Pianista | Daniil Trifonov |
ROBERT SCHUMANN | |
Kinderszenen op. 15 | |
Toccata op. 7 | |
Kreisleriana op. 16 | |
DMITRI SHOSTAKOVICH | |
Dai 24 Preludi e Fughe op. 87: | |
n. 4 in mi minore, n. 7 in la maggiore, n. 2 in la minore, n. 5 in re maggiore, n. 24 in re minore | |
IGOR STRAVINSKY | |
Tre movimenti da Petrouchka |
Programma lungo e densissimo per un bel pomeriggio di musica al Teatro della Pergola. Per il suo ritorno sul palcoscenico fiorentino il non ancora ventiseienne russo Daniil Trifonov sceglie pagine musicali tali da far tremare le vene e i polsi: due monumenta schumanniani come le Kinderszenen op. 15 e la Kreisleriana op. 16 intervallati dalla splendida Toccata op. 7, e per la seconda parte una antologia dei Preludi e Fughe di Dmitri Shostakovich (cinque, e forse non tutti fra i più interessanti) che fanno da “aperitivo” ai Tre movimenti da Petrouchka di Igor Stravinsky.
Un programma molto corposo che solo il coraggio di un pianista nel pieno delle proprie capacità può impaginare: denso di insidie non solo tecniche, e che alla resa dei conti si è rivelato capace di entusiasmare il folto pubblico fiorentino. Un programma che richiede sia grande spolvero tecnico sia approfondimenti interpretativi, e che all'atto pratico ha messo in mostra risultati un po' disuguali.
Diciamo subito che l'autore che è rimasto più in ombra e quasi sacrificato dalla lettura di Trifonov è stato Schumann, le cui composizioni al di là dell'apparente facilità sono estremamente difficili da cogliere nei loro precipui aspetti sia stilistici che espressivi. Sicuramente la Kreisleriana è più nelle corde di Trifonov che non le Kinderszenen, che già dall'incipit di sono sembrate troppo estenuate. Una leziosità che ha informato un po' tutta la pagina, concepita dal pianista russo quasi come un blocco unico all'interno del quale ritagliarsi oasi strumentali (sia ben chiaro: bellissime per maestria coloristica) ma che nel complesso appare troppo snervata per mostrarsi in tutta la sua visionaria e fantasmagorica carica di apparente ingenuità.
Nella Kreisleriana invece il giovane pianista è apparso più equilibrato nell'evidenziarne i diversi caratteri anche se a tratti si sono ripresentati i suoi consueti eccessi strumentali, come accenti un po' troppo personali e la tendenza in certi punti a “fare la voce grossa” evidenziando il peso sonoro della mano sinistra. Paradossalmente si potrebbe dire che la sua Kreisleriana è stata meno personale, ma nel complesso più convincente delle Kinderszenen.
Sicuramente più interessante la seconda parte del concerto, con uno Shostakovich intenso e di gran classe, mentre in Stravinsky il bagaglio tecnico quasi sfrontato del giovane pianista credo che abbia messo tutti a tacere: Trifonov appare infatti pianista di tecnica solidissima, ed alla sfrontatezza dei vent'anni si possono anche perdonare certe intemperanze quando il risultato complessivo è di gran livello. Il pianista sembra quasi bearsi del far ascoltare il suo dominio tecnico e qualche eccesso ci sembra compensato dalla grande aderenza ai caratteri generali del testo affrontato: tutti noi ci auguriamo che Trifonov con queste basi tecniche fra cinque o dieci anni suonerà in maniera più approfondita.
Il pubblico fiorentino molto folto è stato generosissimo di applausi, che si sono fatti addirittura trionfali dopo Stravinsky, ai quali il solista ha risposto con due fuori-programma.
La recensione si riferisce al concerto del 14 gennaio.
Fabio Bardelli