Programma interamente stravinskiano per Mikhail Jurowski, direttore russo della "vecchia guardia" che sostituisce in due concerti fiorentini Zubin Mehta. Anche questo concerto sembra dimostrare la particolare affinità del direttore con la musica russa e quella di Stravinsky in particolare, in un programma che prevede la notissima Sagra della Primavera accostata a due pagine certo meno battute: sicuramente c'è stato l'"effetto traino" sul pubblico esercitato dalla Sagra, infatti il teatro era affollatissimo di spettatori, che si sono lasciati andare all'entusiasmo nei confronti del direttore e della splendida orchestra.
La Sinfonia in tre movimenti è degli anni 1942-45, e al di là di riferimenti suggeriti dallo stesso autore che nel primo e ultimo movimento rimandano alla guerra e nel secondo - curiosamente - all'apparizione della Madonna a Bernadette, non va intesa come musica a programma. Misteriose sono le vie per le quali avvenimenti esterni in qualche modo influiscono sull'artista, anche se è inevitabile trovar tracce di essi in opere come questa, segnata (lo ammette Stravinsky stesso) "dal nostro difficile tempo di crude e alterne vicende, di disperazione e speranza, di tormenti e tensioni continue ed infine di sollievo.".
Lo Stravinsky di Mikhail Jurovski è assai affascinante, sembra nascere oltre che con ritmi implacabili e continue pulsioni (si potrebbe dire guerreschi per la Sinfonia, di ancestrale pagana sacralità per la Sagra) anche con il generale colore scuro, a volte plumbeo, dell'orchestra: caratteristica che tende forse ad inquadrare il grande musicista come un estremo epigono della musica russa, con colori ed atmosfere che rimandano certo a Mussorgsky e che in qualche modo si collegano anche a Shostakovich.
Forse anche per questo l'iniziale Circus Polka è sembrato dei tre il brano meno centrato, un po' più pesante che grottesco (come è noto il brano fu composto nella sua prima versione per un balletto di elefanti in un circo, i quali nel danzare sulla musica di Stravinsky dimostrarono una notevole irrequietezza). Comunque Jurowski sembra gradir poco le fantasmagorie in orchestra, o i colori luminosi (a parte qualche squarcio degli ottoni) come ci si potrebbero attendere soprattutto nella Sagra della primavera, semmai sottolinea le linee melodiche o strumentali nascoste, in favore di una solida scabra essenzialità che genera una tensione emotiva niente affatto superficiale, cosa che avevamo già notato in Petruska eseguito a Firenze pochi giorni prima.
Inutile dire come l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino sia apparsa smagliante e in sintonia col podio, e come tutte le prime parti strumentali (che andrebbero citate una per una) siano sembrate in eccellente forma.
Del pubblico calorosissimo si è detto, davvero una bellissima serata che chiude il ciclo primaverile dei concerti a Firenze (proseguono alcuni concerti in provincia), in attesa dell'LXXXI Maggio Musicale che si aprirà ufficialmente il 5 maggio prossimo.
La recensione si riferisce al concerto del 15 aprile 2018.
Fabio Bardelli