Falstaff | Alberto Gazale |
Ford | Paolo Ingrasciotta |
Fenton | Oreste Cosimo |
Dottor Cajus | Ugo Tarquini |
Bardolfo | Cristiano Olivieri |
Pistola | Pietro Toscano |
Mrs Alice Ford | Sarah Tisba |
Nannetta | Maria Laura Iacobellis |
Mrs Quickly | Daniela Innamorati |
Mrs Meg Page | Caterina Piva |
Direttore | Marcello Mottadelli |
Regia | Roberto Catalano |
Scene | Emanuele Sinisi |
Costumi | Ilaria Ariemme |
Luci | Fiammetta Baldiserri |
Maestro del coro | Massimo Fiocchi Malaspina |
Orchestra I Pomeriggi Musicali | |
Coro Operalombardia | |
Coproduzione Teatri di Operalombardia, Fondazione Rete Lirica delle Marche, Teatro Marrucino di Chieti |
Una rockstar sul viale del tramonto, un quadretto borghese fatto di country club e signori in doppiopetto; sullo sfondo lei, la burla, vera protagonista del Falstaff di Giuseppe Verdi. Nella messinscena proposta al Teatro Sociale di Como la lettura del regista Roberto Catalano (coadiuvato dalle belle scene di Emanuele Sinisi, dai costumi di Ilaria Ariemme e dalle luci di Fiammetta Baldiserri), sembra andare oltre: l’opera si apre con un letto di ospedale, Falstaff indossa una camicia da notte e segue un trenino, che simboleggia il gioco, la nostalgia per un tempo infantile ormai andato e, neanche a dirlo, la burla. La stessa camicia da notte e il trenino appariranno nella scena finale, tanto da farci chiedere se tutta la vicenda non sia tutta una fantasia di Falstaff, se gli altri protagonisti siano veri o frutto della sua immaginazione. Nel mezzo, Catalano disegna Falstaff come un nostalgico rockettaro con occhi segnati dal kajal, anelli e capelli lunghi d’ordinanza che passa il tempo a bere e a consumare cibo spazzatura, mentre l’igiene personale si è fermata al tempo di “quando era paggio del duca di Norfolk”.
Gli fa da contraltare Ford, borghesuccio dai tratti quasi macchiettistici, precisino e maniaco della pulizia, che con la gelosia verso sua moglie ha un rigurgito di virilità. L’ambiente in cui si svolge l’azione scenica è quello delle moderne classi agiate, dove tutti si conoscono e si ritrovano negli stessi posti, le donne si incontrano al centro benessere del circolo privato mentre gli uomini discutono di affari giocando a tennis. ll bosco delle fate della scena finale non è altro che un enorme letto, i protagonisti e il coro infatti sono tutti in camicia da notte e l’opera si chiude con una battaglia di cuscini, mentre Falstaff toglie il suo chiodo di pelle, rimette la camicia da notte e torna a correre dietro al trenino.
La messinscena a nostro parere è felicemente riuscita: lo spettacolo diverte e si fa guardare, e si inserisce nel solco di quelle che vengono definite (da alcuni con accezione negativa) “regie moderne”, ma che ormai possiamo definire una vera e propria tradizione per il Teatro Sociale di Como e per l’AsLiCo, spesso trampolino di lancio per giovani registi e regie innovative.
La compagnia di canto ha risposto bene alle esigenze della regia mostrando una buona verve attoriale e interpretativa. Alberto Gazale, al suo debutto nel ruolo di Falstaff, si è ben calato nei panni del beone che rimpiange gli anni della gioventù tendendo a sottolineare le sfumature più comiche del personaggio e strappando più volte una risata al pubblico, in particolare nella scena del corteggiamento a casa di Alice. Vocalmente Gazale ha offerto una prova più che soddisfacente, piegando la voce alle esigenze del personaggio senza difficoltà.
Molto positiva anche la prova dell’altro baritono del cast, Paolo Ingrasciotta, nel ruolo di Ford: la voce è più leggera di quella del collega, ma corre facilmente ed è omogenea in tutti i registri. Inoltre l’interprete è disinvolto in scena e diverte nel ruolo del marito pignolo e schifiltoso.
Continuando sul versante maschile, abbiamo trovato nel Fenton di Oreste Cosimo (uno dei vincitori del concorso AsLiCo 2018) una voce da tenore lirico stentorea e dal bel timbro ma con delle incertezze nella gestione del passaggio al registro acuto. Interpretativamente è risultato un po’ rigido, più concentrato sulla voce che sul personaggio. Peccato.
L’altra vincitrice dell’ultimo concorso AsLiCo, Maria Laura Iacobellis (Nannetta), si è rivelata sicuramente la migliore tra le interpreti femminili. La voce è morbida e pastosa, e un ottimo controllo di fiato e di dinamiche le hanno permesso di cesellare la sua aria “Sul fil d’un soffio etesio”. Una giovane interprete da tenere d’occhio.
Meno convincente Sarah Tisba nel ruolo di Alice Ford, che riesce a superare l’ostacolo di una resa vocale poco impressionante e di un timbro poco accattivante con una grande padronanza scenica e il physique du rôle, dando un’impronta comunque positiva alla sua performance.
Daniela Innamorati, Mrs Quickly, si è ben destreggiata in un ruolo scritto per un contralto con poche possibilità di sfogo per un mezzosoprano puro come lei. Scenicamente ha tratteggiato uno dei personaggi femminili più riusciti della serata.
Completava positivamente il cast delle “allegre comari” Caterina Piva come Meg Page (anche lei proveniente dal concorso AsLiCo), che ci è parsa sicura in scena e nella resa vocale, ma che ci riserviamo di ascoltare con attenzione in un ruolo più ampio.
Ugo Tarquini, Dott. Cajus, ha offerto una performance in crescendo durante la serata, passando da qualche rigidità iniziale a una resa complessiva soddisfacente, mentre simpatici e convincenti sono risultati Cristiano Olivieri e Pietro Toscano, rispettivamente Bardolfo e Pistola.
Mentre la lettura scenica di Catalano ha convinto, non si può dire lo stesso di quella musicale. Dalla direzione di Marcello Mottadelli, alla guida dell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali, al di là l’energia e il brio, ci saremmo aspettati qualche sfumatura in più. Inoltre, in più punti i cantanti hanno dimostrato difficoltà ritmiche nelle scene d’insieme.
Puntuali invece gli interventi del Coro Operalombardia diretto da Massimo Fiocchi Malaspina.
Alla fine della serata il pubblico non numeroso (platea piena ma molti palchi vuoti) ha tributato generosi applausi agli interpreti, in particolare a Iacobellis, Ingrasciotta e Gazale.
La recensione si riferisce alla recita dell'11 novembre 2018.
Roberta Pacifico