dodici come previsto dalla partitura, a porre in risalto le caratteristiche essenziali del pezzo. Lodevoli la prontezza nella variazioni dinamiche, lo stagliarsi degli strumentini negli assolo cantabili, la matericità degli ottoni. Abituati da tempo al tradizionale riserbo del pubblico di Innsbruck dopo la prima parte degli spettacoli operistici, ci ha colpito non poco il convinto entusiasmo con il quale è stata accolta questa sinfonia, rivelatasi ancora una volta “piccola” solo per essere la più breve del suo Autore.
Per l’Eroica, Angelico, oltre all’aggiunta del terzo corno, oggi ovvia, sceglie d’allargare leggermente l’organico degli archi, portandolo a 10-10-8-6-4, sempre in disposizione antifonale. Ci permettiamo di dire che la decisione può apparire problematica, essendo ben noto che alla "presentazione" della sinfonia la sonorità privilegiò decisamente i fiati, ma l’Eroica Saal di Palais Lobkowitz a Vienna, in cui essa risonò la prima volta, ha un volume d’aria decisamente inferiore già a qualsiasi podio orchestrale d’oggi, per tacere delle sterminate platee. L’intensità di canto raggiunta dagli archi nei tratti emotivamente più esposti della Marcia funebre ci sembra abbia comunque compensato la minore sensazione di frattura storica che abbiamo percepito, forse proprio a causa della sonorità, nel primo movimento (più coinvolgente la seconda sera, anche se a prezzo di qualche ininfluente imprecisione strumentale). Insolito, poi, il mantenimento della tensione esecutiva, com’è splendidamente avvenuto in questi concerti nel corso dello Scherzo e Trio, nel quale è risultata decisiva anche l’eccellente prestazione dei corni. Ottima la continuità dell’insieme nella serie di libere variazioni che costituiscono il movimento conclusivo, con i legni molto espressivi nelle pagine Poco andante, fino al trionfale Presto della Coda.
Al termine dei due concerti il pubblico ha nuovamente tributato un compatto, lungo e vibrante applauso al direttore e agli artisti del Tiroler Symphonie Orchester Innsbruck, particolarmente significativo per l’annunciato imminente passaggio del maestro Angelico all’importante Staatstheater di Kassel come Generalmusikdirektor, passaggio annunziato molto per tempo e che, a quel che leggiamo e soprattutto abbiamo percepito, avviene in piena armonia con l’orchestra e il teatro di Innsbruck.
Prossimo appuntamento tirolese con il maestro Angelico ai primi di giugno, per l'attesissima Terza di Mahler.
(La recensione si riferisce ai concerti del 6 e del 7 aprile 2017)
Vittorio Mascherpa