Pianisti | Leif Ove Andsnes |
Marc-André Hamelin | |
Wolfgang Amadeus Mozart | |
Largetto e Allegro in mi bemolle maggiore | |
(completamento di Paul Badura Skoda) | |
Igor Stravinskji | |
Concerto per due pianoforti | |
Claude Debussy | |
En blanc et noir | |
Igor Stravinskji | |
La sagra della primavera | |
(trascriz. per pianoforte a quattro mani) |
Un pianista norvegese e uno canadese: due differenti personalità artistiche che già conosciamo, più elegante e riflessivo il primo, più estroverso e curioso il secondo. In musica non sempre due più due fa quattro, ma stavolta il calcolo è giusto: le perplessità che sulla carta potevano anche avere un senso sono completamente dissipate dall'esito artistico di questo che a tutti gli effetti è un autentico “duo pianistico” formato da Leif Ove Andsnes e da Marc-André Hamelin.
Il programma del concerto è davvero interessante, tutto basato sul dualismo Debussy-Stravinskij con un “intruso di lusso” come Mozart, del quale i pianisti hanno fatto ascoltare un Larghetto e Allegro in mi bemolle maggiore nel completamento di Paul Badura-Skoda: esecuzione luminosa, ma tutto sommato poco più che un “aperitivo” per i succulenti piatti successivi.
En blanc et noir di Debussy è pagina di grande virtuosismo ma anche di grande ricerca di aderenza alle fonti letterarie ispiratrici. L'esecuzione è stata perfettamente calibrata e quasi una sintesi dei due pianismi di Andsnes e Hamelin, che sono sembrati integrarsi e supportarsi a vicenda in una serie di continui rimandi tra i due strumenti: un equilibrio ideale fatto di accensioni e colori come poche volte è dato ascoltare.
Il terzo “movimento” di En blanc et noir è dedicato dall'autore a Stravinskji, e questo piccolo aggancio ci permette di parlare un po' più diffusamente dell'altro autore eseguito, e che senza dubbio ha ricevuto dall'esecuzione dei due pianisti i risultati più interessanti.
Il Concerto per due pianoforti fu scritto negli anni 1931-1935 ed ebbe la sua prima esecuzione con il compositore e il figlio Soulima alle due tastiere; la formazione del duo pianistico era per l'epoca abbastanza insolita dal punto di vista del repertorio, ma con questa bellissima pagina i due strumenti vengono gratificati di un vero e proprio “Concerto” per loro scritto, potendo quindi ampliare il repertorio che in genere per questa formazione era costituito solo da riduzioni e trascrizioni. Bellissimo il Notturno, ma in generale tutta l'esecuzione del brano è apparsa un mix perfetto di raffinato lirismo e di luminosità.
È però nella trascrizione della Sagra della primavera (che fu suonata per la prima volta dal duo d'eccezione Stravinskji-Debussy) che i due pianisti, curiosamente alternantisi ai due strumenti sul palcoscenico, si sono letteralmente scatenati dal punto di vista tecnico, dei ritmi pungenti, degli accenti, della fantasmagoria dei vividi colori. In casi del genere si usa dire che “non hanno fatto rimpiangere l'orchestra” ma in realtà penso che sia affermazione sbagliata, i pianoforti si devono comportare da pianoforti e far capire quello che a volte l'orchestra cela, evidenziare le sottili trame, gli spietati colori, i ritmi frenetici della straordinaria scrittura stravinskjiana. Sembra di poter entrare nelle maglie della scrittura, è esattamente l'impressione che fa una radiografia rispetto all'insieme dell'organismo, e credo che dopo ascolti del genere tutti noi quando ascolteremo la versione orchestrale della stessa pagina lo faremo con orecchio nuovo.
Il pubblico fiorentino era colpevolmente davvero piuttosto scarso, ma gli applausi sono stati molto calorosi tanto che la serata si è conclusa con ben tre fuori programma stravinskjiani.
(la recensione si riferisce al concerto del 3 aprile 2017)
Fabio Bardelli