Marzelline | Laetitia Gerards |
Jaquino | Fabio Trümpy |
Rocco | Michael Tews |
Leonora | Katrin Kapplusch |
Don Pizarro | Wiebe Pier Cnossen |
Florestano | Arnold Bezuyen |
Don Fernando | David Wilson-Johnson |
Regia | Jeroen Lopez Cardozo |
Scene | Melle Hammer |
Luci | Martijn Smolders |
Costumi | Aziz Bekkaoui |
Coro Sinfonico di Rotterdam | |
Wiecher Mandemaker, maestro del coro | |
Orchestra del Diciottesimo secolo | |
Jonathan Darlington, direttore |
A due anni dalla scomparsa del suo fondatore Franz Brüggen e a venticinque anni dalla fondazione l’Orchestra del Diciottesimo secolo festeggia il proprio giubileo presentando una versione semiscenica del Fidelio di Beethoven, autore carissimo a Brüggen, che con questa orchestra ha dato interpretazioni fondamentali delle sinfonie e dei concerti, ma che non hai mai affrontato (e c’è solo da dolersene) questa immensa partitura.
Ritroviamo comunque la bellezza di suono e l’altissimo magistero tecnico degli strumentisti di questo ensemble meraviglioso, dall’intonazione perfetta e di grande spolvero virtuosistico: i corni si coprono di gloria nella grande aria di Leonora e Komm, Hoffnung e i fiati toccano punte di rara commozione nel concertato O Gott! Welch ein Augenblick!. Fidelio è un banco di prova temibile per qualsiasi direttore e Jonathan Darlington non mi pare sfiguri con una direzione piena di slancio, coerente nella scelta dei tempi e fortemente incisiva: non coglie forse pienamente la duplice natura della vicenda e la lettura è sicuramente sbilanciata a favore dell’aspetto drammatico cosicché quello lieve e sentimentale della prima parte risulta un po’ mortificato, ma risulta comunque convincente e, soprattutto, avvincente.
Poco da dire per quanto riguarda l’allestimento semplice e minimale curato da Jeroen Lopez Cardozo, che spazializza la vicenda attorno all’orchestra col sostegno di minimi elementi scenici, mentre il cast non annoverava nomi noti, almeno a chi scrive, ma ha riservato alcune belle sorprese. Su tutti la Marzelline di Laetitia Gerards, fresca diplomata del Conservatorio di Amsterdam, che non solo ha sfoggiato voce da vero soprano lirico, omogenea e di bellissimo colore, ma rivela anche di essere interprete sensibile e misurata. Accanto a lei il Pizzarro fosco e benissimo cantato di Wiebe-Pier Cnossen che vorremmo riascoltare in un ruolo di maggiore ampiezza.
Con gli altri si scende di livello. Il Rocco di Michael Tews è correttamente cantato ma manca di spessore vocale adatto alla parte. Katrin Kapplusch è una Leonora di buoni mezzi e belle intenzioni e viene a capo con onore di un ruolo certo non facile. Al contrario, il Florestano di Arnold Bezuyen, impegnato in una parte dalla scrittura vocale da tregenda, arranca con fatica durante tutto il secondo atto. Corretto, e nulla più, il fin troppo bonario Don Fernando di David Wilson-Johnson.
Ottimo, infine, il contributo del Coro Sinfonico di Rotterdam, preparato da Wiecher Mandemaker.
La recita si riferisce alla recita di mercoledì 1 Febbraio 2017.
Edoardo Saccenti