Caino | Kristina Hammarström |
Abele | Olivia Vermeulen |
Eva | Birgitte Christensen |
Adamo | Thomas Walker |
Voce di Dio | Benno Schachtner |
Voce di Lucifero | Arttu Kataja |
Mimi | |
Caino | Jeremias Hübener |
Abele | Oriol Bresser |
Eva | Elli Seiffert |
Adamo | Ennio Kurth |
Voce di Dio | Lukas Ray |
Voce di Lucifero | Lionel Krüger |
Direttore d’orchestra | René Jacobs |
Regia, Scene, Costumi, Luci | Romeo Castellucci |
Assistente alla regia | Silvia Costa |
Assistente Luci | Benedikt Zehm |
Drammaturgia | Piersandra Di Matteo, Christian Longchamp, Jana Beckmann |
B’Rock Orchestra | |
Coproduzione con Opèra National de Paris e Teatro Massimo di Palermo |
La seconda edizione dei Barocktage ha avuto luogo alla Staatsoper di Berlino: dieci giorni fitti di appuntamenti musicali, dedicati quest’anno ad Alessandro Scarlatti e Henry Purcell, con opere, oratori e composizioni strumentali a dare un quadro sufficientemente dettagliato dei due musicisti.
Inaugurazione il 1 novembre con Caino ovvero Il primo omicidio di Scarlatti, oratorio a sei voci (due delle quali originariamente fuori scena) eseguito la prima volta a Roma nel 1707 su libretto di Andrea Ottoboni. Una performance di ottimo livello musicale e scenico per una pagina rara che in questo ultimo anno ha avuto una sua rinascita grazie a questa coproduzione di Berlino con l’Opéra di Parigi (dove si è avuta la prima lo scorso gennaio) e il Teatro Massimo di Palermo. Un’ulteriore esecuzione col medesimo cast (tranne un elemento), ma in forma di concerto, si è avuta lo scorso marzo ad Amsterdam.
Nella capitale olandese per Operaclick era presente Daniela Goldoni, e alla sua recensione più che esauriente possiamo solo aggiungere come uno specialista come Renè Jacobs, a capo del complesso belga B'Rock, abbia assicurato anche a Berlino un'esecuzione attenta, stilisticamente precisa, curata nei particolari e nelle singole sonorità strumentali (in evidenza negli obbligati) più contenuta nei contrasti nella prima parte e più ricca di scarti dinamici ed espressivi nella seconda.
Si è confermato di ottimo livello tutto il cast vocale. A partire da Kristina Hammarström, Caino dalla voce calda e dalla espressività più contenuta inizialmente, più coinvolgente quando il timore e il pentimento prendono il posto della gelosia cieca.
Al suo fianco Olivia Vermeulen anch'essa mezzosoprano, dal timbro più chiaro, con un incedere adeguatamente morbido, dove la purezza della linea melodica che a tratti si fa soave risolvono in massima parte anche il ritratto di Abele. Corretto l'Adamo di Thomas Walker mentre Birgitte Christensen nei panni di Eva trova momenti di maggiore coinvolgimento grazie ai toni caldi del suo timbro sopranile e alla cura che mette negli accenti accorati ma mai sopra le righe.
In carne e ossa vediamo in scena le forze del bene e del male, che secondo lo spratito dovrebbero essere 'Le voci' di Dio e di Lucifero. Per il primo abbiamo il controtenore Benno Schachtner, corretto ma dalla voce poco sonora, mentre Lucifero (unico componente del cast diverso da quello di Amsterdam) è stato l'ottimo Arttu Kataja, baritono dal timbro omogeneo e caldo, e anche forse il più stilisticamente adeguato di tutto il cast, con il suo imprimere gli accenti musicali giusti ad ogni frase, e controllatissime agilità.
La regia così come il disegno scene e costumi è stata affidata a Romeo Castellucci che ha creato due quadri molto diversi per prima e seconda parte. Inizialmente gli artisti in semplici costumi moderni, agiscono con stilizzata gestualità davanti un sipario bianco dal quale traspaiono sfocate immagini luminose. Pochissimi elementi scenici che bastano a dare suggestione al mito: la pala d'altare con l'Annunciazione di Simone Martini che viene calata sullo sfondo a testa in giù, un panno rosso che Abele trafigge con un pugnale a simulare il sacrificio, all'intervento divino che smorza la colonna di fumo dell'offerta di Caino, a segnarne già il destino.
Nella seconda parte un prato e un cielo stellato fanno da sfondo, e dall'omicidio di Abele in poi i personaggi vengono doppiati sul palcoscenico da bambini (appartenenti al coro di voci bianche del teatro) mentre i cantanti andranno nella buca orchestrale o in qualche caso in una delle barcacce laterali.
I bambini mimano l'azione, ma nonostante alcune scene siano forti di carica pietosa, come quando una piccola folla di figuranti muti si prende cura del corpo esanime di Abele, il tutto appare francamente poco costruttivo: stante la natura della musica oratoriale l'occhio si volge sempre, cosa che sembra più appropriata, verso i cantanti nel golfo mistico, e quando in qualche caso i piccoli artisti mimano il canto, l'effetto-ventriloquo è poco piacevole. Nettamente preferibile la riuscita austera stilizzazione della prima parte che comunica il mistero e lo spirito, sacro o simbolico a seconda di come lo si voglia vedere, della vicenda.
Al termine successo calorosissimo da parte di una Staatsoper gremita in tutti gli spazi.
La recensione si riferisce alla Prima del 1 novembre 2019.
Bruno Tredicine